Evoluzione
di una performance
Extranee strutture
Bionanostrutture
Grandi Madri di Malta
Un'aria di foresta mi
batte sulle guance
Lo chiamano abitare
Paesemondo
Sarai famosa
Avessi avuto figlie
Noi etrusche
Un infinitesimo bianco
Un labirinto inciso in
lineare B
Techne
Nonostante il solito
paesaggio
Nascita
Sempre più spesso
dimentico
Al
capolinea
Una linguasilenzio felice larga piove
Evoluzione di una performance
vorrei
dirvi -no-
piuttosto dirti
la mia
poesia,
vorrei
da te
ascolto
lancinante
risposta
acuminata
come
fossimo solo
noi due
con
l’oceano nel
mezzo
e ti
stessi
scrivendo
la mia
lettera
estrema, di consegna
così
non mi
esibisco
m’invento
una
parabola
più
o meno
acuta
più
o meno musicale
per
chiederti una
maglia
alla
rete da
lanciare
noi
tutti in mare
se solo
qui e
subito ognuno
salendo
sul mio
palco
dell’incertezza
mi
rispondesse muto
- in
mano la sua
lettera -
sarei il
più
raggiante dei vincitori
in
questo silenzio
che ci
esplode in
segni
Evolution
of a performance
I
don’t want to tell all of you my poem
just
you, I’d like
piercing
attention from you
a
sharpened response
as
if there were just the two of us
with
the ocean in between
and
I were writing you
my
last letter
that
way I can’t show off
I
invent a parable
more
or less clever
more
or less musical
to
ask you for some mesh
for
the net we will all cast
out
to sea
if
only here, and at once, everyone
climbed
onto the stage
of
my uncertainty
and
gave me a mute reply
-
holding my letter in their hand -
I’d
be the most radiant of victors
in
this silence
exploding
into signs around us
Extranee Strutture
sul
monitor sei
senza
tregua né appigli
guardo
le tue
pupille mai sazie
di lumi
extranei
sulla
tua
fronte inquieta piove
un’insidia
di voci tenuissime
dall’accesa
coppa virtuale
hai
sulla
testa
non un
antiquato, di certo, serto di lauro
ma una
lucida tecnocorona
barbara,
sfolgorante. La mente
- che
non
ha chiesto protesi -
vacilla
Xtrange
structures
you’re
at the monitor
with
no truce or hold
I
look at your pupils never sated
by
xtrange lights
a
snare of very faint voices
rains
on your anxious brow
from
the vivid virtual cup
on
your head you sport
not
an ancient laurel wreath, of course
but
a bright technocrown
barbarous,
dazzling. The mind
-
not having asked for a prosthesis -
boggles
Bionanostrutture
avrò
anch’io, come il geco nelle
zampette
in
qualche area inesplorata del
cervello del cuore
sterminati
minimi bioappigli
angstrom
capaci
di sorreggere
il tuo
peso sfrontato di bastione
ti
sostengo
urtando
urlando contro il cielo
mio
masso di Stonehenge
col
tatuaggio del nome tuo ripetuto
in finissime impronte
- come sulla foglia di loto -
sul mio petto
Bionanostructures
maybe,
like the gecko’s little legs
some
unexplored part of my brain or my heart
also
has tiny infinite angstrom
bioholds
capable
of bearing
your
shameless bulwark weight
I
hold you up
my
Stonehenge boulder
pounding
shouting at the sky
your
name repeatedly tattooed
in
gossamer impressions
-
as on a lotus leaf -
on my chest
Grandi madri di Malta
equivalenza
dell’aspetto fertile del tempo
a questa
madre
feliceobesa guardiana di Tarxien
curvilinea
di
abbracci
semplicità
del
corpo senza necessità di scrittura
parola
sazia
sacrale
indicando
la
direzione morbida innocente
doni di
granomiele
e seme
inarcano
i fianchi
il
ventretempio
imita il cielo
le nove
lune
trascorrono
in sonno
largo di
incontri
madre
dormiente in
preascolto del vagito, pure
del nostro lamento
Great mothers of Malta
the
fertile aspect of time
is
equivalent to this mother
a
happyobese guardian of Tarxien
curvilinear
with hugs
the
simplicity of her body needs no writing
like
the sated sacred word
pointing
out the soft innocent path
gifts
of hooneywheat and semen
curve
her thighs
her
wombtemple imitates the sky
the
nine moons go by
in
a long slumber of encounters
sleeping
mother wakeful to the newborn’s cry, even
to our lament
Un'aria di foresta mi batte sulle
guance
un’aria
di foresta mi batte sulle guance
sto
volando
a
braccia distese esploro un sogno
siamo
voci in stormo
come
in cammino su un sentiero d’aria
con
la conchiglia la veste monacale
la
sera irradia pulsazioni di canto
sto
scrivendo
della
mia stanza dell’incertezza
nel
bagliore tenue dello schermo
che
sottrae voce, emoticons
a
surrogare parole-carezze sulla pelle
pelle
che
almeno scorticasse
della
superbia della competizione
della
frazione ormai plasmatica del male
oh
quanti siamo in astinenza
e la
dose d’amore intravista
è
materia immigrante, flusso peligroso
frutto
ibridato - era mela divina -
a
marcire negli angoli
sorvolo
l’area desertica, le oasi antropiche
della distanza
anche
l’area temperata, antropofaga
a macchie urbane
sto
scrivendo
della
mia illusione sulle fondamenta
molle
cemento in lenta subsidenza del desiderio
sentirmi
lambire da lingue-incendio
lingue
a
parlarsi, poi
solo scintille
buio
il
risveglio sarà per-voce, ancora
voce
canto
battesimale, onda di madre
scalderà
d’accoglienza sangue, cellule
cellule
cresceranno
ancora nel timore di spegnersi
nella
tragedia che ancora accade
l’odio
l’incendio il trasporto dei padri sulle spalle
Enea
in cammino fino all’Antartide
sto
guardando
la
foresta giù che lampeggia
il
verde corpo disteso beneaugurante
a
vegliare sui flussi naturali, sui nuovi
nati
-
potrebbero tecnomorire - o puri
tornare
a correre sulla pianura salvarsi
di
diluvio in diluvio
A forest breeze blows on my cheeks
a
forest breeze blows on my cheeks
I’m
flying
exploring
a dream arms splayed
we
are voices flocking
as
if en route on a path of air
with
our shell our pilgrim’s robe
evening
radiating the pulse of song
I’m
writing
about
my
room, its uncertainty
in
the soft glow of the screen
that
steals the voice, emoticons
replacing
word-caresses on my skin
skin
if
only it would shed
pride
competition
the
now plasmatic fraction of evil
oh
how many of us are deprived
and
the dose of love we glimpse
is
immigrant stuff, a perilous flux
hybrid
fruit - apple that once
was divine -
rotting
in a corner
I
hover over desert ground, the anthropic oasis
of
distance
over
temperate anthropophagous ground too
dappled
with towns
I’m
writing
about
the foundations having deceived me
soft
cement subsiding slowly with my desire
to
feel fire-tongues licking me
tongues
speaking
to each other, then
mere
sparks darkness
we’ll
be woken by the voice, once more
baptismal
song, a maternal wave
will
warmly welcome blood, cells
cells
will
grow again afraid of being extinguished
in
the tragedy that is still unfolding
hatred
fire fathers carried on our backs
Aeneas
en route to Antarctica
I’m
looking
at
the forest flickering below
its
green body auspiciously outstretched
watching
over the natural flow, over the newborn
-
they could die a technodeath - or remain pure
running
through the plain once more be
saved
between
one deluge and the next
Lo chiamano abitare
lo
chiamano abitare: si rotola
sul
confine tra deserto e una terra
insolente
di promesse, sterile
per
dismisura di pianto
eufrate
e tigri insabbiati
nel
salino di lacrime
perdo
lo sguardo smémoro la luce
-
sclera bianca -
non
riconosco la tua casa che brucia
la
tua voce che calma
è
l’amen della notte questo cielo
polvere
raggelata
accade
con l’imperfezione annunciata
il
riproporsi ostinato del sangue
il
dibattersi vano di parole nell’inchiostro dei secoli
storia
illudedelude
verità
tradiscetrasgredisce:
due
civette dai grandi occhi impassibili
stanno
-sfrontate- sui Grandi Libri
su
ogni colonna miliare o torre ambigua
di
avvistamento di controllo
minaretocupolacampanile
tu
solo mi raccogli, amore
nel
tuo cesto di scintille
in
tempuscoli di tuono
siamo
mandorle di luce nella coppa del buio
minime
caparbie vibrazioni
lasceremo
tracce di un approdo
un
viluppo tremante al riparo
They call it living
they
call it living: we spin
on
the border between desert and an insolent
land
of promises, made sterile
by
an excess of sorrow
euphrates
and tigris buried in sand
in
the salt of tears
I
lose my sight the memory of light
-
white sclera -
unable
to recognise your house burning
your
calming voice
this
sky, frozen dust
is
the night’s amen
the
obstinate reemergence of blood
the
vain flapping of words on the ink of centuries
come
with announced imperfection
history
disappointsdeceives
truth
betraystransgresses: two owls
with
their large impassive eyes
pose
- impudent - on the Great Books
on
every milepost, or ambiguous
lookout
or watch tower
minaretcupolacampanille
you
alone pick me up, sweetheart
in
your basket of sparks
in
the briefest moments of thunder
we
are almonds of light in the cup of darkness
little
stubborn vibrations
we’ll
leave traces of our mooring
a
trembling embrace
in a shelter
Paesemondo
Un
paese che si chiama Cocumola è
come
avere le mani sporche di farina
e
un portoncino verde color limone.
Uomini con camicie silenziose
fanno un
nodo al fazzoletto
per
ricordarsi del cuore
Vittorio
Bodini
ritorno
pellegrina
a uno
spazio
d’equilibrio
sommerso
di luce
orientale
mia
casa-paese
protetta che protegge
senza recinti
attraversarla
è
penetrare
una
calda coerenza
un
racconto vivo
che non si ferma
oltrepassa i muri
partire
è lasciarsi
dietro un mondo
le
sentinelle
accese su ogni soglia
non
atterrisce
nessuna terra dei giganti
flebile
ogni canto
di sirene
la
nostra piazza è
centro che dilata
cerchi
di parole,
urti semplici
a
dipanare vita,
tenere accesi i fuochi
quelle
foto in
cortile, da bambini
occhi
neri vivissimi
frenesia
di giochi
mai interrotti
ai
quattro cantoni
del mondo
tatuata
casa-paese
che con noi cammina
ovunque,
sotto
l’unico cielo scritto dalle stelle
paesemondo
per vivere, con-vivere
Villageworld
A village called Cocumola is
like
having your hands covered in
flour
and a
green lemon-colored wicket door.
Men
wearing silent shirts
tie a
knot in their handkerchief
so
as to remember the heart
Vittorio
Bodini
I
return as a pilgrim
to
a place of equilibrium
submerged
in eastern light
my
protected home-village protecting
without fences
crossing
it means penetrating
cosy
coherence
a
living story that never ends
that transcends
walls
going
away means leaving a world behind
with
watchmen alert at every doorstep
no
land of giants instills fear
every
siren’s song is faint
our
piazza is a hub that expands
circles
of words, simple knocks
to
unravel life, keep the fires burning
those
photos in the courtyard, us as kids
with
our vivid black eyes
the
frenzy of games never interrupted
tig
in the four corners of the earth.
tattooed
home-village that walks with us
everywhere,
under the one sky inscribed with stars
villageworld
to live in, love in
Sarai famosa
accende
la stanza
intera, dal video
frenetica
la tua
pelle in
moto, giovane e inerme
aggredisce
invaso
da suoni
lucidi il corpo
inconsapevole
trasmuta
sintetico
come
hanno potuto
dileguarsi
tutte le
fiabe che
ti avevano nutrita
arretrare
tutte le
leggende
addensarti
Nausicaa iperflessuosa
nel moto
convulso
che ti svela
occhismarrita
efémera di una notte
fragile
di troppa
attesa
poi ti
sembra di
udirlo, dal buio
oltre
l’ultima
fila, il fruscio
qualcosa-qualcuno
che s’allontana
Raccolgo
da terra
braccia, gambe
ti
riassemblo a
fatica
per un altro palco
You'll be a star
the
whole room lights up, on the video
frenetic
your
skin in motion, young and defenseless
attacks
invaded
by gleaming sounds your body
unconsciously
transmutes
synthetically
how
could all the fairytales
that
fed you have dispersed
all
the legends withdrawn
made
you, super-supple Nausicaä, heavy
in
the convulsive moves that reveal you
as
ephemeral, losteyed for one night
frail
from so much waiting
then
you think you hear it, in the dark
beyond
the last row, a rustle
someone-something
leaving
I
pick up fallen arms, legs
painstakingly
rebuild you
for some other stage
Avessi
avuto figlie
le
avrei chiamate con nomi di fiori
Amarilli
Artemisia Ninfea risvegliate dal
mito
Salvia
Veronica Eufrasia benedictae
nel
giardino dei giorni, un fiore quotidiano
con
cui ridere del mondo e cantare riordinando la casa
-
ragnatele smagliate dall’urto dolce del canto -
mi
sarebbe bastato, anche se
i
fiori mai rivelano il loro breve segreto
solo
a sera raccontano
aromistupori
del giorno
e il
più giovane in boccio può interrogarti
sul
senso ambiguo del fuoco
e tu
non puoi che rispondere
serve
alla civiltà
petali
fuori posto avrei sistemato
aerei
ikebana avrei insegnato
ceduto
a nuove geometrie-autonomie
sofferto
pure dello sconfinare
di
profumi ribelli
fior
di progetti avremmo ideato
perché
i fiori sanno di simmetrie e fantasticano
di
volatile rugiada e foreste imbattibili
le
nostre asimmetrie e dismisure
trasferite
sui rami, ingoiate dai venti
i
fiori accettano
la
brevità del colore, lo spegnersi
del
fruscio vitale al tramonto
lasciarmi
sfiorire
appoggiata
a uno stelo filiale
attendere
sull’orlo
dei calici la fioritura
Had
i had daughters
I
would have named them after flowers
Amaryllis
Artemisia Lily waking them from myth
benedictae
Sage Veronica Euphrasy
in
the garden of days, a daily flower
to
laugh with about the world
and sing through the chores
-
cobwebs ripped by the sweet impact of song -
would
have made me happy, even if
flowers
never reveal their fleeting secret
recount
the heady scents of the day
only
at night
and
the youngest, still budding, might quiz you
on
the ambiguous nature of fire
and
all you can say is
it’s
useful for civilisation
I
would have tidied wayward petals
taught
them airy ikebanas
given
in to new geometries, autonomies
even
endured rebellious perfumes
wafting
across the boundaries
our
best plans would have flowered
because
flowers know about
symmetry and fantasize
about
the volatile dew and invincible forests
our
asymmetries and excesses
transferred
to the branches, swallowed by the winds
flowers
accept
the
brevity of colour, the dimming
of
life’s rustle as the sun sets
I’m
withering now
against
a filial stalk
waiting
on the edge of the calyx
for
the bloom
Noi etrusche
da voi
parole-
pietra, telepatiche
perché
lungo il tempo
mai
abbiamo smesso
di parlarci fitto
sul
bordo di labbra
in sorriso
coprendovi
lo sposo
- lui convinto -
col
braccio le
spalle per il viaggio
noi
furtive e
ironiche
abbiamo
già solcato
quel mare languido
nella
decisione che
sarà più largo e pacifico
e
maternale tutto
ciò che da aruspici
abbiamo
divinato
l’attesa
a noi si
addice
e la
festa, nel
tempo di Horta delle messi
e di
Feronia che fa
correre in seno il latte
ancora
per le mensa
d’aprile prepariamo
l’agnello
primo
nato
e
mandorle e miele
la danza
a noi si
addice, muove
solo per
corde e
voci, a ottundere
l’ultima
eco di
lame - fluttuano
ancora,
agli uomini
dietro la fronte -
a
cancellargli il
canone del rosso
rossa
pelle di
rosse vittorie
cantiamo
il ruotare
di lune
sulle
ombre azzurre
dei rami dei nidi
noi
etrusche oggi,
fianco a fianco
a
liquefare il
ferro delle spade
in
conche
d’esorcismo
e parole
e parole a
modellare
la vita
in forme
vive:
sostegni
per la
vigna, sedie
per i racconti della sera
We
etruscan women
from
you we have stone-words, telepathic
given
that over time we’ve
never
stopped talking to each other intently
from
the corners of smiling lips
with
your husband’s arm - confidently -
round
your shoulders for the journey
we,
furtive and ironic
have
already sailed that sentimental sea
knowing
that everything we’ve foreseen
as
aruspices will be wider, more pacific
and
maternal
the
wait suits us
and
the feast, in Horta’s season of harvests
and
Feronia’s that makes milk flow in our breast
once
more for the April table we prepare
the
first born lamb
and
almonds and honey
the
dance suits us, it moves
only
with chords and voices, blunting
the
last echo of blades - still
floating
in men’s heads -
erasing
the red tradition
the
red skin of red victories
we
sing the moon’s rotation
on
the blue shadows of branches, of nests
we
etruscan women today, side by side
liquefying
all the iron of swords
in
exorcistic bowls
and
word upon word we model
life
into living forms:
stakes
for the vineyard, chairs
for night-time stories
Un infinitesimo
bianco
(Dal tg
RAI
del 26 dicembre 2008:
Prende
fuoco una baracca nella pineta
di Castelfusano.
Nell’incendio
muoiono una donna romena di 33 anni col suo bambino.)
un
infinitesimo
bianco
un
assestamento del
pensiero - brevissimo -
sulla
rovente
prossimità del volo
sull’ultima
tessera
a comporsi
- ha tre
anni mio
figlio
e un
respiro di
resina nel sonno
ecco che
allatta
alla mia cenere
sul
palmo delle
mani abbiamo un marchio
a fuoco,
di pinoli
e bacche d’agrifoglio
ieri ne
raccoglievamo ridendo
in lite
con i merli
-
A
split second of light
(From RAI News, 26 December 2008:
A fire has
broken out in a hut in the Castelfusano pine forest.
A 33
year old Rumanian woman and her child have died
in the blaze.)
a
split second of light
a
thought settles - ever so briefly -
over
the burning proximity of flight
over
the last piece of the mosaic to be laid
-
he’s three years old, my son
and
breathes resin in his sleep
now
he’s suckling on my ashes
on
the palms of our hands we have the flaming
mark
of pine nuts and holly berries
yesterday
we were laughing as we collected them,
fighting
off the blackbirds -
Un labirinto
inciso in lineare B
un
labirinto inciso
in lineare B
sigillo
interno
da
sempre nasce con
noi
ci segue
ci segna
come nel
gioco a
quadri quando
disegnavamo
in
terra una campana
vita
percorsa a
balzi, intrico che dipana
bambine-Ariadni
attente
a non
calpestare il
limite
mentre
ostinati i
piedi battevano
sulle
sbarre del
mondo
i voli,
gli arresti
smarriti
un
labirinto in
sinuosa traccia danzante
che di
continuo
inverte il moto
in
ricordo dello
sperdimento scuro
della
biforme vinta
creatura
ancora
oggi mito
ogm-chimera
ci salva
la donna
dei gomitoli
signora
del
labirinto
con le
sette stanze
dello stupore
nella
sua cavità
delle nascite
offrirle
un vaso
ebbro di miele
un
grazie danzato
tutti legati a un filo
nel buio
dei
meandri chiaro s’avvolge
si
svolge
irresistibile
uno
scialle si
agita nella danza del ragno
Aracne
annoda e
snoda la sua tela d’incontri
A
labyrinth etched in linear B
a
labyrinth etched in linear B
an
internal seal
from
the beginning born with us
following
us branding us
like
the hopscotch squares
we
drew on the ground, a life-path
travelled
in hops, the intricacy unravelling
we,
little Ariadnes careful
not
to cross the boundary
while
our feet obstinately beat
against
the bars of the world
the
flights, the bewildered stops
a
labyrinth in its sinuous dancing trail
that
keeps inverting motion
recalling
the dark disorientation
of
the defeated bi-form creature
the
GMO-chimera
still
a myth today
we
are saved by the lady with the ball of fleece
mistress
of the labyrinth
with
the seven rooms of wonder
in
her cavity of births
we’d
like to offer her a drunken cup of honey
a
dance of gratitude all linked by a thread
in
the darkness of the meanders a shawl winds
irresistably
unwinds
flaps
in the spider’s dance
Aracne
knots and unknots her web of encounters
Techne
(come
si scolpisce un santo)
centrali
le mani nel cercare
la
chiave d’una porta materica
mentre
indietreggia l’aria e accade
il
pigreco dell’attesa
sbozzato
profilo di padremadre
pietra
di accumulato amore eviscerata
forma
improvvisa che respira
altro occhio
energia
palpabile di roccia, vibrata
da
nodi antichissimi, disfatti
febbrili
polso e dita
segnano
l’aria di voli di brusii
soffiano
dall’incavo nebbiolina marmorea
come
mano di madre che deterge
del
latte il mento del neonato
centrale,
il santo Kevin
sasso
addensato in beatitudine
nella
fissità illimite obbediente
parolapietra
di venerazione
a
braccia tese il santo Kevin
col
palmo aperto fuori dalla finestra
a far
da nido al merlo che vi si era posato
fino
alla schiusa
Techne
(how to
sculpt a saint)
central
to finding the key
to
a door made of matter are hands
while
air recedes
and
the awaited greek pi appears
the
rough profile of a motherfather
accumulated
love in stone, eviscerated
an
unexpected form that breathes
another eye
rock’s
palpable energy, throbbing
from
ancient nodes, undone
feverish
pulse and fingers
etch
the air with flights and murmurs
blow
marbled mist from the hollow
like
a mother’s hand wiping milk
from
the newborn’s chin
central
is Saint Kevin
stone
made solid in its bliss
in
its limitless obedient fixity
stone-speech
to be venerated
with
arms outstretched Saint Kevin
opens
his palm outside the window
as
a nest for the blackbird that alighted there
till it was time to hatch
Nonostante il
solito paesaggio
nonostante
il
solito paesaggio
il nuovo
deve
compiersi
assumerò
il tuo
viso a mio nirvana
dall’angolo
acutissimo della consistenza
i tuoi
occhi
frecce di parole
mi
raggiungevano
fino a
ferirmi di
rinascita
rimane
ora il
silenzio
tuo
aereo ensemble
di suoni
l’evanescenza
cauta
della bellezza
questo
moto
supernaturale del corpo
consonante
alla
salita di questa linfa d’aprile
alla
ferocia
struggente dell’abbandono
dicevi
mai sarà
tempo di lacerazioni
solo
tepore d’onde
in cui tuffarsi
seguendo
l’espandersi dei cerchi
- ancora
la tua
voce -
ora che
giocallegro
a calcetto
mio
ragazzo nuovo
delle tue cornee
i tuoi
occhi
fatti per sommuovere
Despite the usual landscape
despite
the usual landscape
I
must find new ways of moving on
I’ll
feign your face in my nirvana
from
the most vivid angle of your being
your
eyes
arrows of words
used
to reach me
till
they wounded me with rebirth
now
there is silence
your
airy ensemble of sounds
the
evanescense of beauty
this
supernatural movement of the body
in
harmony with the rise of this April lymph
with
the disconsolate ferocity of abandonment
you
used to say there’ll be no more time for grief
only
the warmth of waves to dive into
following
the rings as they spread
-
still your voice -
now
that this boy happy-kicks
his
ball, renewed with your corneas
your
eyes
made to
move
Nascita
per
Annina, figlia
di Maria Grazia
il tuo
tuffo
albale l’odore
di
nebbia del
premondo
ti hanno
lavato via
dalla pelle
la
vernice del
caos
sei nel
mare
d’ossigeno e d’occhi
coi
pugni stretti
bussavi
che si
lacerasse il
morbido scafo
il cielo
si è
incurvato
sul tuo
battere di
vele al passaggio
facile
seguire la
corrente
su scie
di
madre-musica, voce ag-Graziata
sei
scivolata in un
fascio di papaveri
su
questa terramara
di palafitte
che
ancora ondeggia,
non sorregge i giacigli
ti siano
dolci il
canto-latte, i fiori sulla riva
le curve
morbidissime dei ponti
ti sia
chiara la
luce che già bevi
nella
percezione di
minime
costellazioni
-
scintillano
i denti
di Arturo
che sorride -
e
già vuoi sulla
pelle a tatuarti
le prime
gocce
ardenti di parole
felici
ore a te,
planata
sulle
nostre
ginocchia in preghiera
volerti
prendere
per mano
e tu a guidare
Birth
for Maria Grazia’s daughter, Annina
your
dive at dawn the scent
of
mist from the pre-world
they’ve
washed the waxy chaos
from
your skin
you’re
in a sea of oxygen and eyes
with
clenched fists you knocked
so
the soft hull would tear
the
sky curved round your beating sails
as
they went by
it’s
easy to flow with the tide
in
the wake of mother-music, its Grace-ful voice
you
slipped into a host of poppies
in
our terramara built on stilts
still
bobbing, unable to hold up our pallets
may
the milk-song, flowers on the riverbank
the
gentle curves of bridges be sweet for you
may
the light you already drink
be
clear as you perceive the tiniest
of
constellations - Arturo’s teeth
sparkling
as he smiles at you -
and
on your skin you already want to tattoo
the
first ardent shower of words
may
your hours be joyful, planing
on
our knees bent in prayer
wanting
to take your hand
so you can lead
Sempre più
spesso dimentico
sempre
più spesso
dimentico
dove ho
parcheggiato la macchina
si
somigliano tutte
le strade
nel
sentore del
mare che avanza
nel
confondente
richiamo delle pietre
dall’ultima
riva un brusio
familiare
soffia sulla
nuca
sulle
vele inarcate
a proteggere
la mia
traversata
là
respira, in
attesa
questa
mia terra
del moto selvatico
si
stacca dal
continente, in silenzio
come la
zattera di
Saramago
là
devo
accompagnare
tutti
coloro che mi
sono partiti
salvare
le voci le
mappe
i
consigli di
viaggio i contagi di luce
ecco
perché con
pazienza
da
qualche parte la
mia macchina aspetta
Increasingly
i forget
increasingly
I forget
where
I’ve parked the car
the
streets all look the same
with
their sense of the sea encroaching
with
the confusing call of stones
from
the last riverbed a
familiar
buzzing
blows on the nape of my neck
on
full sails that protect
my
crossing
that’s
where this land of mine breathes
with
its wild motion, waiting,
it
detaches from the continent, in silence
like
Saramago’s raft
that’s
where I must accompany
everyone
who is gone from me
save
the voices the maps
the
travel advice the contagions of light
this
is why somewhere out there
my
car is patiently
waiting
Al capolinea
salire
sul 160,
capolinea paziente
tra i
due platani -
sempre alla stessa ora -
muta
solo l’umore,
come le nuvole
uguale la mancanza
Il posto
che preferisco
è quello in fondo
al
centro della
fila orizzontale, il migliore
per
assistere al
film, puntuale:
piccola
folla
composta, in parte seduta in parte in piedi
si parla
con
sguardi, diffida di chi le sta accanto
lo
ama lo cerca lo
urta
nell’inclinazione
sottile dei corpi
ciecamente
consegnata alla fatalità del moto
ognuno
coprendo il
suo cosmico tratto di asfaltocielo
E non so
perché mi
commuove
tutto di
questo bus
fendinuvole:
la
marcia il freno
i sobbalzi il contrasto dell’aria
il
riflesso sul
vetro del pianto stellare
il
turbinio del
sangue sottopelle
-
nostalgia del
bigbang - se il cuore
sta
meditando di
rallentare, predisporsi al viaggio
Guardo
il treno
correre nelle pupille di chi mi è davanti:
piccole
locomotive
accendersi - un bimbo mi fissa curioso -
curiosa
anch’io di
vedere la sua fermata di scintille
decido
di non
scendere ancora
mi
abbarbico al
sostegno di uscita
(il
viale continua
oltre la piazza ?)
Infine
che cosa ho
fatto se non
lasciarmi
andare
sulla scia dei nomi?
amicheamici
che mi
aiutate a scenderesalire
gioisco
del vostro
tocco non so darvi
in cambio
che
qualche ritmo e
un brusìo
di un
arrivo
lontano
che già è
partenza
At the first stop
getting
on the 160, the patient first stop
between
two plane-trees - always at the same time -
only
the mood changes, like the clouds
while loss remains
my
favourite seat is that one down the back
in
the middle of the horizontal row, the best
for
watching the film that punctually unfolds:
a
small prim crowd, some sitting some standing
chatting
with glances, mistrusting whoever’s beside them
loving searching
knocking
against them
in
the gentle give of bodies
blindly
resigned to the inevitability of motion
everyone
covering his own cosmic bit of asphaltsky
and
I don’t know why everything
about
this cloud-cutting bus moves me:
the
speed the breaks the jolts the contrasting air
the
reflection of wailing stars on the glass
the
swirling of blood under the skin
-
a hankering for the big bang- while my heart
is
thinking of slowing down, preparing for the journey
I
watch the train go by in the pupils of the person in front of me:
little
engines lighting up - a curious child stares at me -
as
I am curious to see his sparkling stop
I
decide not to get off yet
cling
to the pole at the exit
(does
the route go beyond the piazza?)
in
the end what have I done except
wander
willingly over a wake of names?
menwomen
friends who help me get on and off
I
rejoice in your touch in return can only give
the
odd rhythm and the hum
of
my arrival long ago
that is already a departure
Una
linguasilenzio felice larga piove
una
linguasilenzio
felice larga piove
penetra
cantapetali
dentro nel
dentro
innocente
sanguelinfahumus
permea
senso senza
metallo
che risuoni
da muro
a muro da
spina a spina
i
dispersi al tocco
sussultano si stringono
di
fronte è la
gelida notte
lontane
le due
torri come mammuth
emersi
domani dalle
nevi
ecco che
galleggia
sopra di me un Atlante
di
sperdimento avvampa
così
intensa la
musica
ha forma
d’arpa il
telaio
tutti
quei pesi di terracotta
a piombo
come
ghigliottine
ora
stanno in
levità di vibrafoni
nel
primitivo
piegarsi delle spighe
spose
che vanno,
culle
luce sul
confine
tra carezza e lama
abbiamo
consegnato
le ferite
insieme
alle armi,
preferito la festa
le
lunghissime
tavole sonore
il miele
delle
nozze diffuso
tornare
nudi su
terra nuda
farsi
gola
d’agnello mille volte
se
occorre ancora
sangue
per il
gocciolio
della fine
porte
del mondo che
ritornano alberi
città
come campi da
seminare
illuminati
a
regno piove
un
silenzio-beatitudo
sonno
infantile,
lava che pietrifica
una fila
di pietre
da riscrivere
A
languesilence long and happy rains
a
languagesilence long and happy rains
penetrates
petalsongs inside in the
innocent
inside, bloodlymphhumus
permeates
meaning with without
metal
that might resound
from
wall to wall from thorn to thorn
dispersed
people are startled by touch, reunite
faced
with the freezing night
the
two towers are gone like mammoths
emerging
tomorrow from the snow
now
the Atlas mountains float
over
me
bewildering,
burning
the
music so intense
the
loom looks like a harp
all
those terracotta weights
like
leaden guillotines
now
light as vibraphones
among
the primitive bending of wheat
brides
ambling, cradles
light
on the border between caresses and blades
we’ve
handed over the wounds
and
our arms, we’ve chosen the feast
its
long boisterous tables
wedding
honey flowing
we’ll
return naked to naked earth
be
the lamb’s throat a thousand times over
should
blood be required once more
to
drip slowly to an end
doors
of the world back to trees
cities
as fields to be sown
lit
like kingdoms it’s
raining
beatitude-silence
a
child’s sleep, lava that petrifies
there’s
still a row of rocks to be rewritten
Da Other
Signs, Other Circles
Poesie
scelte 1990-2009, Chelsea
Editions, New York, Series
Contemporary Italian Poets in Translation, 2009, introduzione e
traduzione di Anamaria Crowe Serrano
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