Il
tuo sguardo
Socchiudo
gli occhi
La
morte di Caino
I miei cadaveri
Il tuo sguardo
Il
tuo sguardo, mia gaia, è un’estate
Senza
nubi, un sole calmo
Nella
sua gloria di rubino:
E’
un dono silenzioso come il sangue: un’alba
Intarsiata
nella neve.
E
non dici di amarmi, tu accogli
Sulla
fronte sorridendo
Tutto
il buio dei miei giorni.
E
non vuoi che ti lodi: facendo
Un
dolce vento con le ali aperte
Guidi
alla gioia: ne sei la fonte, ne sei varco tremendo!
Ascolta
Socchiudo gli occhi
Socchiudo
gli occhi nel guardarti,
E
tu coi baci ne chiedi la ragione.
No,
non è la tua collana d’ambra
Che
tanto mi abbaglia, non è la filigrana
Tenue
degli orecchini, ma un sussurro,
Un
canto della sapienza terrestre
Mai
prima udito, alto sulle tue spalle
Come
una luna rassegnata a crescere
Fino
a inghiottire il mare.
Ascolta
La morte di
Caino
E’
una collina grigia battuta dal vento.
A
est, il primo artiglio del vento
Mette
in fuga la nebbia e i ricordi dell’uomo
Perduto,
stordito, le braccia e le mani gonfie,
La
testa gonfia che ondeggia nel vento;
Ed
ecco il secondo artiglio del vento
Piombargli
alle spalle, strappargli la giacca:
La
schiena è un sipario lungo il muro del vento
Che
per un attimo si ferma, con l’ultimo artiglio
Frusta
le cosce intirizzite, le piaga:
Sbeffeggia
l’uomo con il suo sibili continuo.
E’
una collina dai folti cespugli. Da quello
Più
tetro e lontano dall’uomo impaurito
-
Ma che finora non ha mai detto una parola
Al
vento che lo tortura o alla luce biancastra
Di
luna che gli serra come un cappio la gola -,
S’avventano
i cani, lo vanno a disfare.
Ombre
confuse all’inizio, poi sagome grandi e nette
Piene
di urli. Un po’ di polvere si solleva.
E
quei denti s’imperlavano di bava.
Non
è giorno né notte, è un punto fuori del tempo
Dove
sangue, molto sangue, sopra Caino rivola.
Ascolta
I miei cadaveri
Quasi
obbedissero a un cenno invisibile
I
miei cadaveri bene allineati
La
bocca adornano di sabbia amara.
E
scendono alla bara.
Mani
di marmo, capelli di stagno,
Di
cosa parlano i fiori nel buio
Sopra
quei volti che il sonno corrode?
Di
quali mari e prode?
La
rugiada che grida dentro il sangue
Ascolta
Mario
Marchisio, Il sipario della schiena
Terziaria,
Milano 2003
Voce
recitante:
Ilvo Abate;
Realizzazione
tecnica: Ugo Fiorina;
Ideazione:
Sandro Montalto