Sans
passion il n'y a pas d'art
Gatti
rossi
Del
situazionismo ed altre cose
a cura di Emilio Piccolo
Note sull'attività estetica,
la rivolusione culturale e i situazionisti
di Luciano Caruso - Stelio Maria Martini
|
L'azione
culturale della società moderna << è una generosa
impresa.
democratica o un tentativo di manipolazione ideologica? >> (P.
Gaudibert,
Azione culturale, integrazione e/o sovversione, Milano, 1973).
Né
l’una cosa né l’altra, o tutt'e due, come sempre quando si
pongono
simili ambivalenze, la cui rozzezza è inaccettabile. Occorre
ammettere
valenza plurivoca, come a ben guardare suggerisce la grafia del titolo
stesso. Una cosa comunque va ricordata: nella misura in cui l’azione
culturale
si realizza per il tramite dell'industria culturale o si rivela
suscettibile
di dar luogo a questa, si tratta di un modo di produzione che, al pari
degli altri, contiene la propria negazione, momento tipico, dunque di
coscienza
infelice, che bisognerebbe decidersi a definire meno pietosamente,
specie
a beneficio di quanti sono convinti che l’industria culturale sia
diversa
ed agisca per nobili fini o per beneficenza. In base a ciò
neghiamo
che si possa sostenere che, << dopo il 1968, l’intero settore
dell'azione
culturale ha registrato tentativi, confusioni, incertezze che vagamente
si raccolgono sotto l’etichetta di rivoluzione culturale
>>. Quel
che dopo il 1968 si è avuto è stato semplicemente un
allargamento
dell'area di risonanza delle istanze e dei motivi del movimento di
classe
e dell'antimperialismo per cui, in sede culturale, ad onta del deflusso
del movimento e della sua combattività, può ancora
accadere
di trovare spazio per quelle istanze e motivi, Come dimostra questo
stesso
scritto. La rivoluzione culturale è un processo di natura e di
portata
assai diversa, comunque, da quel che si vorrebbe far credere nella
citazione
riportata e, lasciando da parte i sotterranei, invisibili e complicati
tramiti con la << rivoluzione culturale cinese >> (che,
occorre ricordare,
pur diede il via al soffio di codesto vento nelle piazze e nelle strade
del mondo fin dal 1966), parleremo qui della << rivoluzione
culturale
occidentale >>; la quale, pur tra incertezze, confusioni, conati,
preparata
lungamente assai prima del '68, giunse quell'anno al suo momento
più
alto di consapevolezza e di efficacia, dopo del quale il deflusso.
Vedremo
meglio nel corso di quest'articolo da quali forze ed in quali settori
della
società venne maturando tale preparazione ed il suo stesso
esito,
i cui processi si potrebbero così delineare: a partire dagli
anni
del dopoguerra, l’azione culturale venne facendosi sempre più
consapevole
della propria soggezione (se non della propria identificazione) nei
confronti
dell'industria culturale, e ciò nel momento stesso in cui
cresceva
l'insofferenza per la separazione tra arte e vita e per la divisione
del
lavoro più in generale. Di modo che l’azione culturale prese a
rigurgitare
in momenti e movimenti e sempre più consapevoli e fervidi, che
rifiutavano
in misura sempre maggiore l'esito produttivo e mercanti
tenendosi a
distanza dalla sempre più oculata e potente industria culturale,
la quale a sua volta emarginava ed isolava anelli determinanti. Per
effetto
di tale presa di coscienza, le cui ragioni non sono sempre
riconducibili
a determinazioni responsabili, venne facendosi riconoscibile un
processo
di superamento dell'opera?prodotto in favore di manifestazioni di
ordine
gestuale?rituale o attivo tout court. Gli avvenimenti del 1968 e in
particolare
il maggio francese costituirono, oltre che il momento di massima
autocoscienza
dell'azione culturale in generale, la riprova in particolare di una
propria
precisa dimensione estetica, quanto alle origini, alle modalità,
ai protagonisti medesimi di quei fatti. Nella prima metà degli
anni
'60, infatti, se si prescinde dalla normale produzione di routine, e
cioè
da stanche ripetizioni ed imitazioni, tutti gli apporti e le
elaborazioni
più consistenti dell'avanguardia estetica. si vennero
rapidamente
compiendo ed ultimando, mentre gli operatori (ed i gruppi) esaurivano e
spesso prendevano ad astenersi da ognii attività <<
creativa
>>, per passare alla pratica del gestuale?rituale o
all'attività
politica stricto sensu o ad entrambe le cose. Gli sforzi del futurismo,
del surrealismo e di dada nel senso del superamento dell'arte trovavano
così il loro compimento negli ultimi sviluppi delle
neoavanguardie
e nel '68. Si cercherà qui di esporre le risultanze di alcune
indagini
e di alcuni studi che hanno preso in esame e seguito gli sviluppi delle
avanguardie estetiche dal 1945 al '68, appunto, nei loro settori
più
sensibili, quelli che, a partire dal 1957, faranno capo al movimento
situazionista,
qui assunto, come quello che, ponendosi nel cuore del movimento delle
neoavanguardie,
più lucidamente e consapevolmente portò alle estreme
rigorose
conseguenze i presupposti ed i motivi che le avanguardie storiche erano
venute preparando. Quel che è mancato alle avanguardie storiche,
infatti, è stato realizzato dalle neoavanguardie le quali,
indipendentemente
dalle stesse operazioni di esaurimento e compimento della
produttività
estetica, e oltre queste, hanno fornito il << personale >>
che diede
luogo agli ultimi atti necessari al ciclo, e non sempre senza
consapevolezza.
<< Nell'attualità della rivolta studentesca, si può
indagare l’origine estetica di certi sottogruppi politici... Bisogna
rifarsi
al periodo immediatamente successivo alla fine della seconda guerra
mondiale,
e al settore artistico anziché politico >>, perché
dietro
a quelle situazioni << si ritrova un personale dottrinale ed
attivista
intorno alla quarantina >> che << è d'origine
essenzialmente
estetica >> (R. Estivals, Dall'avanguardia estetica alla
rivoluzione di
Maggio, in Marcatr6 n. 49, 1969). << Quando si è
convertita
dal piano artistico a quello politico tale generazione? >>.
Secondo Estivals,
la svolta è avvenuta verso lo scorcio degli anni '50, che
significativamente
in Francia corrisponde al momento in cui si afferma il gollismo, ma
aggiungiamo,
a ben guardare non mancano analoghi avvenimenti di importanza mondiale
altrettanto se non più incisivi, che sarebbe ozioso elencare. Lo
studio di Estivals enuclea tre correnti neoavanguardistiche che si
originarono
in Francia a seguito di quella svolta: lo schematismo, l’opposizione
artistica
ed il movimento situazionista. Di questi tre movimenti, essendosi
evoluto
il primo nel senso di uno specialismo storico?estetico, propendendo il
secondo a lasciarsi assorbire da movimenti propriamente politici
organizzati,
è importante seguire l’evoluzione del terzo, quello
situazionista,
non senza aver prima considerato come si giunse ad esso, che senza
dubbio
è stato d'importanza determinante non solo rispetto agli altri
movimenti,
né per la sola Francia. Ad esso, infatti, sono raffrontabili e
riconducibili
(a seconda dei casi per affinità, convergenze ed origini) le
ragioni
di tutti i principali movimenti estetici che portarono al clima ed al
movimento
del '68, per cui si può dire che non ci sarebbe stato un '68
senza
i detti movimenti estetici e viceversa senza il '68 quegli stessi movimenti
sarebbero rimasti lettera morta. Il loro destino, vedremo, non potra
non
raccomandarsi ad altro che a quell'anno come alla loro opera massima,
collettiva,
estrema, così come invano potrebbero raccomandarsi a quanto
d'altro
fino allora abbiano prodotto di più importante del mero
documento.
Ciò sosteniarno tanto più scandalosamente oggi, quanto
più
esoterica fu l’iniziazione e l'orientamento verso l’abolizione
dell'opera?merce,
verso la quale hanno proceduto praticamente tutti i progetti dei
movimenti
estetici, non in tutti i casi però fatti accorti della portata
del
fenomeno, del suo senso ultimo. Perché, se Estivals ravvisa le
tappe
di esso in testi, personaggi o episodi del milieu francese, siamo
dell'avviso
che il fenomeno abbia riguardato, dalle sue origini agli estremi
clamorosi
sviluppi, la totalità di quei paesi nei quali esisteva il milieu
della neeoavanguarda, (e basti pensare in Italia a Mario Colucei, che
manteneva
i contatti, in una situazione disperatissima, con Potlatch e con Debord
fin dal 1957). Per modo che, se ad Estivals è possibile
comprovare
i suoi assunti attraverso le gesta di personaggi come Isou, Ben,
Debord,
Suzanne Bernard, dei quali non è possibile individuare
corrispettivi,
ad esernpio, italiani, è vero tuttavia che da noi, non
diversamente
che altrove, è ugualmente possibile individuare le due
motivazioni
dell'attività, culturale in generale ed estetica in particolare,
così come le enuclea lo stesso Estivals: << 1'egocentrismo
di ispirazione liberale e la modestia di origine sociocentrica e
marxista
>>, e seguirne lo sviluppo non a livello di manifestazioni
ufficiali, (le
quali veramente da noi sono tutte, senza eccezione alcuna, riconducibih
senza sforzo a matrice liberale), bensì a livello delle correnti
sotterranee di umori ed energie estetiche, di cui il nostro paese
è
tanto ricco quanto soffocante nei loro confronti senza riscontro alcuno
con situazioni diverse. E ciò, se per un verso ha contribuito ad
evitare compromissioni a carico di quelle correnti, le ha per questo
mantenute
in un occulto limbo di vigore nativo. (Si pensi, per fare un esempio,
all'ambito
napoletano, dove per un periodo, e anzi proprio in quegli anni, si
poté
assistere ad una vera e propria << rinascita delle
attività
estetiche >>, da cui emerge da un lato l’egocentrismo eponimo di
Luca (Luigi
Castellano), il cui sostanziale giacobinismo anarcoide per un verso lo
tiene in permanenza sollecito ad autocandidarsi, inevitabilmente
rifiutato,
ad incarichi ufficiali e per l'altro lo vede promotore instancabile
d'aggregazioni
di produttori estetici, e di contro l’esperienza acefala di continuum,
estremo consapevole sforzo di sortita dall'opera. Sta di fatto, ad ogni
modo, che in tale sforzo, il quale secondo il processo delineato da
Estivals,
presuppone il dualismo io?opera, procedendo nel senso dell'egocentrismo
anarcoide di origine giacobino?liberale, si perviene ad un
individualismo
solipsistico e megalomane, mentre nel senso della modestia
d'ispirazione
sociocentrica si può pervenire ad esiti differenti, dei quali
Schematismo,
Opposizione artistica e Movimento situazionista sono esempi. Di
quest'ultimo
in specie e innegabile l’opera di promozione e l’attività in
prima
linea non solo durante le giornate del maggio francese, oltre a
ravvisare
in esso la sintesi ed il punto di convergenza, come abbiamo già
detto, dei vari motivi ed orientamenti, come dei progetti e delle
strategie
delle neoavanguardie dell'ultimo, ventennio. Indipendentemente dalla
originalità
della nostra tesi, rileviamo che tale indirizzo di indagine pare tenda
a sfuggire al vaglio della stessa. critica più attenta, e non ci
risulta che esistano molti studi sull'argomento. Ciò non ci pare
senza ragione, se consideriamo le implicazioni autocritiche e la
sgradevolezza
di inevitabili conclusioni cui si perviene a seguito di un tale studio
assieme alla considerazione di come da noi rimanga ancora, nonostante
tutto,
più forte l’istanza giacobina?liberale con le sue tendenze
individualistico?anarcoidi,
rispetto all'ipotizzata modestia sociocentrica di origine marxista,
assai
poco, praticata ed ancor meno, diffusa, bensì assunta
snobisticamente
nello correnti operazioni del cabotaggio, culturale ufficiale. Per
tornare
al nostro, argomento, cioè il lungo processo di evoluzione del
dualismo,
autore?opera, osserveremo con Estivals che << è cosa
psicologicamente
certa oggi che l’avanguardia estetica fu animata da una psicologia di
follie
di grandezza >>. Se << tutte le società hanno
conosciuto
(questo atteggiamento) e nella nostra esso è lo, spirito stesso
delI'arte borghese >>, esso è altresì << lo
spirito
stesso dei dittatori fascisti e delle guide nazionali >>), ed
aggiungiamo
che si manifesta attraverso, una gamma di atteggiamenti individuali che
va da quello della primadonna al gesto supremo che anima l'assoluto
nell'ermetismo
dell'individualità che lo compie.
Nel clima
dell'umanesimo storico, tale atteggiamento si appalesava assai
più
innocuamente e, diremmo, ragionevolmente nell'amor famae (<< un
cantico/che
forse non morrà >>). Il guaio è che
nell'avanguardia estetica
esso prese a manifestarsi sotto l'aspetto preoccupante della
megalomania,
ed è questo il livello etico che occorre considerare
perché
è in esso che si determina l'aspetto del rapporto con l'opera e
la conseguente spinta alla vanificazione di questa. Avviene infatti che
si proceda così nel senso dell'identificazione dell'opera con il
gesto, fisico prima, quindi mentale, fino alla pura gestazione mentale.
Il processo ha natura dialettica, di tipo, hegeliano, esso dunque
poggia
<< doppiamente sulla testa: una prima volta per l'analisi
idealistica
(che presuppone), una seconda per il soggettivismo della sua
applicazione
>>. Vale la pena tener presente che la ricostruzione nella quale
procediamo
di pari passo con Estivals è assolutamente teorica, eppure
riscontrabile
caso per caso, individualmente, ed in più, per quanto riguarda
il
nostro paese ci pare ovvio che, fintanto che si continuerà a
storicizzare
sulla disputa tra elzevirismo e neorealismo, poniamo, come in pittura
fra
neorealismo e astrattismo, si continuerà pure a fare opera di
mistificazione,
e si continua ad ignorare invece l’aspetto del neorealismo come
versione
paesana ed addomesticata di uno sperimentalismo anche ante litteram (e
questo vale molto di più per la letteratura), comunque una
direzione
assolutamente trasformistica, all'italiana, che per altro verso non ci
interessa neppure prendere in considerazione, mero, prodotto
com'è
dell'industria culturale del Nord del paese e delle sue propaggini
colonialistiche
al Sud. E' chiaro che parliamo qui dell'autentico filone dell'ideazione
originale e dello << sperimento >>, che recentemente anche
da noi
è sembrato voler affiorare fin quasi a livello della
pubblicità,
ma che in realtà non si è mai spostato dal suo alveo
connaturato.
Orbene, sempre in Italia, si può notare verso la fine degli anni
cinquanta. uno sviluppo dei fenomeni fin qui descritti. Estivals ha il
torto di legare troppo agli avvenimenti francesi i fenomeni che
descrive.
Se è giusto registrare che proprio in quel momento la
megalomania
egocentrica si impossessava della vita politica, come dimostra
l'avvento
del gollismo, al potere in quegli anni in Francia, val meglio rilevare
che il fermento, che le idee dell'avanguardia estetica venivano
producendo,
finì col prendere coscienza in molti casi della propria
dimensione
politica attraverso una serie di contestazioni delle quali, quella del
lettrismo (che ad Estivals pare tanto importante) è solo un
episodio.
La contestazione dell'esistenzialismo, del neorealismo, (letterario e
pittorico,
ma anche cinematografico), dell'astrattismo, per non citare che le
più
clamorose, fu sì l’estensione generalizzata di quel che il
lettrismo
aveva fatto nei confronti del surrealismo, (infatti della contestazione
del lettrismo Estivals sottolinea la contestazione dei dogmatismi di
scuola
che il lettrismo aveva ereditato dal surrealismo), ma fu soprattutto
l’introduzione
alla contestazione dell'ordine sociale esistente, via via che il
marxismo
veniva assunto quale criterio di verità. Psicanalisi e
sociologia,
in quanto emanazioni dello sfruttamento e della persecuzione dell'uomo,
si procacciarono anche esse la loro parte di contestazione. Qui nasce
il
movimento situazionista, con il dichiarato progetto della <<
realizzazione
del significato >> in una società che aveva fatto
dell'arte un alibi
per impedire tale realizzazione. E' in base a tale atteggiamento, che i
situazionisti si pongono come i principali autori del maggio francese,
coloro, che riuscirono a portare ad effetto quanto era nella portata
del
movimento delle neoavanguardie, le quali pertanto vanno globalmente
considerate
anche per quanto si produsse di analogo al maggio, in Francia ed
altrove,
in quel 1968. Gli avvenimenti di quell'anno sono infatti da considerare
la conseguenza estrema ed insieme il punto di arrivo dei descritti
proces
si dell'avanguardia
estetica del dopoguerra. In essi occorre saper riconoscere, per ]a loro
cennata natura dialettica, gli esiti ultimi della rnegalomania
individuale
che non si esaurì nel gesto fisico?mentale, e della modestia
sociocentrica,
compenetrate e finalmente evolute nella partecipazione (non più,
dunque, creazione di oggetti) personale a fatti d'inequivocabile
significato
sociocentrico. Dopo, a partire dagli anni della successiva tensione e
del
riflusso, il diluvio, l'inizio dei secoli bui nei quali veniamo
rapidamente
addentrandoci. Ora macereranno le materie socio-mentali ed i
comportamenti
nel liquido rigeneratore temporaIe, attraversato da miriadi di
bollicine,
messaggi di sopravvissuti ed epigoni sociocentrici; o la
fossilizzazione,
cioè il lento depositarsi, in sostituzione della materia
organica,
del sedimento minerale della sostanza egocentrica. Non intendiamo
negare
qui, d'altronde, l'importanza del movimento lettrista nell'ambito
dell'avanguardia
estetica del dopoguerra. Essa attende di essere messa in luce adeguata;
dobbiamo però ritenere, et pour cause, come più e meglio
delle opere prodotte da quel movimento, sia importante il dibattito e
lo
sviluppo delle idee che si originò dal suo interno ed intorno ad
esso. Debord fu colui che diede continuità a quel dibattito,
dopo
aver partecipato ad esso, tra il 1950 ed il 1952, In quest'anno egli
fonda
l'Internazionale lettrista e fin d'allora pone il problema della
<<
costruzione delle situazioni >>; alla fine del 1956 partecipa al
congresso
di Alba, in Italia, e, nel luglio 1957, a Cosio d'Arroscia (Imperia),
fonda
l'Internazionale Situazionista a conclusione di un periodo di
elaboraziore
delle idee e di discussioni, di cui è testimonianza il <<
Rapport sur la construction des situations et sur les conditions de
l'organisation
et de l’action de la tendance situationniste internazionale >>,
da lui
firmato e presentato ai membri dell'Internationale Lettriste, del
Mouvemente
pour une Bauhaus Imaginiste e del Comité Psychogiographique di
Londra,
tutti già presenti ad Alba, come << base de discussion
à
l'interieur de ces organisations et comme document pour leur propagande
>>. Estivals pone debitamente in rilievo << il gusto
spiccato
di Debord per il termine internazionale >>. << La
problematica della
critica radicale all'arte e del suo superamento rivoluzionario, che
è
stata espressa da Dada, dalle avanguardie artistiche sovietiche e dal
primo
Surrealismo si dissolve nel periodo compreso tra il 1925 e il 1960 in
stretta
connessione con 1'eclissi della prospettiva della rivoluzione
proletaria
e l'affermazione del fascismo, della socialdemocrazia e dello
stalinismo.
La tesi dell'indipendenza dell'arte, che spaccia per libertà
l’isolamento
e l'impotenza dell'artista, e la tesi dell'impegno politico che spaccia
per rivoluzione la subordinazione alla burocrazia, sono sostanzialmente
solidali nel neutralizzare la dimensione autenticamente eversiva
implicita
nell'attività artistica, impedendole da un lato di straripare
nella
vita quotidiana, ricuperandola dall'altro, ad operazioni di propaganda
>>. Così esordisce Mario Perniola in I Situazionisti
(Agaragar 4)
apparso di recente. Egli coglie il punto essenziale del generale
problema
dell'evoluzione dell'arte e dello, sforzo situazionista proprio nello,
straripamento nella vita quotidiana, una volta travalicata l’opera,
ormai
intesa quale reale limite dell'arte. Nelle operazioni dei
situazionisti,
lungo tutta la successione in cui sono state compiute, anche
precedentemente
alla fondazione dell'IS (Internationale Situationniste) e, dunque, fin
dall'epoca e parallelamente al lettrismo, dal gruppo COBRA (1948) fino
alla rottura del movimento con le avanguardie estetiche (1962),
è
possibile ritrovare tutti i motivi, i progetti, le ragioni ideologiche
e le tecniche delle avanguardie estetiche, confluiti nel movimento dal
filone delle avanguardie storiche, da esperienze parallele che al
movimento
hanno guardato, o avuto contatti con esso, o prodottesi alfine al suo
interno.
Alla rinfusa, citeremo la condanna dei critici, la morte dell'arte, la
varia valutazione del progresso tecnico, l’utilizzazione della
tecnologia,
la negazione dell'avvenire, le tecniche della pubblicità, della
persuasione occulta e del lavaggio del cervello, la pittura
industriale,
la rivoluzione lucida ed il comportamento ludico permanente, il
comportamento
affettivo, il comportamento ambientale, la deriva, il labirinto, il
détournement,
il cinema, le operazioni sul linguaggio, l'urbanistica unitaria, la
demistificazione
e la contestazione, i rapporti offensivi e provocatori, la ricreazione
della vita, il comportamento nomade, la rivalutazione di mistici,
gnostici
e millenaristi, lo straripamento nel quotidiano, la
microsocietà,
il fuori, la demenza; allo stesso modo vanno qui ricordati i concetti
situazionisti
di spettacolo, sopravvivenza, merce, ruolo, ideologia, realizzazione,
cultura,
proletariato, potere, sacrificio, militantismo, autogestione
generalizzata,
rovesciamento di prospettiva, ecc., venutisi elaborando successivamente
a quello di situazione. Per disordinate e lontane dall'essere
esaurienti
che siano le nostre citazioni, esse valgono, a dare una idea della
ricchezza
e della complessità dei motivi di fondo e della straordinaria
consapevolezza
del movimento, il quale, così carico di eventi e di progetti
straripò
nel quotidiano stimolando il potenziale esteticoescatologico di
studenti
ed operai così come comportavano i progetti di ricreazione della
vita, immaginazione al potere, realizzazione del meraviglioso
quotidiano,
reinvenzione del vissuto, svolta verso una società surpoetica,
ingresso
nella dimensione dell'autentico, realizzazione del significato, che
già
individualismo, narcisismo ed impotenza dell'artista isolato
ostacolavano
irrimediabilmente.
Tutto
ciò, forse, in vista di una << nuova società
post?economica
e
Surpoetica
>> (IS, 111, 34), ma non si deve dimenticare come qualunque
processo
che si voglia aprire nella società è legato
obiettivamente
ai tempi lunghi, per cui, se consideriamo le ragioni dell'IS, non
tarderemo
ad
accorgerci
come esse postulino la realizzazione dei propri fini hic, nunc
et immediate.
Su tal fondamento sosteniamo che il suo esito immediato
e realizzabile
sia da vedere in quella New Babylon che il '68 realizzò, e
che qualunque
progetto o discorso, sia finalizzato al comportamento e
perci6
stesso rientrante nella strategia di attuazione di una New Babylon
ricorrente
e realizzabile come, dove, quando capiti, sempre che ci sia un
promotore.
Fin dall'aprile 1952, quando ancora partecipava al lettrismo, Debord
<<
pose il problema della costruzione delle situazioni >> (cfr. la
rivista
ION) e, nel citato Rapport (p. 15), sostiene: << notre
idée
centrale est celle de la construction de situations, c'est à
dire
la construction concréte d'ambiances momentanées de la
vie,
et leur transformation en une qualité passionelle superieure.
Nous
devons mettre au point une intervention ordonnée sur les
facteurs
complexes de deux grandes composantes en perpetuelle interaction: le
décor
materiel de la vie; les comportements qu'il entraine et qui le
bouleversent
>>, e tale programma va perseguito << par tous les moyens,
meme artistiques
>>, perché, come ricostruisce Perniola, dal punto di
partenza del
superamento dell'arte, attraverso la teoria critica della
società,
HS persegue la << realizzazione del significato >>, e tutti
gli spunti,
nozioni, tecniche e motivi che abbiamo alla meglio elencato sono stati
utilizzati a tal fine. Non si insisterà mai abbastanza,
d'altronde,
sull'origine, la spinta, la configurazione, in una parola, la natura
estetica
dell'IS, sulla perfetta identificazione presso l'IS di etica ed
estetica,
come si è notato nella prima parte di questo scritto, e
sul
progetto politico che tale identificazione comporta. Non è
azzardato
sostenere che, l’IS, nel pieno della propria lucidità e
consapevolezza
storica, emerge da un groviglio di motivi e movimenti in un preciso
momento
per dar luogo alla consumazione di un intero ciclo storico che,
apertosi
con l'illuminismo ed il romanticismo, e proseguito con il decadentismo
(rivoluzioni borghesi), ha a suo necessario esito nei fatti
estetico?pohtici
del 1968, come l'ultimo atto prima del diluvio. Atto lungamente ed
esplicitamente
motivato, annunciato e preparato dalle avanguardie storiche (v. ad es.,
1'estremismo nihilistico di alcuni postulati surrealisti), sulla cui
natura
anarchica. E’ vano discettare in termini di ortodossia marxista,
perché
riteniamo che l'anarchisino, sotto questa specie definitiva, sia
destinato
ad essere sempre più vistosamente dovunque sia sollecitato il
potenziale
estetico collettivo, reso ormai consapevole che suo campo d'operazioni
sono le strutture portanti dell'esistente. Tale è infatti
l'aspetto
odierno del condizionamento storico dell'arte: IS parte dal rifiuto
della.
totalità in vista della totale realizzazione del significato,
dell'uomo,
e ciò nella immediata realtà quotidiana. A tal fine, nel
momento stesso in cui essa non dimentica mai che l'opposizione deve
essere
totale perché, simili a ruote dentate, le opposizioni
particolari
si pongono come ingranaggi per << far girare la macchina dello
spettacolo
>>, si rifiuta ogni << specialismo >>, e la
sociologia la psicanalisi
e le tecniche di approfondimento dell'inconscio e della dimensione
psichica
dell'uomo sono guardate con sospetto perché risultano, di fatto,
<< scienze dell'uomo da esse perseguitato >>. II porre, da
parte
dell'IS, l'accento sugli aspetti soggettivi motori della rivoluzione,
oltre
ad essere necessario se si vogliono effetti immediati, non è
contraddittorio,
secondo noi, con una concezione economicistica del processo storico,
come
sostiene il Perniola, ma è il portato del reale anarchismo del
movimento.
Se ciò
è vero, riteniamo che salti anche la presunta autentica
contraddizione
interna dell'IS, quella tra la contestazione del lavoro e delle sue
ragioni,
della scienza, della tecnica e della società borghese, e
l'affermazione
che la nostra epoca viva << molto al di sotto dei suoi mezzi
>>,
che Perniola assume come derivante da una inguaribile istanza di
iperfuturismo
teenico?scientifico sempre operante all'interno dell'IS. Noi neghiamo
ciò
e, indipendentemente dal fatto che, da parte sua, l'IS si liberò
assai per tempo di individui come Constant e Pinot?Gallizio, cui
unicamente
si può attribuire siffatto iperfuturismo, troviamo che mezzi ha
chiaramente il significato di possibilità, come si rileva da
quel
contesto (IS, 11, 11). La verità è che I'IS gioca
consapevolmente
ed esplicitamente tutto sul presente quotidiano, diversamente non
avrebbe
senso alcuno sostenere che la realtà << può
diventare
meravigliosa >>, proprio date le possibilità esistenti: si
tratta
esattamente di quanto fu realizzato nel maggio parigino in particolare
(v., R. Vienet, cit. dal Perniola, p. 84), dal momento che << noi
siamo degli artisti soltanto nel fatto che non siamo più degli
artisti:
noi realizziamo l'arte >> (IS, IX, 25). << Le nuove
tendenze rivoluzionarie
della società attuale, se sono ancora deboli e confuse, non sono
più relegate in un margine clandestino: quest'anno esse appaiono
per le strade >>, così Debord, fin dall'aprile 1968 (cit.
in Perniola,
p. 81), presentiva quel che di lì a poche settimane sarebbe
stato
un fatto. Quel che ci pare innegabile è che, fra tutti i
movimenti
e gruppi che hanno agito in campo estetico e politico, IS è
stata
l'unica a saper vedere chiaro nelle cose e nei fatti e, senza perdere
mai
di vista la dimensione pratica del proprio comportamento, ha sempre
trovato
la parola giusta e penetrante, nelle sue analisi come in quelle che poi
si sono rivelate assai più che semplici ipotesi. L'IS ha saputo
tenersi lontana dai fumi dell'ideologia: al contrario, essa ha saputo
esprimere
un discorso davvero nuovo e, per la prima volta da secoli, al di qua
dell'inaccessibile
fronte dell'utopia, che pure grazie ad essa non ci è mai stato
tanto
vicino, per prima ha parlato dell'uomo fino a limiti che parevano
inauditi:
<< è da quando gli uomini muoiono che si sarebbe dovuto
indagare
se ciò non avvenga perché gran parte di morte entra per
determinate
ragioni in ogni istante della nostra vita >> (IS, VII, cit. in
Linea Sud
2, 1965). Ma oggi, dopo che è passata la reazione, e con tutte
queste
cose ai margini della coscienza, scomode consapevolezze, di fronte ad
una
pratica estetica che dà a volte l'idea che il suo ambito sia
metafisico
"perché non riesce né può conferire il possesso
della
realtà, e si esaurisce in oggetti sostitutivi e quindi innocui e
idonei a servire da ornamento quando non, e di nuovo, da strumenti del
potere, bisogna ribadire che le cose non stanno così, e
ciò
contro tutte le affermazioni delle varie coniugazioni apparenti delle
arti,
e malgrado la millantata opposizione alternativa che sembra connaturata
all'esercizio del mercato. In verità, si sa bene che finquando
1'attività
estetica si lascia trattare come attività sostitutiva e di
compensazione
(riposo dalla lotta, ecc.), cioé finquando le sue istanze e i
suoi
momenti si lasceranno inquadrare nel << gran sistema della
citazione
>>, teatro di secolari dispute che
ricordano
quelle teologiche, le cose andranno in maniera lineare ed il potere
è
e sarà tutto contento o al più indifferente, comunque
bollano
le cose in tal pentola. I guai, le << incomprensioni >> e
la reale
incidenza sul mondo, cominciano, come si è visto, solo quando,
l’attivita
estetica si fa consapevole delle proprie ragioni e dei propri motivi
più
veri, i quali vengono, così a scontrarsi, contrapponendosi ad
esse,
con le ragioni storiche delle altre attività, ed. i guai sono,
di
portata tale, ed ormai si sa bene, che occorre sopprimerne le cause a
tutti
i costi da parte del potere e del mercato, che ha bisogno, di ribadire
continuamente la separazione dell’arte, contro la consapevolezza della
totalità delle sue pretese più genuine, che altrettanto
continuamente
dovrebbe ribaltarsi in un comportamento tale da determinare il reale
possesso
del mondo. Invece, per ora, e sarebbe meglio dire ancora, l’attivita
estetica
non apporta. nulla di conoscitivo, dopo, quell'unico momento, che siamo
venuti illustrando, nel corso di questo articolo, ma, anzi, si rivolge
in se stessa in termini di pura autocitazione, eclettismo, ed
imitazione,
espressione e riaffermazione del generale riflusso. Quanto alla
produzione,
poi, l’attività corrente non è certo orientata nel senso
dell'intervento diretto e dello scontro alternativo con la
razionalità
e la ragione storica, ma continua a riprodursi in presuntuosi ed inani
prodotti autocitativi che risultano in fondo tutti intercambiabili.
(1974) L.
Caruso - S. M. Martini
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