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Poetry Wave

Recensioni e note critiche

Emilio Piccolo: Musica da camera
di Raffaele Piazza



Emilio Piccolo, Musica da camera, Dedalus, Napoli,1998, pag. 220, lire 25000
 

            Presente nella Biblioteca di Monseiur Teste, questo testo di Emilio Piccolo
si può definire strutturato a due livelli: c’è una figura, l’io narrante e protagonista
che è il titolare di una piccola libreria che vende essenzialmente testi antichi
di valore antiquario: questo è il dato di realtà: lo stesso io narrante, però, visto
che gli eventi narrativi non sono molti, riflette da fine esistenzialista, sul senso
della sua vita, con un flusso di coscienza, quasi atemporale, che tocca tutti i livelli
di un percorso dell’esistere, cercandone il senso, o meglio i vari sottinsiemi
dello stesso senso, del fondamento, che poi non è altro che l’agire nel quotidiano
dell’epoca postmoderna nella quale viviamo, un agire sotteso a un pensiero profondo
e di vasta portata. Tornando al tema suddetto del libraio, possiamo affermare che è
di per se stesso affascinante: il libro ha inizio in un’estate urbana, quando nel negozio,
in un caldo giorno non entra nessuno: i libri, affascinanti sempre, ma pervasi
da un alone di magia e mistero per la loro fisicità, per le pagine che supponiamo
ingiallite e consumate per il passare del tempo, libri che, contrariamente a quanto
si potrebbe credere non sono stati letti, ma solo catalogati dal libraio, sono lì disposti
in ordine e stimolano riflessioni: un senso di sfibrata vita anche a livello sensoriale,
visto che fa caldo e il periodo di fine estate preannuncia per molti la ripresa delle attività,
non sempre facile dopo la pausa feriale, pervade queste pagine: la vita pare sottendere
un anelito, la ricerca di un segreto profondo, un esercizio di conoscenza del quale, appunto,
i libri sono testimoni, a partire dai testi sacri, fino ai libri di poesia o ai libri di fumetti,
dai libri di filosofia fino ai romanzi, genere nel quale, con qualche riserva,
non potremmo collocare questo Musica da camera, come vedremo oltre.

         Parlavamo di sensi: qui la ricerca pare orientarsi verso un senso del tempo anche se
il protagonista afferma che il tempo è fermo e spetta a noi attraversarlo, senso del tempo
o del non tempo: questo senso del tempo, a sua volta, sottende un senso etico che qui è
molto forte e centrale, la presenza di un aspetto  fortemente critico verso l’esistere, nel quale,
il confronto con ogni azione, quotidiana e no, l’approccio al lavoro, all’amore, al sesso,
alla corporeità, sono tutti filtrati attraverso una riflessione, un filtro, e sembrano suddivisi
in molteplici elementi: quello che potrebbe sembrare un qualsiasi giorno di un commerciante,
se spiato da un ipotetico osservatore da una telecamera a lui non nota situata nel suo negozio,
ci appare come un gioco complesso di specchi che sembrano riflettersi l’uno nell’altro
alla ricerca di un’immagine, simulacro di verità e/o felicità che, per quanto irraggiungibile,
crea una forte tensione salutare proprio perché stimola a riflettere: felicità che pare potere
accelerare la sua tensione nel ricercarla nella vita altrui, proiettandosi in essa e rivelandone
proiezioni come per un meccanismo che, prendendo a prestito un termine scientifico,
potremmo definire di feed-back: il protagonista s’interroga sulla realtà che lo circonda,
sui suoi istinti sessuali, sulla bellezza e, altro tema, sulla solitudine, visto che nessuno entra
in quel negozio per quel giorno. Si avverte anche una tensione verso l’altro (in questo caso
i clienti della libreria verso i quali il libraio si proietta per cercarne i segreti, entrare
nelle loro vite, anche attraverso sensazioni materiche ed epidermiche, come l’odore
del dopobarba o l’aspetto dei loro vestiti. E’ da sottolineare il valore che si dà (sempre
attraverso quello dell’io narrante che potrebbe essere definito un monologo interiore,
a volte) al libro in se stesso per la formazione del pensiero dell’uomo e quindi si traduce
nell’importanza data all’importanza della lettura , quale veicolo essenziale per lo sviluppo
della personalità umana: si viene cosi a creare un circuito che parte dal libro anche come
oggetto fisico e che passa attraverso l’autore, successivamente all’io narrante poi al lettore
e, infine al libro dal quale era iniziata la catena: libro anche come feticcio, oggetto di desiderio
come un corpo femminile, o una persona amata che corrisponde al nostro interessamento
e, ovviamente, attraverso la lettura dà piacere.

         Nella narrazione compaiono due personaggi, Esther e Raffaele, che sono due amici o
conoscenti dell’io narrante; da notare che il presupposto per ogni osservazione dell’io narrante
parte da una percezione di fisicità: è il corpo protagonista spesso del densissimo flusso
di coscienza che ci viene qui presentato: pensiero che si espande, quindi, strettamente
connesso con la fisicità, con il piacere o le sensazioni tattili, con gli indumenti, l’aria, nelle loro
quotidiane ripetizioni: il testo è diviso in ventitrè brevi capitoli dei quali alcuni brevissimi, veri
e propri frammenti di poche righe: nell’insieme è difficile etichettare questo testo in un genere
specifico: non è un romanzo, credo, ma nemmeno un saggio: è un’opera che sfiora una certa inclassificabilità e questo la rende avvincente, un unicum per il quale credo che sia difficile
trovare testi di riferimento o modelli: certamente nell’invenzione è presente una grande cultura e, indubbiamente, è un testo importante perché illumina il lettore, specialmente se è anche bibliofilo,
riflettere sulla profondità del senso del romanzo e della scrittura, e ad articolare una riflessione
serrata sul piacere del testo (vedi Roland Barthes), piacere che si espande nello spiare
ciò che avviene (e qui peraltro di sessualità, a livello teorico e pratico, si dice molto).


Indice recensioni e note critiche
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Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


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