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Recensioni e note critiche

Pina Lamberti Sorrentino - Nino Velotti: La T-Shirt Bianca e altri racconti
di Raffaele Piazza


Pina Lamberti Sorrentino - Nino Velotti: La T-Shirt Bianca e altri racconti
Salani-Lemonnier, Firenze, pagg.148, € 8,95

Il presente testo scritto da Pina Lamberti Sorrentino e Nino Velotti, che costituiscono un binomio letterario che ha visto nascere, qualche anno fa, Pinocchio 2000 per la Fabbri Editore, si inserisce nel settore della narrativa per ragazzi, genere letterario che ha visto, recentemente, l’esplosivo successo della saga dell’ormai celeberrimo Harry Potter. Piacere per la lettura questo libro, non solo per esseri in formazione, ma anche strumento della pedagogia per gli adolescenti, così penalizzati da una scuola poco formativa e nella quale la lettura dei libri, per ragazzi avviene sotto la coercizione dei programmi, fatto che penalizza, ovviamente, quella libertà, quella spontaneità dell’approccio alla lettura, di per se stessa ottimo mezzo per sviluppare cultura e intelligenza e creatività, soprattutto in un’età così particolare.

Composto da una presentazione e da un’introduzione che precedono i sedici racconti e da una guida alla comprensione e all’analisi del testo, che farebbe sperare in una fruizione di esso anche in ambito scolastico, cosa veramente molto auspicabile, quest’opera ha per scenario o spazio scenico, per usare una metafora teatrale, un mercato di cose vecchie nel cuore di una città non precisata: oggetti e mercanzie sparsi ovunque, persone che si urtano, folle che comprano, venditori che gridano. Il fatto saliente che caratterizza e che dà senso all’opera è che, a un tratto, si sentono bisbigliare delle voci che escono dalle bancarelle: sono gli oggetti che hanno deciso di raccontare le loro storie, anzi, a essere precisi,, “pezzi” della vita della vita, delle persone che li hanno posseduti. In questo realismo magico o, meglio, potremmo dire oggettivismo magico, si potrebbe intravedere un animismo e un feticismo, tale non solo in se stesso, ma che investe la scena del quotidiano.

Collari, vecchi lapis, guanti, un cappotto grigio topo, una T-shirt bianca, proprio quella che dà il titolo alla raccolta, nell’attesa di essere comprati, riusati, riciclati, collezionati, fanno rivivere avventure straordinariamente normali.

Ci si può chiedere se le storie raccontate, per lo più in prima persona, dagli oggetti protagonisti del libro, pur riferendosi ad un passato più o meno recente,, diano luogo a riflessioni, a volte amare, sulla contemporaneità: questo è un dato certo, ad esempio, ne La coppia dei walkie-talkie giocattolo, ambientato sul finire degli anni Settanta, si parla dei turbamenti di un primo amore ed è lì palese lì, il richiamo alla telefonia mobile attuale, appannaggio ormai di tutti gli adolescenti.

L’idea degli oggetti che parlano è un medium per dar voce non solo all’interiorità degli esseri umani, ma dell’intero flusso vitale che permea l’universo in tutte le sue forme, a partire da quelle minerali e vegetali: a questo proposito nel racconto Le matite decorative, questi strumenti di comunicazione, poco adatte alle mani di un bambino, ricordano con nostalgia di quando erano rami, di quando erano alberi, di quando sentivano su di loro il dolce peso dei nidi, il vociare allegro degli uccelli.

L’intento di educare le nuove generazioni all’introspezione, alla valorizzazione del contenuto, al di là dell’involucro più o meno d’effetto e invogliante all’acquisto, di combattere la spettacolare superficialità imperante nella società dell’avere, credo che sia un dovere imprescindibile di ogni artista contemporaneo: una pedagogia della riflessione, per quanto possa minare la falsa e precaria felicità propostaci dai modelli televisivi e non, non può che non aiutare non può che aiutare le “umane sorti e progressive”.

Da notare che, in questo composito e originale libro ci sono ovviamente e fisicamente gli autori, che, come si chiarisce nell’ultimo racconto, si interrogano sulle “cose smesse”, presenti nel mercato rappresentato nell’introduzione., che fa da cornice alle varie storie, senza stupirsi dell’assurdità di questi dialoghi. In questo gioco di voci narranti che si alternano e talvolta si confondono, c’è anche un nonno che ritrova un vecchio calamaio, paragonato poeticamente a una conchiglia recuperata nel gran mare del tempo. Proprio nel rapporto dialettico tra l’animato e l’inanimato di queste microstorie è racchiuso il senso e la peculiarità di questo libro.

E’ affascinante riflettere sull’idea centrale di Velotti e di Pina Lamberti Sorrentino sulla geniale invenzione di fare parlare le cose, di dar voce all’inanimato, alla fisicità, che può essere impersonata anche dal pelo di un gatto, Pallina, animale caro a Velotti. Dal microcosmo al macrocosmo, dal piccolo al grande, troviamo un indiscusso fascino per ciò che, pur essendo inanimato può parlare, può raccontare storie, idea magistrale dei due autori che estremizza in modo paradossale il correlativo oggettivo montaliano ed eliotiano, in modo efficacissimo.
 

12 febbraio 2003 Indice generale
Immagine:
Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


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