Vico Acitillo 124
Poetry Wave

Recensioni e note critiche

Wanda Marasco, Voc e Poè
di Raffaele Piazza



Wanda Marasco, Voc e Poè, Campanotto Editore, (Pasian di Prato) Udine
pag.108 £. 18000

 Si respira nell’aria di questi versi una costante tensione verso il limite, l’estremo di ogni esperienza umana possibile la tensione fisica ed emotiva verso un approdo esistenziale chiaro e distinto oltre le coordinate spaziali e temporali umane: così leggiamo nei versi del componimento Il metodo dello sguardo”:-/Lo specchio fiammingo delle Spose incurvate/ a durare sulla strada del raggio,/ le miniere di luce come in mani senza peso/ e, se guardo il filo vòlto/ a patteggiare confini silenziosi, mi aspetto la resurrezione della carne/ nei perfetti anelli/...
 Si può parlare di una creaturale ascesa verso una felicità che esiste anche nel dolore.: come dice Elio Pecora “Qui la poesia prende corpo e parola, ed è avidità di essere e interrogazione estrema, fantasma che innamora e percorso arduo e ignoto. Qui la creatura insieme maschio e femmina, infante e adulto, umana e animale, terrestre e aerea, si fa anch’ essa e tenta risposte, cancella promesse, insegue un bisogno fondo e irriflesso di verità, mai allontanandosi dalle giornate del mondo e dalla pietà verso sé e verso l’altro.../ Il discorso si dipana complesso e affascinante in un tessuto  che è il negativo della fotografia del reale, sinuoso e armonico nello stesso tempo sotteso a una variegata gamma di registri espressivi, da una forte tensione verso una ricca e composita tastiera analogica. Poesia dal forte straniamento, scarto che le consente e ipostatizza la potenza e il fascino della sua espressività. In una natura, che a tratti addolcisce il vivere, e d’altra parte è romantica e misteriosa, la poetessa si cala come per incanto: anche l’oggetto come ad esempio un contenitore di aghi, un agoraio, diviene correlativo oggettivo di una realtà in transito, a volte acuminata a volte dolce come negli elementi di una natura solare e umbratile:così leggiamo in I luoghi:-”Dal sole all’ombra si conosce una quiete/ dove passano come a gradini/ i colori e le tempie di tutte le stagioni/..Per questo eccedi nel tempo/ se uno spazio t’incontra/ scalee e terrazzi su profonde terre.../ stellate forse nei pigolii, a caviglie di roccia nei venti...Era una scommessa bellezza/ a piantare alberi dell’Obbedienza,/ il bisogno di cui la vita si rinnova/ e con giganti e guerre perde sfondi/ e scapole che affior
ano sull’orlo/ d’altri mondi/..
 L’interanimarsi tra luce e incantesimo, natura ed essenza lo leggiamo in un bellissimo componimento stampato sul retro del libro” Devi imparare/ che il sole si sogna dentro i rami./ Non è la luce/ sono l’aspide e il desiderio/ tinti da una morte esatta./ Dove essi andranno io sarò/ come uno spettro e i suoi confini./ Chiede che gli si lasci un occhio/ per rivedere il suo riflesso/ e ancora amarlo.
 Il tema della natura sempre trattato icasticamente raggiunge un’immersione misterico che potremma giudicare quasi venata da orfismo nel componimento L’alga e la luna:” Conosco uno Sguardo/ vicino a un corpo come a un flauto// Impetra nei profili, va amando un’altra vita//” E’ un giorno dell’alga/ il colore somerso dei cieli.// L’anguicrinita, la luna/ di verdi chiglie ha il meduseo Sguardo/ ora appare e mpetra in un profilo.// Altrove la Madonna e il Cardellino/ hanno quest’immortale voluttà/ di gravidi satelliti.// Io reco due bambini in un notturno,/ più radiosi se al centro di un dolore. Si direbbe quindi che ci troviamo anche di fronte ad una forma di misticismo e non ci è dato di sapere se ad esso la poetessa  si avvicina con il dono di una stabile Fede o con una forma, comunque mistica di tensione verso il soprannaturale.
 In una vita come quella moderna che pare bruciarsi in un lampo la presenza di questi versi può considerarsi un dono per chi li legge, un modo per evadere dall’immersione nel quotidiano: non per niente Wanda Marasco è stata la vincitrice del Super Montale nel 1997 con questa opera. Leggiamo componimento “L’erba Moly Con gli occhi in alto/ pensai che se squarcio fosse poesia, lo era il poco spazio di cielo/ dopo la mimosa di febbrao, situata nel vento,/ a Capodimonte della collina./ Proverò a chiedere quanto costa, lo spasimo di ogni radice sotto l’erba./ All’erba che non chiede tale misura./ Vorrà essere narrata/ in un quadro finito,/ traverso ombre dette ultime.../Ah, bracciali del tuo corpo le ombre/ se armillano lente./ Questo saranno ad imitatio del dolore,/ vecchia cosa che viola il tuo Sogno e la Natura,/ da te al suolo di passi, molto antichi e molto declinati./ Vieni dice lo gnomòdro nascosto in ogni foglia,/ come alla lettera di cui omette una condanna,/ e non conosce il volto del subire/ se tutto/ in asse di sua vita è contrazione,/ per una guancia e un polso, e svanirà/ conosco il bosco ed un altro squarcio/ di sua nera cava,/ di nicchie e cellette scardinate/ dove vanno gli amanti poveri. Erotismo dunque attraverso i luoghi di un presunto e possibile amore di sconosciuti, vibrante tensione, tra ogni pulsione umana, meglio e più poeticamente tensione di Creatura nel mondo che è tutta gioia e patimenti e si ritrova felice nell’amore cosmico, universale, ma soprattutto elargito con grazia e bellezza, meraviglia e stupore da quanti potranno e vorrano assecondarlo, non ultimi i lettori. Grazia, gesto dizione tutto si rivela in un bellissimo limbo di grazia e spontanea e intellettuale meraviglia.

Raffaele Piazza


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Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


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