Vico Acitillo 124
Poetry Wave

Recensioni e note critiche

Davide Argnani, Stari most
di Antonio Spagnuolo
 



Davide Argnani, Stari most, Ed. Campanotto, 1998            L. 20.000

Ebbi a leggere in anteprima il dattiloscritto di questo serratissimo e gustoso volume che
Davide Argnani oggi propone in ben quattro lingue italiano , croato , inglese e tedesco.
Un’operazione, apparve sin da la prima lettura, che merita ogni attenzione, ricca com’è di
quei segni necessari a confermare la tenacia nel dire, a consolidare le re/azioni alle
parzialità del tempo e del dolore.
“Il ponte vecchio di Mostar” ne è il sottotitolo, preciso nel simbolo di una guerra fratricida che,
pur nella fase storica inimmaginabile, ha congestionato gli occhi del mondo cosidetto civile,
inerme e sornione, e nel contempo disattento alle ingiustizie dell’irrazionale.
Uno spunto , questo delI’Argnani , che ha dato vita a pagine irripetibili di poesia con versi
e figurazioni che lasciano nel lettore un segno piuttosto marcato “…la foto color seppia/ ricorda
al centro la pietra/ arcuata, gonfia e liscia/vellutata come la pelleIdelle ragazze/.... i seni impilati/
sopra il parapetto/... il ponte è crollato/martedì nove novembre..,” (pag. 47).
Fuori del parlare comune, la bellezza del vecchio ponte rammentava le sue origini ottomane,
ed era il simbolo di molte e varie generazioni, tuffando nella storia le memorie più sensibili
e gli affetti più cari. Oggi il suo fantasma strozza le esistenze non realizzate e la negazione
dell’incognito ripercorrendo nei residui di luce l’assurda sospensione di una patria.
“Corsaro il tempo e le idee/la storia gocciola giochi estremi/e l’uomo va a fanfaluche/
senza rimorsi perde la memoria/lacrime di clown” (pag. 25).
Sequenza di illuminazioni, registrazioni, rapporti che si realizzano, per via della parola,
ed emergono nella eternità dell’istante, murando la forza in cui si nascondono i nomi storici,
i rapporti col fare altrui, la scissione delle capacità profetiche di un popolo, lo smarrimento
delle necessità e della libertà.
“Nulla è qui pervenuto/al nuovo sole delle stirpi/d’intorno le mura degli achei/. ..su/
ogni video del mondo/per ogni debolezza/per la fortuna/della forza immaginaria/
della volontà di stra-poténza/e strafottenza” (pagg.69-71)
E’ questo uno dei pegni della poesia, del poeta, che certificano alcuni passaggi attraverso
le forme e le fasi storiche che coinvolgono , ormai quasi ogni giorno , il nostro pianeta
e tentano di sbirciare - voci nel deserto - tra gli spiragli di un superamento verso altra storia.


Indice recensioni e note critiche
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Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


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