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Poetry Wave
 
 

Recensioni e note critiche
Tommaso Ottonieri: La plastica della lingua
di Antonio Spagnuolo



Tommaso Ottonieri, La plastica della lingua
Bollati Boringhieri, 2000, pagg. 238, L. 35.000 

      Un conflitto polimorfo che potrebbe giocare inaspettate  elaborazioni offre il lavoro che Ottonieri ha elaborato attraverso capitoli di indiscusso interesse.

      Già i rispettivi titoli: 1. La creta pastosa del soggetto (dal testo senza organi allo svanimento dell’autore), 2.La Lettera il Fuoco (Estetiche del peluche), 3.La plastica della lingua: la merce che c’è in noi, 4. Tagliare in due (la vita), 5.Fuori Centro: un’arte della fuga, 6. Bassa risoluzione autoriale. Ancora una parola su nove, 7.Trash’endenza della poesia, 8.La Zona Lirica. La Zona Morta, 9. Proiettile senza bersaglio. Forme epiche nella modernità in declino, 10. Prosodia della strada (uno stile del conflitto), 11. Tattoo. Bio-grafare verso, 12. Sussurri da una sala di specchi. Le tre cronache del Ricercare, 13.Battito,la Sapienza del Poeta. Una cartolina da Sofia, 14. L’Apocrifo la Replica il Posticcio: Glossa della Verità, 15. Marginalia: Del Testo della Fine (Del Testo senza Fine), 16. Questo libro – lasciano comprendere l’avvincente esplorazione che lo studioso ha tentato (riuscendoci in pieno), sempre attento a non compromettere le distanze cronologiche che la strategia di ricerca ha sostenuto.

      Facendo affiorare le necessità dei testi e conservando la disponibilità a chiarire in che cosa consista la diversità di alcune analisi, il confronto delle possibilità (impossibilità) di alcune verifiche, nelle dimensioni più raffinate del senso, la lenta definizione delle opposizioni tra denotazione e connotazione, la sempre difficile premessa culturale fra significato e segno, Ottonieri gioca, pagina dopo pagina, con il linguaggio e la rappresentazione della realtà, enucleando relazioni e identità fra gli elementi della nostra esperienza.

      Sottolineando come la suggestione “di un testo complesso, di sistema aperto, che si propone come network, campo reticolare dalle molteplici fughe (previste e non previste, cognitive ed emotive), ti costringe a situarti su connessioni, transiti da una categoria all’altra del paesaggio testuale eterogeneo, senza dare nessun nodo come qualcosa su cui posarti nella pretesa di una terra ferma. Ma ancora: la liminarità connettiva ti costringe a situare la tua percezione del testo in un oltre, che sei tu stesso a decidere e nondimeno galleggia sulle più insidiose acque dell’incertezza e dell’indecidibilità” (pag.47), si riesce a racchiudere la verifica che, fra tutti i criteri di testualità, quello della coerenza è non sempre indispensabile alla comunicazione.

      Il progetto del parlante (scrittore) deve reggersi, al momento della fruizione, partecipando a quella interpretazione che possa riconoscere l’accettabilità e la continuità degli indizi.

      Così è che Ottonieri ci mostra il reale recuperando la metafora delle isotipie e sostenendo “lo scacco che  la scrittura subisce dalla velocità dell’ iperreale e dai suoi media”.

2 gennaio 2001


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Immagine:
Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


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Otto Anders