1.
Dai ganci umidi pendeva la vita
2.
Con quali azioni invece di canzoni
3.
O bellezza dei corpi, affocato
4.
Le porte flagellate di pensieri
5.
La Casa della Morte
6.
La stanza del morto
7.
La metamorfosi erotica
8.
Dono di Pessach
1.
Dai ganci umidi pendeva la vita
Pendeva
dai ganci umidi la vita
E dietro
ai fiori di una tenda trita
Delle sue
false rose i brevi fuochi
Agli occhi
ansiosi prostituiva.
Visti in
rugiade nudità e mattini
In ossa
e sangui i vortici senz'alito
Labile
lume di lombi fetali
Su croci
buie di corpi brutali.
Ah scogli
scogli di corpi soffrenti
Che batte
batte un mare disperato
Quanti
sbattuti vi hanno insanguinati
E in che
caverne di rise sventrate
Dove ti
guarda una vita ignota
T'inoltri
anima che il buio seduca.
E il nutrimento
ansioso che lí scende
Perché
il suo sforzo atroce il buio invida
Che goccia
nelle solitudini dei corpi
Cieco sull'orlo
di tanu femminei
Vuoti ascoltava
le camere vuote
E un girare
di chiavi senza porte
E mani
prese tra ruote di altre
Pensando
forse qualcuno è epurato
In questa
morte a un insolito invito.
Oh malavita
profonda dei corpi
Che di
una infanzia hassidica hai negli occhi
L'arca
lambita e la pena patisci
Nei tuoi
quartieri in visite proibite
Tragico
e rischio tra muti spari
E scale
tristi abbiamo visto e udito.
Dell'animale
nel sangue sommerso
Che ú
succhia la luce che ú porta
Nessuno
udiva il grido accanito.
Crimine
crimine e notte omicida
Sterili
corpi di vergini infanzie
Sempre
a qualcuno si scanneranno
Delitto
di mai grido e mai castigo
Clemenza
ai corpi che nasceranno
Crimine
crimine e luce suicida.
2.
Con quali azioni invece di canzoni
Con
quali azioni invece di canzoni
Chiara
faremo la tua notte nera
Terra che
bruå,terra che dolori
Tristezza
d'uomo, malattia d'uomo?
Fare dolore
è tutto il vostro fare:
Se tu hai
guardato in una faccia d'uomo
Non fare
niente; fare bene è non fare.
3.
O bellezza dei corpi, affocato
O
bellezza dei corpi, affocato
Stuolo
della miseria nella sera,
ome in
fretta consumi la tua cera
E ne resta
un odore affaticato.
La visione
e lo stanco. Vola via
La colomba
senz'ali col suo volo
Caduto,
io resto con le ali immoto.
4.
Le porte flagellate di pensieri
Le
porte
flagellate di pensieri
Cadono
senza un grido, la civile
Carne coi
suoi gesti rannicchiata
In quei
tiepidi forni si preparava
A essere
mangiata e fluire
Li visitammo
in sogno, creatori
Di un
disperato
mistero, quasi
Fossimo
l'angelo che li divora,
Come se
da qualsiasi grado
Dell'invisibile
un occhio li contempli
Sia una
bocca antropofaga digiuna
Volata
via da una viva voragine
L'unica
compassione
Integri
non parevano
Quando
lasciammo il campo doloroso
E con
pietà
e paura nell'usure
Rialzavamo
le porte divulgate
Riparo
labile dagli assassini
5.
La Casa della Morte
Dove
le
ossa, le ceneri, le ombre?
La cecità
del triste Signore
Orienta
non si sa come gli aboliti
I loro
puliti muscoli, da vacue
Tombe volati.
I corpi intatti
E ben curati
incatena privi
Di soffio
in grandi camere notturne
Dove le
Forme sognano latendo
L'atto.
Nessuno
muta, nessuno dorme.
Non
c'è
di disgregato né colore
Né
odore in questa nudià infinita.
Spero per
te per me la guarigione
Integrale
nell'assoluta
Disgregazione
del volto vivo.
6.
La stanza del morto
Come
un
ladro, lontani già
I suoi
occhi, le ancore vive
Cose, sapone,
anello, carte,
Vino, fotografie,
fazzoletti,
Portò
via dai cassetti.
Essere stato
spogliato
Di una
preziosa compagnia di oggetti
Non
separabili
da lui se parte
Di una
casa tebana o menfitana
Era la
stanza che lasciava, il morto
Farà
piú nudo e triste? Cosí sola
Senza
bicchiere
o pane la sua bara.
Non
troverebbe
niente
Vicino
a sì, risorto.
7.
La metamorfosi erotica
Lombrico
d'ossa, i due nou ambulacri
Il Ghetto
acquatico e il Sepolcro attivo
Dei cromati
di Eros, oggi di miele e riso,
Dal nutrirsi
che aggrega quasi rapito,
Esche minori
provi. I letti ignoti
Fosforici
tra le smorfie notturne
Una tazza
di tè specchia con lune
Di gelsomino
come Valmy lontani.
Dei labirinti
di carne odori e visi
Tante mediche
bende di luce e labbra
Sul corpo
lento, dimenticato e solo,
Ecco simboli
muti, senza colore:
Li eclissa
il pudore di una cucina
Pane tagliato
è l'amata fessura.
Assunto
ha di gomitata manule
Un'intensa
apparenza quel che è disteso
Sul baratro
maligno, e fu lenzuolo
Sui nudi
tavoli erotici febbrile.
8.
Dono di Pessach
Azzima
tra archi rossi di cristiani
D'aria
e pensiero impasto di lontano
Fiore di
un meditato fuggire
Dai Mizraim
di cui landa senza colpa
Mi pareva
vederti e insieme lacrima.
Ma pecchi
l'azzima, la levi tenera
Il fermento
del cuore in lei deposto:
Pane sia
tutta tra le tue mani.