VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
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Direttore: Emilio Piccolo



Sans passion il n'y a pas d'art

Calamus
I poeti di Otto Anders


Guido Ceronetti

   
1. Dai ganci umidi pendeva la vita
2. Con quali azioni invece di canzoni
3. O bellezza dei corpi, affocato
4. Le porte flagellate di pensieri
5. La Casa della Morte
6. La stanza del morto
7. La metamorfosi erotica
8. Dono di Pessach


1. Dai ganci umidi pendeva la vita

Pendeva dai ganci umidi la vita
E dietro ai fiori di una tenda trita
Delle sue false rose i brevi fuochi
Agli occhi ansiosi prostituiva.
Visti in rugiade nudità e mattini
In ossa e sangui i vortici senz'alito
Labile lume di lombi fetali
Su croci buie di corpi brutali.
Ah scogli scogli di corpi soffrenti
Che batte batte un mare disperato
Quanti sbattuti vi hanno insanguinati
E in che caverne di rise sventrate
Dove ti guarda una vita ignota
T'inoltri anima che il buio seduca.
E il nutrimento ansioso che lí scende
Perché il suo sforzo atroce il buio invida
Che goccia nelle solitudini dei corpi
Cieco sull'orlo di tanu femminei
Vuoti ascoltava le camere vuote
E un girare di chiavi senza porte
E mani prese tra ruote di altre
Pensando forse qualcuno è epurato
In questa morte a un insolito invito.
Oh malavita profonda dei corpi
Che di una infanzia hassidica hai negli occhi
L'arca lambita e la pena patisci
Nei tuoi quartieri in visite proibite
Tragico e rischio tra muti spari
E scale tristi abbiamo visto e udito.
Dell'animale nel sangue sommerso
Che ú succhia la luce che ú porta
Nessuno udiva il grido accanito.
Crimine crimine e notte omicida
Sterili corpi di vergini infanzie
Sempre a qualcuno si scanneranno
Delitto di mai grido e mai castigo
Clemenza ai corpi che nasceranno
Crimine crimine e luce suicida.

2. Con quali azioni invece di canzoni

Con quali azioni invece di canzoni
Chiara faremo la tua notte nera
Terra che bruå,terra che dolori
Tristezza d'uomo, malattia d'uomo?
Fare dolore è tutto il vostro fare:
Se tu hai guardato in una faccia d'uomo
Non fare niente; fare bene è non fare.

3. O bellezza dei corpi, affocato

O bellezza dei corpi, affocato
Stuolo della miseria nella sera,
ome in fretta consumi la tua cera
E ne resta un odore affaticato.
La visione e lo stanco. Vola via
La colomba senz'ali col suo volo
Caduto, io resto con le ali immoto.

4. Le porte flagellate di pensieri

Le porte flagellate di pensieri
Cadono senza un grido, la civile
Carne coi suoi gesti rannicchiata
In quei tiepidi forni si preparava
A essere mangiata e fluire

Li visitammo in sogno, creatori
Di un disperato mistero, quasi
Fossimo l'angelo che li divora,
Come se da qualsiasi grado
Dell'invisibile un occhio li contempli
Sia una bocca antropofaga digiuna
Volata via da una viva voragine
L'unica compassione

Integri non parevano
Quando lasciammo il campo doloroso
E con pietà e paura nell'usure
Rialzavamo le porte divulgate
Riparo labile dagli assassini           


5. La Casa della Morte             

Dove le ossa, le ceneri, le ombre?
La cecità del triste Signore
Orienta non si sa come gli aboliti
I loro puliti muscoli, da vacue
Tombe volati. I corpi intatti
E ben curati incatena privi
Di soffio in grandi camere notturne
Dove le Forme sognano latendo
L'atto.

Nessuno muta, nessuno dorme.
Non c'è di disgregato né colore
Né odore in questa nudià infinita.
Spero per te per me la guarigione
Integrale nell'assoluta
Disgregazione del volto vivo.


6. La stanza del morto   

Come un ladro, lontani già
I suoi occhi, le ancore vive
Cose, sapone, anello, carte,
Vino, fotografie, fazzoletti,
Portò via dai cassetti.

Essere stato spogliato
Di una preziosa compagnia di oggetti
Non separabili da lui se parte
Di una casa tebana o menfitana
Era la stanza che lasciava, il morto
Farà piú nudo e triste? Cosí sola
Senza bicchiere o pane la sua bara.
Non troverebbe niente
Vicino a sì, risorto.

7. La metamorfosi erotica

Lombrico d'ossa, i due nou ambulacri
Il Ghetto acquatico e il Sepolcro attivo
Dei cromati di Eros, oggi di miele e riso,
Dal nutrirsi che aggrega quasi rapito,
Esche minori provi. I letti ignoti
Fosforici tra le smorfie notturne
Una tazza di tè specchia con lune
Di gelsomino come Valmy lontani.
Dei labirinti di carne odori e visi
Tante mediche bende di luce e labbra
Sul corpo lento, dimenticato e solo,
Ecco simboli muti, senza colore:
Li eclissa il pudore di una cucina
Pane tagliato è l'amata fessura.
Assunto ha di gomitata manule
Un'intensa apparenza quel che è disteso
Sul baratro maligno, e fu lenzuolo
Sui nudi tavoli erotici febbrile.

8. Dono di Pessach

Azzima tra archi rossi di cristiani
D'aria e pensiero impasto di lontano
Fiore di un meditato fuggire
Dai Mizraim di cui landa senza colpa
Mi pareva vederti e insieme lacrima.
Ma pecchi l'azzima, la levi tenera
Il fermento del cuore in lei deposto:
Pane sia tutta tra le tue mani.


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