VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
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Direttore: Emilio Piccolo



Sans passion il n'y a pas d'art

Calamus
I poeti di Otto Anders


Gottfried Benn

   
1. Parole
2. A casa
3. Impromptu
4. Ma dove
5. Gente incontrata
6. Venite
7. Sorbi
8. Ultima primavera
9. Aprèslude


 

1. Parole

Solo: tu, con le parole,
e questa è veramente solitudine,
non trombe né archi trionfali
sono in quest'essere.

Guardi loro nell'anima
cercando il primo viso, il viso primigenio,
anni su anni - schiantati
sí di fatica, ma non troverai.

E di là s'accendono i lumi
in un dolce rifugio umano,
piana, da labbra umide, di rosa,
come una perla cade la parola.

Solo i tuoi armi ingialliscono
in un diverso significato,
fino nei sogni: sillabe
ma tu tacitamente passi.

Traduzione di Ferruccio Masini

2. A casa

Quando passi da solo la notte,
e hai un po' bevuto, ma non sei ubriaco,
in mezzo a neve, polverio e faville,
Dio sa da dove, prendi la via di casa,

la casa dove ci si stende e si fissa
il vuoto, ma riempirci, naturalmente, si potrebbe
di reminiscenze, chiacchiere, omelie di parole,
con cui si pavoneggia il tempo come presente,

eppure dietro e davanti ad esso sono l'avo
e i pronipoti, avvicendantisi e divisi:
pensi tu che non sia la secolare illusione
ad indugiare in te sguardo ed immagine?

Traduzione di Ferruccio Masini


3. Impromptu

Alla radio uno cantava:
« Nella via dei Tordi a Rüdesheim » -
ero tramortito:
Tordi, ma questo è proprio un giorno di primavera,
chissà cosa pendeva sui muri,
zampillava, cinguettava, forse era un verdechiaro -
nel cuore un balzo in alto, non già il vecchio cuore di oggi,
ma quello giovane ancora, verso un giorno di passeggiata,
inebbriato e stanco.

Anche chi mai bevve vino,
qui trovò cose d'oro al suo palato
si batté la polvere dal vestito,
poi su un campo
col tascapane sotto la testa,
l'uno e l'altra non avevano nulla dentro,
se non qualcosa per le evenienze
dell'indomani.

Un paio di scarpe. Un figlio delle muse.
Allora era Liliencron il mio dio,
gli scrissi una cartolina illustrata.

Traduzione di Ferruccio Masini


4. Ma dove

Se ancora tu avessi vaghezza
(ma quando, ma dove),
se ancor t'incatenano i baci
(amour - bel oiseau),

se ancora con fruscio d'ali
sopra le Ande ti libri
trasmutandoti in due mari
senza saper chi tu sia,

se ancora hanno voce gli strazi,
lacrime per bel oiseau
ti precipitano e frantumano -
ma quando - ma dove? -

Traduzione di Ferruccio Masini


5. Gente incontrata

Esseri umani ho incontrato che,
quando si chiedeva loro il nome,
timidamente - come se non potessero pretendere
di possedere anche soltanto un modo di chiamarsi -
« signorina Christian » rispondevano e poi:
« come il nome », e ti volevano
                                                            agevolare la comprensione
nessun nome difficile come « Popiol » o
                                                                            « Babendererde »
« come il nome » - prego, non incomodi
                                                                la sua facoltà mnemonica!

Esseri umani ho incontrato che
coi genitori e quattro fratelli in una stanza
crebbero, di notte, con le dita nelle orecchie,
studiavano al focolare,
si fecero strada, di fuori belle e ladylike come contesse -
di dentro miti e operose come Nausicaa,
avevano la fronte pura degli angeli.

Mi sono spesso domandato e non ho trovato risposta,
da dove venga la dolcezza e il bene,
nemmeno oggi lo sa e ora devo andare.

Traduzione di Ferruccio Masini



6. Venite

Venite, parliamo tra noi
chi parla non è morto,
già tanto lingueggiano fiamme
intorno alla nostra miseria.

Venite, diciamo: gli azzurri,
venite, diciamo: il rosso,
si ascolta, si tende l'orecchio, si guarda,
chi parla non è morto.

Solo nel tuo deserto,
nel tuo raccapriccio di sirti,
tu il piú solo, non petto,
non dialogo, non donna,

e già cosí presso agli scogli
sai la tua fragile barca -
venite, disserrate le labbra,
chi parla non è morto.

Traduzione di Ferruccio Masini

7. Sorbi

Sorbi - ancora non rossi del tutto
con quel tono che hanno divenendo
livido alone, sorbe, autunno e morte.

Sorbi - un poco pallidi ancora,
ma guardali già stretti in un fascio
annunciar semiseri le ore del commiato:
forse mai piú, forse è l'ultima volta.

Sorbi - quest'anno e questi altri anni ancora
prima in pallidi toni e poi in rossi
si tingono, si colmano, maturano, s'offrono a Dio -
ma dove ti colmasti e ti tingesti e maturasti tu -?

Traduzione di Ferruccio Masini

8. Ultima primavera

Prendi in te le forsizie nel profondo
e quando viene, anche il sambuco al sangue
rimescola, alla tua gioia e miseria,
al cupo fondo cui sei destinato. Lente giornate. Tutto superato.
E non chiedi se è fine o se principio,
cosí forse le ore porteranno
te ancora fino a giugno con le rose.

Traduzione di Ferruccio Masini


9. Aprèslude

Devi saperti immergere, devi imparare,
un giorno è gioia e un altro giorno obbrobrio,
non desistere, andartene non puoi
quando è mancata all'ora la sua luce.

Durare, aspettare, ora giú a fondo,
ora sommerso ed ora ammutolito,
strana legge, non sono faville,
non soltanto - guardati attorno:

la natura vuoi fare le sue ciliegie,
anche con pochi bocci in aprile
le sue merci di frutta le conserva
tacitamente fino agli anni buoni.

Nessuno sa dove si nutron le gemme,
nessuno sa se mai la corolla fiorisca -
durare, aspettare, concedersi,
oscurarsi, invecchiare, aprèslude.

Traduzione di Ferruccio Masini


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