Ultimo
inganno questa solitudo,
un balbettio
ciclato nella merda,
innanzi
a telecamere, lo spettro
di minacce,
qualcosa di accaduto
a culo
nudo, acrobata di palle
nel pigiar
di sprovviste puttanelle.
Oh ricche
e rigogliose teste calde
che
speraste l’agosto dall’inferno,
che conoscete
il vecchio mondo a cialde
de’ carmi
arcigni maledetto perno,
fra lenzuolo
corsetti e carotene
inutilmente
con l’industre mano
cercaste
di spezzare le catene
delle farfalle
il verginale arcano.
Guizzo
e stravizio, intreccio in infusione
con briglie
di accidioso scalpitante,
incestuoso
e assediato dalle fiche
stupore
primo del regal blasone
senz’alcun
velo il duro mio misfatto
gemme feconde
strette del biscione
alle tue
fresche rive mi acculatto.
Finché
trovo qualcun che me lo mena,
guizzo
nel gusto di bruciar la fronte
pel trastullo
gioioso d’ogni piena
corro tosto
a cacciarlo dentro il fonte
pria che
il pendolo giù va penzoloni
e la tua
rosa qual gentile aiuola
mi rinfreschi
le pinze dei coglioni,
affondo
artigli e ferro alla braciola.
La stizza
delle femmine al fiammante
altra lingua
promette per l’amante
altra lingua
inserisce in tutta fretta
testimonianza
della braga stretta,
il nuotare
nell’ombra intorno al collo
essendo
un gioco poco straordinario
l’errore
mio fu la disattenzione,
allentando
di troppo il cinto erniario.
Come calda
giù fu la man tremante
dopo polvere
e fuoco ebbi l’avvio
di sistemare
ancora folgorante
l’asse
stremante in tutto il folgorio.
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