Sono
qui
ad aspettarti. E mi pare
di attendere
invano il ritorno del corvo.
Dubito
che si possa rischiarare
questa
nostra epoca torbida.
Ti immagino
dentro un teatrino muffito,
in
un'accigliata
cantina.
Non vorrei
rivederi avvizzita,
avvolta
di naftalina.
Torna giovane.
Mi vestirò di pervinca,
balleremo
un'intera estate
uno
struggente
valzer di Glinka,
come in
vaporose stagioni passate.
Ma ora cade
la neve. Sono già cinquant'anni
che cade
sulla nostra vita. Ed è tetro il domani.
A parte
le angustie e gli affanni,
mi sento
ridicolo come un parrucchiere per cani.
Ma affrettati,
affrettati nella città del tuo sogno.
Molti ti
pensano con malinconia. Ed io ti aspetto.
Siamo ancora
vivi e ci assilla un bisogno
di gioia,
di calore, di affetto.
Spargi
ancora a profusione
su di me
i gigli pallidi
grandi
gigli dei tuoi canti
rose rosse
dei tuoi valzer.
E il respiro
intessi greve del tuo amore
che appassendo
da profumo
e del tuo
orgoglio
garofani
di fuoco flessuosi.