Riversione-collage
da Jules Laforgue
- perdóno,
perdóno! Tu mi perdoni,
padre mio,
non è vero? In fondo, mi conosci...
Kate, aspettami
qui un momento. E' per la tomba
di mio
padre che è stato assassinato, sai?,
pover'uomo!
Poi ti racconto... Un attimo.
il tempo
di cogliere un fiore... chissà...
servirà
da segnalibro quando rileggeremo
il mio dramma
e saremo
costretti a interromperlo
per baciarci
Stabilità!,
il tuo nome è donna!...
Metodo,
metodo, che vuoi da me?
Lo sai
che ho morso il frutto dell'incoscienza;
che sono
io colui che annuncia la nuova legge
al figlio
della donna,
colui che
detronizza l'imperativa categorico
per
instaurare
in sua vece l'imperativo climaterico...
Io che ho
esordito con il dovere
di
rammentarmi
l'orrido
Orrido
orrido orrido evento
Per esaltare
in me la pietà filiale
Per far
gridare l'ultimo
L'ultimo
grido al sangue
di mio
padre mio padre mio padre...
Io che ho
voluto riscaldarmi il piatto
Riscaldare
il mio piatto della vendetta
Ecco che
invece ho preso
Ho preso
gusto all'opera
Mi scordai
di mio padre
Mio padre
mio padre
assassinato
il bravuomo
assassinato
Mi scordai
di mia madre
Prostituita
(M'ha
distrutto
la donna questa visione)
Il mio trono
ho scordato
il mio
trono il mio trono
Me n'andavo
a braccetto d'un bell'argomento
Il mio
trono il mio trono
Che mostro
Istrione, sì...
Felicità
Felicità maniaca,
che ne
faremo io della mia anima,
Lei della
gioventù sua cagionevole?
Lei ch'è
tutto il mio cuore e la mia vita
Che ne
sarà a quest'ora - forse piange...
Oh, se
è fuori con questo tempaccio
- troppo
umana - da che storie rincasa?
E se è
dentro
e non dorme
per questo ventaccio,
Si figura
felice a tutti i costi?
Si dice:
Tutto,
fuor che il mio cuore
resti
così
incompreso?
Oh riguardati,
te ne scongiuro,
poveraccio
d'un cuore alle strette
oh languori
fra i pianti Tu miseria
Questa
miseria di volere essere
la nostra
donna
Strapaese
Famiglia
Case a
notte ch'è nero
Vento freddo
In convento
in convento...
Un convento
del borgo natale
di tra
il liceo e la prefettura
E dirimpetto
la cattedrale
con quelle
anonime vesti bigie
in preghiera
e cucito
E bastare...
E sprezza
senza invidia tutto quanto
non sia
che questa vita di vestale
...
Provinciale
Va via,
ghiaccia per sempre gli occhi a terra
ch'io non
veda dal vivo la tua scenetta fatale.
No non può
e non può stare,
Non sei
come le altre
avvinghiate
alle tende alla finestra
sul tramonto
che sguazza nel sangue.
Oh non
ne hai l'età...
Dimmi che
tu non avrai mai l'età!
Me lo
prometti,
è vero,
che te
ne starai buona come un angelo!
(Sì
perché tu non avrai mai l'età)
Passa
ghiaccia
per sempre gli occhi a terra,
sempre
irriconciliati i tuoi begli occhi...
Oh, come
Lei è laggiù
Come la
notte è nera
Ahi che
la vita è una stordente fiera
E' creatura
E' routine
Che noi
morremo.
Non sono
che una disgraziata, ma ho l'animo elevato, io!
Sa Dio
quante sublimi eroine ho logorato
in
palcoscenico!
Ma quando
ho letto la mia parte
scritta
da te, in quella specie di commedia
E' proprio
così il nostro misero destino:
pietoso
e impietoso!
Come devi
essere unico e incompreso tu,
e non matto
come dice la gente
- E questo
non è niente! Ti leggerò tutto! Andremo
a vivere
a Parigi
- e che
bizzarri nomi di battaglia -
Io ti amo,
ti amo, ti amo! Vestiti!
Tu sei
un angelo in scena, un mostro sacro.
Faremo
colpo! Vestiti! Me ne fotto del mio trono!
I morti
son morti! Vedremo il mondo, Parigi!
Vita mia,
a noi due!
Povero pallido
individuccio
che non
crede che al suo io che a tempo perso
Vidi svanire
la mia fidanzata
portata
via dal corso delle cose
Così
lo spino vede disfogliarsi
col pretesto
ch'è sera
le sue
più belle rose
Oh notte
anniversaria questa Tutte
le valchirie
del vento son tornate
a mugghiare
agli spifferi dell'uscio
Vae soli!
Ma che importa
E'
stordirsene
prima che si deve
La mia follia
piccolina
è
morta.
Eh, sì,
dopo aver pianto sulla storia,
io voglio
vivere un tantino felice...
Domando
troppo, è vero?, a quanto pare...
Febo, davanti
a te hai parecchi giorni,
ma cresce
questa tua vecchia clientela
dall'a
che pro?!...
Elena, vago
per la mia stanza
e mentre
tu stai prendendo il tè
in fondo
all'oro d'un bel settembre,
rabbrividisco
per la tua salute!...
Ah, la luna!
La luna m'ossessiona.
Ahimè,
non me la sento di sposarmi:
sono troppo
spregevole per questo,
voi non
siete abbastanza intrattabili.
Sempre
così a estasiarvi...
E vivacchio!
Vivacchio! Sono troppo
numeroso
per dire sì e no...
Mi sento
troppo pazzo. Da sposato
Maciullerei
la bocca alla mia bella
e, caduto
in ginocchio, le direi
queste
parole losche: e troppo! E' troppo!,
il mio
cuore è troppo centrale,
e tu non
sei che carne umana,
non puoi
non puoi trovarmi tanto ingiusto
se ti faccio
del male... In verità,
più
ci si estasia insieme
e meno
s'è d'accordo.
In
verità,
la vita è troppo breve.
Non sono
che una disgraziata, ma ho l'animo elevato, io!
Dio solo
sa quante sublimi eroine ho logorato
in
palcoscenico!
... Ma
quante devi averne fatte soffrire anche tu!
Se tu sapessi
che gran cuore ho io!
Non ne
posso più di quest'esistenza cinica e vuota!
Domani
pianto tutto! Me ne torno a Calais
e mi faccio
monaca
per dedicarmi
ai poveri feriti
della guerra
dei cent'anni!
Frasi
chincaglierie
ricordi in grumi ahimè
come s'è dimagrita
che ne sarà di me
Oh, perdóno,
perdóno, non l'ho fatto apposta!
Ordinami
qualsiasi espiazione! Ma sono così buono,
ho un cuore
d'oro, io
e non ce
n'è più come il mio.
Tu mi
capisci,
non è vero?
Non chiedo
nulla a nessuno, io. Sono senza un amico.
Non ho
un amico che sappia raccontare la mia storia,
un amico
che mi preceda dappertutto
per evitarmi
quelle spiegazioni che m'ammazzano.
Non ho
una che sappia gustarmi.
Ah, sì
un'infermiera!
Un'infermiera
per amor dell'arte,
che conceda
i suoi baci solamente ai moribondi,
a gente
in estremis,
e che
perciò
non possa vantarsene. Macché!
Una volta
a casa, uomini e donne a coppie
ammireranno
i miei scrupoli sull'esistenza,
ma non
li imiteranno nemmeno per sogno,
e non se
ne vergogneranno affatto a quattr'occhi,
da uomo
amato a donna amata, in famiglia!
Più
tardi mi s'accuserà d'aver fatto scuola.
Come sono
solo!
E quest'epoca
non c'entra nemmeno un po'.
Voglio
tornarmene fra la brava gente di campagna
Voglio
sposare una povera ragazza.
Voglio
sposarmi, sì!
Tra tutte
le mie idee questa senz'altro
sarà
stata la più amletica.
Non posso
vedere le lacrime delle ragazze! Sì,
perché
far piangere una ragazza
è
più irreparabile che sposarla!
Perché
le lacrime son tutta infanzia.
Perché
le lacrime versate manifestano
semplicemente
una pena così profonda,
che tutti
gli anni d'incallimento sociale
e ragionevolezza
scoppiano e affogano
in quella
fonte riaperta dell'infanzia
della creatura
primitiva, incapace di male.
Si fa tardi.
A domani i baci e le teorie...