Sans
passion il n'y a pas d'art
Calamus
Poesie dei
giorni pari
12 luglio 2000
Emilio Piccolo
Barchette, esami II
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Mi
hai
proposto di riscrivere, per la quarta volta in venti anni,
il canto
d'amore di Prufrock. E hai suggerito anche varianti e citazioni
che ora,
mentre scrivo, non ricordo. Ma non darò retta
alla tua
provocazione e lascerò che Eliot e la mia anima
riposino
in pace. E' che sono stanco di perdermi
dietro
il profilo delle tue dita che piegano la carta a forma di barchette
- ne hai
fatte tante - mentre un alunno chiude l'interrogazione
e sarà
felice, almeno per i prossimi cinque anni, di non vederci più.
Stanco
di costringermi a credere che siamo così simili
a quelle
barchette, che è sufficiente un istante
per disfarle
come i sogni , e la vita.
E non c'è
più tempo per il telefono che squilla senza risposta
o prepararsi
una faccia per incontrare le facce che incontri,
per dirsi
solo divento vecchio, divento vecchio
o immaginare
che all'angolo della strada
dio ci
attenda per offrirci un caffè.
Se fosse
così, gli direi: padreterno, dacci una seconda vita
perché
questa l'abbiamo sprecata. Dacci il tempo di amarci,
senza avere
più la storia fra i coglioni o un gesuita
con la
voce in falsetto a ricordarci che questa l'abbiamo
buttata
via.
Ma noi,
dio non lo incontreremo. Nemmeno per offrirci
un caffé
o discutere con noi di arte e di bellezza.
Altro tempo
ci sarà, mio dolce amore:
il tempo
di appassire, e poi di schianto cadere giù,
come la
mela che ora alta rosseggia
rossa sul
ramo più alto.
E allora,
andiamo, tu ed io...
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