Tenere
e ambigua città,
anche mia
è la tua nostalgia;
piango
e godo la "lontanità"
che la
tua biologica aristocrazia.
A Genova,
a Roma, a Firenze,
in certi
istanti mi appari
più
mia di tutte, e di colpo
mi riempi
il cuore di assenza.
La Boca
è la mia casa, là sto
per possedere
le notti australi,
le mitiche
tigri virtuali
che il
cieco Borges visualizzò.
Il caffè
che prendo a Maipú
profuma
delle tue contraddizioni,
mi fai
allegro e triste
sotto il
vasto mistero dell'ombú.
Papera
capitale
dalle memorie
mischiate
radici
sradicate
di un'Europa
immemoriale!
Non v'è
cielo che come il tuo mi ponga
Sì
dolce carico di dubbi:
rispondimi
con la voce nuda
del tango
e della milonga.
|
|