Un maggiolino
rovesciato sul dorso.
Le vecchie
macchie di sangue ci sono ancora, al museo.
Decenni
che si fingono morti.
Da trenta
ministeri viene un alito acido.
All'Hotel
Nacional quattro sonatori defunti
suonano
il tango del 1959, sera dopo sera:
Quizás,
quizás, quízás.
Giaculatorie
di maggio mariano ai tropici:
alla storia
si chiudono gli occhi.
Solo una
nostalgia di dentifricio,
lampadine
e spaghetti
è
rimasta sveglia, fra le lenzuola umide.
Un sonnambulo
davanti a dieci microfoni,
che non
finisce mai, inculca alla sua stanca isola:
dopo di
me non viene piú niente.
La meta
è raggiunta.
Sui mitra
luccica l'olio.
Lo zucchero
si rapprende nelle camicie.
La prostata
non ce la fa píú.
Nostalgico
scruta il vecchio guerriero
l'orizzonte,
se mai si scoprisse un attaccante.
Ma il mirino
è vuoto. Anche il nemico
lo ha
dimenticato.
Traduzione
di Anna Maria Carpi