Non
(ita me di ament) quicquam referre putavi,
utrumne
os an culum olfacerem Aemilio.
Nilo mundis
hoc, nhiloque immundius illud,
verum etiam
culus mundior et melior:
nam sine
dentibus est. Hoc dentis sesquipedalis,
gingivas
vero ploxeni habet veteris,
praetera
rictum qualem diffisus in aestu
meientis
mulae cunnus habere solet.
Hic futuit
multas et se facit esse venustum,
et non
pistrino traditur atque asino?
Quem siqua
attingit, non illam posse putemus
aegroti
culum lingere carnificis?
Non immaginavo
(che gli dei mi perdonino) di dover dire
che sarei
capace di annusare sia la bocca che il culo di Emilio.
Molto pulito
questo, ma immonda quella:
cacchio
è proprio vero che il culo è più pulito della
bocca,
infatti
è senza nemmeno un dente. Mentre quella ha denti
lunghi
oltre misura, e le gengive malandate
come una
vecchia carcassa di carro, ed il sorriso (!)
sembra
una vagina di mula aperta, nell’atto di pisciare.
Egli non
fa altro che chiavare a destra e a manca
con l’aspetto
del gran signore; ma perché non lo aggiogano
ad una
mola come un asino?
Quella
che con lui se la gode non leccherebbe il culo
nemmeno
ad un carnefice malandato.
Traduzione di Antonio Spagnuolo