ma
quale
disputa? all’agostana feria
non t’è
fortunosamente dio che
in un pugno,
sgranchito
lo scoglio
dal riverbero romito
(le auto
dei sorpassi ex oggi
accigliate
nei parcheggi)
in mano
ai pensieri e fratte, soffuso
in limine
al presente tra i sassi
e la risacca
spaparanzato,
cogli
sparuti
bagnanti alla deriva
- nemmeno
i minimali
intabarrati
in grigi carne,
nemmeno
i ciabattoni
assuefatti
a nuove sagre-
assoli,
stesa
così
la tela all’ombra magra
che il
pittore davanzato, da rotonda
dilettevole,
inflora alla maniera
arcaica:
figurati,
una fortezza nuova,
eroina!
ma quale disputa ormai?
eppure dalle
mucillaggini
sbucasse
il censore che ti seguita
col taccuino,
formuleresti:
- …classe
milleennovesettedue, miope,
ascendente…-