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Direttore: Emilio Piccolo



Sans passion il n'y a pas d'art

Calamus
Poesie dei giorni pari
 
2 giugno 2000



Emilio Piccolo
Elegia

 
oh come si lascia andare
in questo febbraio
di commozioni sottili
che non sai dove andare
e se andare
come si lascia andare
da queste parti
questa città
senza un segno un trofeo
un’idea fatta di luce e saliva
senza nemmeno l’attesa
che ci si svegli dal torpore
e tutti assieme ci si tocchi
ci si annusi i volti
tenuti assieme da occhiali al titanio
dietro ai quali il meglio di noi si disperde
tra geografie improbabili
sensi unici e divieti
desideri in bilico
sui bordi dei bicchieri e delle labbra
e mani che a sfiorarsi fanno paura
e sogni fanno densi
come il mosto della vendemmia
ora che ancora è inverno
anche se in anticipo è la primavera
in anticipo quest’anno
e non siamo preparati noi
né per abiti né per ormoni
né per orari ferroviari
in questo mese di astratti furori
e astratti dolori
mese crudele meno di aprile e più luttuoso
che sconfigge sicurezze e pigrizie
e ci lascia senza risposta a chiederci
che se l’estate ci trova così impreparati
quali alibi potremo mai trovare
alla vecchiaia che avanza
mentre dentro ami come a vent’anni
e non sai se più lo sai tenere
per la coda il drago
che a cinquant’anni ancora ti cavalca
perché tu sei da un’altra parte ormai
maledetto poeta
e sei nel verbo e al verbo condannato
alle parole derise da chi crede
che altro sei dalle parole che dici
dalle parole esatte e imperfette
che scrivi sempre
come se fossero le prime e le ultime
dai ritmi che battono come denti
per il gelo ed il trapano del dentista
così che ti viene voglia di gridarlo
fino a farti scoppiare polmoni e vene
io non ci sto più
e di smetterla di scegliere per te
l’assurda morte a scampoli e a saldi
di starci in mezzo senza essere da nessuna parte
in questo febbraio di piatti da sciacquare
di figli da consegnare ad un’eternità che non vogliono
di mal di denti con cura occultati
perché meglio un dente con la carie
che un tumore che non ti faccia più venire
né mal di denti né la voglia di vita
che hai con arte dimenticato
meglio il respiro delle cose senza sorpresa
dei sogni che sai come vanno a finire
anche se sono finiti da sempre
degli sguardi che ti guardano senza guardare
delle mani che ti toccano senza toccare
meglio tutto, amore,
in questo febbraio
in questa città
in questa strada
in questa casa
in questo cesso
dove alla stessa ora
le 6.40 del mattino
con lo stesso sapone
con la stessa sapiente negligenza
le mani ci disinfettiamo e il cuore
meglio tutto, amore,
dell’allegrezza
che ci segna la fronte
quando gli altri ci salutano
come i ventenni che eravamo


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