VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
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Direttore: Emilio Piccolo



Sans passion il n'y a pas d'art

Calamus
Poesie dei giorni pari
 
2 maggio 2000



Orazio
Nulla taberna meos habeat neque pila libellos

 
Nulla taberna meos habeat neque pila libellos,
quis manus insudet vulgi Hermogenisque Tigelli,
nec recito cuiquam nisi amicis, idque coactus,
non ubivis coramve quibuslibet. In medio qui
scripta forum recitent sunt multi quique lavantes:
suave locus voci resonat conclusus. Inanis
hoc iuvat, haud illud quarentis, num sine sensu,
tempore num faciant alieno.
....
Saepe tribus lectis videas cenare quaternos,
e quibus unus amet quavis aspergere cunctos
praeter eum qui praebet aquam; post hunc quoque potus,
condita cum verax aperit precordia Liber.
Hic tibi comis et urbanus liberque videtur,
infesto nigris; ego si risi quod ineptus
patillos Rufillus olet, Gargonius hircum
lividus et mordax videor tibi?...
 

Nessun negozio e nemmeno una vetrina espone i miei libri
sui quali possa posarsi untuosa la mano del volgo o di Ermogene Tigellio,
né io recito all’impazzata i miei versi, se non a qualche amico
fidato, e soltanto se vero amico… Invece sono troppi quelli che
recitano impunemente, persino nei bagni pubblici:
risuona più melodiosa la voce nei luoghi chiusi.
Tutto ciò giova agli sciocchi, non precisamente a chi si chiede
se sia cosa saggia o sia cosa opportuna.
….
Spesso puoi vedere che nei triclini cenano a quattro per ogni lettino,
e tra di loro c’è uno che ama distribuire maldicenze,
tranne per l’anfitrione che offre da bere; ma ben presto,
dopo aver bevuto, anche contro di questi,
aprendo ad ogni segreto l’ebbrezza che ha in cuore.
Per te che attacchi i maligni ciò può sembrare
cosa civile, libera e divertente; ed io, se rido
per quell’imbusto di Rufillo che olezza per i troppi profumi
o per Gargonio che puzza di caprone, ti appaio
acido o velenoso?

Traduzione di Antonio Spagnuolo


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