E
venne
il tempo della mucca pazza,
del genoma,
del cedro ingigantito,
dell’urlo
sincopato nella piazza:
transgenica
follia d’ipoclorito.
E tu ci
sei fra le cucchiare e il verbo
d’una patata
cruda, d’un cetriolo,
qual sito
delicato, ancora acerba
francescana
ingobbita nel fagiolo!
E tu ci
sei farcita con la menta,
col verbo
de l’arancia e del vetriolo,
la
vulva con la salvia, tu, giumenta
dal ventre
rincalzato per la stura.
Quello
che si conviene nell’intrico
introdotto
dal buio della clausura:
reliquia
o barocchismo d’un antico
vello,
tu pànica bellezza da suino,
apri di
sghembo la tua noce a scanni,
illusa
di godere i tuoi vent’anni.
E tu ci
sei aroma di basilico
al verbo
della carpa o dell’uccello
protesa
al seno quasi quasi in bilico
fra le
tue chiappe ed il mio manganello. |
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