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Direttore: Emilio Piccolo



Sans passion il n'y a pas d'art

Calamus
Poesie dei giorni dispari
21 giugno 2000



Emilio Piccolo
Turn around

 
è un tempo questo che si crepa in fretta
e le strade sono zeppe dei nostri sentimenti
masticati e sputati via

così, mettiamoci l’anima in pace
gli oracoli esistono per parlare e hanno parlato
ora è solo una questione di interpretazione
e non c’è motivo che una foglia di alloro
sia più facile a digerirsi del chewing gum

qualcuno m’ha detto che in certe dosi
e in certe occasioni è un allucinogeno
lo è anche la poesia
ma questo lo sa solo chi ci bazzica quel tanto
da non aver paura di overdose
e di essere contraddetto dai fatti

beninteso, anch’io ho paura
di incontrare all’angolo di strada
uno che dopo venti anni mi viene a dire
che ne ha fatta di strada e mi trova uguale
a quello che ero e che sarò

che ne so, un compagno di liceo
quella che amavo a diciottanni e se la fece un altro
stefano che aveva i capelli biondi ed era fico
o anche arturo che ha passato la vita
sui codici medioevali

io però ho letto quasi tutto
e fatto quasi tutto
potrò dire che non ho rinunciato a nulla
e ho speso quello che avevo
e comprato dolore e felicità in egual misura

ma che ne sai amore mio che ne sai
che mondo c’è adesso
ci si abitua anche alla menzogna
e ci si brucia il cuore con dolori
di cui si può fare a meno

ma è andata così
e io non ho mai scritto nulla senza firmarlo
né poesie che non avrebbe potuto farle anche un altro
sono solo passato da un foglio di carta bianca
alla disperazione nera di chi la vita gli cresce nel cervello
come un tumore da portarsi con sé
anche sull’altra faccia della luna

così siamo rimasti qua
sembravamo venire da stanze colme di pianto
e abbiamo pianto come la madre di giotto
con le braccia alzate e larghe
sul cadavere che eravamo

poi siamo andati via
con gli occhi asciutti che nessuno notava
e la sensazione improvvisa
che fossimo un uomo e una donna da mangiare
schiacciati sotto il peso delle stelle
che non abbiamo viste
né hanno brillato per noi

que triste!
siamo andati a fondo
piccoli come sassi di fiumi
e senza la dignità che serve
a rinfacciarsi una felicità
breve come questa breve vita

ora il mio urlo che non grido è al limite del decibel
e qualcosa in più di un terremoto
in queste piccole cellule del mio corpo
mi spinge a cercare nei ricordi
ciò che nessuna memoria di uomo o dio può conservare

e qui solo la morte può placare
questa giovanile follìa spezzata
organizzare i miei rottami come se fossero grumi da sputare
in faccia ai passanti di queste strade di natale
lasciando che sia il vento a restituirceli negli occhi
da dove il pianto se n’è andato

leggerai queste parole
in un giorno di dicembre che le cose saranno quelle di sempre
potrai dire eri il migliore
anche se sai che poi non vale nulla un uomo
che una donna lo ama e se ne va
solo perché preferisce la nostalgia
e diventare bella per dei che non la onorano

quand’è finita? mi chiedo
io dico che bisogna mangiare ancora merda
è la cosa migliore per chi ha voglia
di essere uomo e avere un cuore
ma non c’è ancora molto tempo
e ai grandi magazzini
non vendono il fai-da-te della felicità

nemmeno del dolore

ecco: ti servo su un vassoio le mie ceneri
queste erano le mie mani
queste le mie ciglia
questa la lingua troppo abituata a parlare per tacere
questi i sogni che abbiamo spedito al mattatoio
queste le tristezze che non abbiamo saputo vivere
e le angosce che ci siamo spruzzate nelle inguini
perché delle nostre inguini altri avessero a godere

nulla io dimentico e lascerò scritto
che sia mio figlio a disporre di ciò che ho scritto
ne faccia ciò che vuole
e del mio cuore scoppiato non serbi che il tic-tac
non mi somigli né mi detesti
mi ami, se può e vuole
e mi odi, se saprà

ora, sto dormendo tra i suoi seni
troppo grandi per me
per questo piccolo uomo che non ha né coraggio né libertà
vado via perché non so restare
perché, è semplice, io sogno
e ogni storia è programmata per essere cancellata
alla fine tutto sarà come prima
tu sarai più vecchia
io l’impiccato dei tarots
e a chi ci interroga sarò prodigo di sventure e di prodigi
tu un’imperatrice con la sapienza di chi ha perso
più di un reame

saremo tristi, amore mio, tristi
ma non avremo scuse
e nessuno ce lo perdonerà
o ci sarà grato


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