Raccontami
come soffri
come ti rode il dente come ti
duole il verme
se il vedermi ti duole o sempre
indifferente
la mia voce straniera nell'affollato
deserto
non riusciva a commuovere il
tuo distratto sesso.
Altro è il problema. Forse
il sedimento del tempo
l'assuefazione alla rinuncia
il disinganno
sono già un alibi un pretesto
sufficiente
per gli inevitabili ricorsi
dell'incomunicazione.
Ma tu non eri l'Ofelia di nessun
principe indeciso
né vi sono più
testi passabilmente sacri
o referenti universabili da contestare
in questa sconnessa e disancorata
danimarca
dove ogni cosa si sfalda va alla
deriva.
Mettiti dunque in un convento
o in qualche altro meglio abitabile
gineceo
dove le oneste furie della
programmazione
maturano per te ideologici orgasmi
pilotati.
Vado a capo e scrivo "io" con
trepidazione
prendendomi
le distanze dall'ambiente
nella misura
in cui o se preferisci
nell'ottica
discretamente
accademica del
sistema
al fine di
recuperare o di risarcire
il quid
indefinito o almeno parte
di esso
riscrivendomi
l'infanzia punto
per punto
dal punto
preciso (e difficilmente
individuabile)
dove ruppero
all'impazzata i
liberi corsieri
trascinandosi
dietro un'altra
carrozza
non questa
inamovibile di parametri
e coefficienti
di cedimenti
di pigre viltà
di sconfitte.
To be or
not to be fra
parentesi quadre.
Oscillando fra le insulse categorie
del fare e
del disfare delegando
la storia
a sciogliere
per noi tutti i
nodi gordiani
mentre resto
da te separato senza
ragione
dicevo "io"
cercandoti nella
ressa
di tutti noi
bellamente attruppati
per generazioni
o per altre
accidentali associazioni
di una non
identificabile pluralità.
Non disperare. Alla fine dello
spettacolo
un efficiente Fortebraccio senza
dilemmi
chiuderà tutte le trame
con rozza pietà
sedendo e incoronandosi sul medesimo
trono
principierà un'altra serie
per un altro sistema.
L'ultimo che rimane gli opponga
il dubbio.
|