C'è
un vetro in questa stanza, una finestra
di vetro
opaco e resistente. Il sole
traccia
sul vetro l'ombra di una pianta
e il rapido
percorso di una mosca
in cicliche
figure ricorrenti;
un cane
dà la caccia a una gallina.
E dietro
il vetro azzurro e verde, io.
Alla mia
destra un muro di mattoni,
stipiti,
soglia e il vano di una porta
aperta
sul giardino e il cielo intenso
solcato
di eucalipti, pini, ailanti,
giovani
querce, aerei,
voci di
uccelli e piante di lillà,
il mio
fiore diletto
se più
che gli altri ti somiglia.
Il sole
muove le ore,
la crescita
fomenta delle piante,
trascina
le ombre, origina tramonti
e dà
corso alla notte.
E a mezzogiorno
allaga i prati gialli.
Volgo lo
sguardo verso la città,
il gesto
involontario degli assenti.
Un uomo
falcia l'erba del giardino;
romba un
motore, tubano colombe,
ruote,
invisibili bambini, cani,
e il falciatore;
ti amo
come le
lente nuvole nel cielo
tranquillamente
superiori.
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