Questa
tenerezza e queste mani libere,
A chi porle
al vento?, Tanto disordine
Per l’ebbrezza
e nel mezzo della chiamata
L’ansia
di questa porta aperta per nessuno.
Abbiamo
fatto un pane così bianco
Per bocche
già morte che accettavano
Solo denti
affilati, il tè
freddo
della veglia mattutina.
Abbiamo
suonato strumenti, per la cieca collera
Di ombre
e di cappelli dimenticati. Ci siamo ritrovati
Con il
tempo presente ordinato su di un inutile tavolo,
e fu
necessario
bere il sidro caldo
nella
vergogna
della mezzanotte.
Allora,
nessuno vuole tutto questo,
nessuno?
Traduzione
di Samanta Catastini
dal n.
12 della rivista Sagarana
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