Frammenti
di un discorso sulla poesia/1
Frammenti
di un discorso sulla poesia/2
Frammenti
di un discorso sulla poesia/1
Ogni
pagina rischia di restare bianca,
ogni parola non detta. Gli uomini di cui può davvero
esserci utile ascoltare il respiro sono
spesso separati dalla superficie di ciò che chiamiamo
“mondo” - realtà condivisa, da abissi
che sono simili ai freddi spazi interstellari.
Nel silenzio, dunque, voluto lucidamente
o subito che sia si nasconde un grosso pericolo.
Come sussurri glaciali sono le voci dei
poeti morti o morenti, degli sconfitti, dei pazzi e dei
viventi che hanno cognizione intima
dello loro natura di esseri dello spazio, di creature
pertinenti a questo universo e la cui
ragione di essere deve e può essere trovata solo in
questo Infinito.
Pensate
a dove può rotolare la mente e
l’anima di un uomo che ha percezione precisa e continua
della sua esistenza come
figlio di questo immenso universo e della inconcepibile
energia che lo ha misurato, pensato,
posto in essere.
Qualsivoglia
nome o significato si
voglia dare a questa evento, esistere non è una opzione, e
il poeta è tenuto a considerare questa
verità come primo territorio di ricerca. Sembra quasi
che la civiltà degli uomini di oggi sia
solo un tentativo saggiamente organizzato di distrarsi dalla
nostra naturale occupazione di
ricercatori del vero. Ognuno nel suo campo e con il talento
che gli è stato donato, piccolo
o grande, questa è l'unica vera funzione dell'uomo.
Nel
Corano è scritto "Ero un
tesoro nascosto e volli essere conosciuto, per questo creai imondi"
ma anche per gli atei o gli
agnostici, la riflessione razionale scevra di altre suggestioni
non può condurre ad altro che a questa
logica conclusione.
La
funzione degli uomini è una funzione
di apprendimento esperienziale e ricerca, perché come
giustamente affermava Socrate : “tutto
ciò che so è che non so nulla.”
La
poesia dunque, come l’arte in
generale, se guidata da una intenzione corretta, è uno dei
modi che l’uomo possiede per indagare l’immensità
cui appartiene. Interiore ed esteriore.
Ma una
volta che il
poeta è giunto a
quel confine e ha raggiunto quella intima conoscenza del suo
possibile ruolo è necessario
per lui non solo trovare spazio e significato a questo
essere di carne, ma anche a quel corpo
pensante che è anima ovvero “energia senza nome
consapevole di essere.”
Ciò
che i profeti hanno chiamato “Io sono”.
Gli
incombe poi come ultimo atto il
cercare di comunicare agli altri ciò che ritiene utile di
ciò che ha scoperto.
In
questa disperata ricerca tesa ad
assolvere alla sua funzione l’anima rischia di perdersi ed in
realtà si perde. Con grande sofferenza.
Molto
spesso le frontiere di ciò che
chiamiamo follia sono le linea di demarcazione di un sapere
che non può essere più
condiviso, altri tangibili confini , altre scoperte, nell’ estremo
sforzo di essere comunicate ai diversi
uomini vengono dunque codificate molto spesso in ciò
che chiamiamo poesia. L’ultimo estremo
tentativo di parlare di “spirito dell’uomo” in assenza di
teologie soverchianti e prima del
silenzio dell’anima si chiama poesia.
Il
silenzio è dunque una sconfitta per
chi è conscio della propria se pur modesta funzione
umana.
La
naturale potenza estetica della
poesia non cerebrale proviene da questo sentimento estremo ,
appartenendo infatti al
dominio della verità, la sua rivelazione da parte del poeta
avviene naturalmente in forma
appropriata e dunque bella. Poiché ogni verità è
meravigliosa.
Ma per
raggiungere anche in una sola
poesia questo livello ci vuole anche tutta una vita di
scrittura. Questo è comunque il “successo”
per un poeta e può coincidere con il plauso altrui o
con l’ indifferenza e perfino lo
scherno, questo è totalmente ininfluente. Il poeta è
dunque assolutamente un non allineato rispetto
alla società. Un anarchico, un “perdente” illuminato.
I poeti
poi e sono la quasi totalità,
che non hanno saputo compiere il balzo definitivo verso la
“santità”, e con questa parola,
liberandola da ogni sovra significato pseudo religioso,
definiamo solo il superamento oggettivo
e assoluto di ogni pretesa di identità terrena e la
riconquista di una identità universale
che è energia immateriale e intelligente, questi restano
poeti vincolati alla terra da una
mobile appendice che sono le loro parole.
Sono
comunque
esseri eterei e rari ma
di cui il convulso e superficiale esistere ordinario non sa
cosa fare, ne come collocare
produttivamente, quindi li ghettizza e li costringe alla
alienazione dei diversi o li sfrutta.
Questo
poeta ancora troppo attaccato
alla sua “umanità” soffre enormemente del rifiuto e nel
plauso scompare spesso per sempre
terminando la sua capacità innata con un fine ben più misero:
il riconoscimento altrui.
Ma i
poeti sono bambini in fondo e non
mi sento di esser troppo duro con questa debolezza
ampiamente
condivisa.
La loro
posizione è così difficile oggi
da meritare anche un po’ di compassione.
Inoltre
l’ attrazione gravitazionale
della realtà mondana e la percezione dei sensi tira
chiunque
verso il basso con forza
crescente,e perciò in un disperato sforzo di adeguarsi edunque
di sopravvivere il poeta spesso
soccombe ad un ruolo sociale per non vivere da
reietto.
A questo punto il suo
equilibrio mentale e interiore può essere in pericolo.
Unico
baluardo ipotetico, il mondo
della cultura e dell’arte, dovrebbe mantenere in sé la forza
ed
il sapere per ancorare a terra
con noi queste creature speciali, ma anche questa piccola
vinta patria di anime sensibili
e soprattutto maggiormente capaci di discernere tra oro e
pirite, sta naufragando oggi nei
reality show televisivi e nei varietà egoici dei dotti da
accademia.
Eppure
è avvenuto, a volte qualche
miracolo che ci ha conservato un poeta vero che sarebbe
scomparso
dalla storia.
In
genere sono però storie post mortem.
Molte di
più però sono le vittime, che
straniere al mondo, se ne sono distaccate fuggendo nella
follia, nel suicidio, nel ghetto.
Oltre il confine dell’umanità ma verso il baratro.
Frammenti
di un discorso sulla poesia/2
In
questa epoca
Esistono
tuttavia ancora molti tipi di
poeti e benché alcune considerazioni di natura formale legate
appunto all’estetica possano
essere fatte sulla base della struttura concettuale o meglio
culturale
del poeta stesso, l’unica
reale differenziazione possibile è realizzabile solo sulla base del
contenuto di verità assoluta su se
stesso che il poeta riesce ad esprimere.
Ci torna
utile qui il parallelo con gli
spazi esterni e gelidi dello spazio che il viaggiointeriore
del poeta attraversa.
In
deserti pieni di energia invisibile
il poeta naviga proprio come una nave spaziale solca le
galassie
e gli spazi tra di esse, dove
una immensa ed intangibile quantità di non materia viene
così
attraversata dall’ astronave senza
che ne risulti tra le due masse interazione alcuna.
Questo
mistero si riproduce e si amplia
nel viaggiatore interiore, ma qui la pressione della materia
oscura è invece potente e
costante, e almeno fino a che egli non ha imparato a perdere
cognizione di se in questo
viaggio, ogni suo parola di ritorno da questi brevi percorsi rischia
di essere insudiciato dalle
briciole della esperienza sociale condivisa se non dalla sola
esperienza
corporea, mentale od emotiva
che sia.
In tal
modo la poesia che è risultato
del profondo immergersi nel se, nel tornare in superficie si
sporca, così anche i grandi poeti
possono produrre vana poesia, ed anche i poeti minori possono
aver successo in questa
inconcepibile immersione nel più profondo. Se parliamo
ovviamente
di coloro che poeti sono
nati; che per loro disgrazia o per finale fortuna non saprei
davvero dire.
Tuttavia,
poiché l’esperienza è una
delle leggi di natura, mano a mano che il poeta decide di voler
pagare il prezzo enorme di questo
viaggio nell’ignoto che è oltre l’identità, egli diviene
maggiormente
esperto in questo
lasciarsi annegare come un palombaro tra le stelle dell’ anima,
tra i suo terrori, tra le sue
meraviglie si lascia andare, ed ogni volta che torna la sua
sofferenza
che è risultato di un totale
e volontario smarrimento dell’identità terrena potrebbe aver
pescato una stella.
Ma cosa
fare di ciò in un mondo che
valuta lo sterco come il diamante ? Ecco allora che la
distanza
di valori si esaspera e tra il
poeta pescatore di possibili meraviglie ed il mondo
pesatore
di escrementi la distanza
diviene incolmabile. E quando il primo si avvicina al secondo
come un cane desideroso di
carezze la sua fine è vicina. Egli è sempre in pericolo, come
gli
asceti di fronte a un bel culo
di donna, perché questa è la generale tendenza dell’ io.
La
perdita che così si realizza è
devastante per la collettività degli uomini, poiché
nessuna
creatura
nemmeno animale o vegetale è
senza ragione di essere perfino quando sembra
superflua
a ciò che chiamano
ecosistema. Esiste allo stesso modo un sistema dei tipi umani, per
reggere complessivamente il destino
di questa palla rotolante nello spazio e dirigerlo verso
il
suo fine?
Ne sono
convinto. Ad ognuno è
pertinente una particolare funzione in questa palla azzurra
rotolante.
Tutto fu
realizzato in equilibrio,
distruggerlo cancellando poeti e poesia e allontanando dalla loro
offerta tutto sommato generosa le
generazioni future potrebbe essere un passo decisivo , e far
pesare la bilancia dell’ anima
collettiva verso uno scientismo senza capacità critica,
poiché
oramai da moltissimi decenni la
decadenza del sapere alla base delle religioni ha reso
inaccessibile
alle masse la verità
celata in ciò che chiamiamo ancora scritture .
Allo
stesso modo il confino in circoli
disperati ed isolati, impotenti e quindi prima di ogni cosa
desiderosi di riconoscimento, o
spesso superbi nel loro isolamento intellettuale è
altrettanto
deleterio, e da queste
realtà solo una eresia poetica o a volte solo un breve sospiro di
verità può arrivare all’uomo
moderno.
Il
cercare invece di riportare il vero
fine della poesia, l’ amore per il mistero che trasporta e gli
interrogativi irrisolti che pone
attraverso strumenti mediatici maggiormente condivisi come
l’immagine la musica o lo show
creato dagli slam, può essere utile ma altresì rivelarsi
rischioso
trascinando l’impulso poetico
ad un livello creativo che non gli appartiene.
La
poesia non è una creazione del tutto
umana, ma un aspetto sostanziale estetico ed
energetico
della struttura dell’universo,
il poeta è colui che come un sognatore aborigeno dei tempi
andati riesce ancora a
sintonizzarsi su frequenze della nostra anima tanto profonde da essere
oramai inaccessibili ai più.
Il peso
e il tentativo di risolvere
questo enigma dalle tante sfaccettature pesa sui poeti
contemporanei
e peserà sempre più su
quelli che verranno, a meno che, un nuovo segnale venga
imperiosamente ad indicarci la
direzione nella quale dobbiamo guardare, a correggere il
nostro sguardo.
Ma
questo sia storicamente che a un
livello puramente metafisico non è mai accaduto senza che
l’umanità pagasse per ciò un prezzo
immenso.