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Lettere dallo spazio profondo
di Marco Salvia


Frammenti di un discorso sulla poesia/1
Frammenti di un discorso sulla poesia/2



Frammenti di un discorso sulla poesia/1

Ogni pagina rischia di restare bianca, ogni parola non detta. Gli uomini di cui può davvero esserci utile ascoltare il respiro sono spesso separati dalla superficie di ciò che chiamiamo “mondo” - realtà condivisa, da abissi che sono simili ai freddi spazi interstellari.

Nel silenzio, dunque, voluto lucidamente o subito che sia si nasconde un grosso pericolo.

Come sussurri glaciali sono le voci dei poeti morti o morenti, degli sconfitti, dei pazzi e dei viventi che hanno cognizione intima dello loro natura di esseri dello spazio, di creature pertinenti a questo universo e la cui ragione di essere deve e può essere trovata solo in questo Infinito.

Pensate a dove può rotolare la mente e l’anima di un uomo che ha percezione precisa e continua della sua esistenza come figlio di questo immenso universo e della inconcepibile energia che lo ha misurato, pensato, posto in essere.

Qualsivoglia nome o significato si voglia dare a questa evento, esistere non è una opzione, e il poeta è tenuto a considerare questa verità come primo territorio di ricerca. Sembra quasi che la civiltà degli uomini di oggi sia solo un tentativo saggiamente organizzato di distrarsi dalla nostra naturale occupazione di ricercatori del vero. Ognuno nel suo campo e con il talento che gli è stato donato, piccolo o grande, questa è l'unica vera funzione dell'uomo.

Nel Corano è scritto "Ero un tesoro nascosto e volli essere conosciuto, per questo creai imondi" ma anche per gli atei o gli agnostici, la riflessione razionale scevra di altre suggestioni non può condurre ad altro che a questa logica conclusione.

La funzione degli uomini è una funzione di apprendimento esperienziale e ricerca, perché come giustamente affermava Socrate : “tutto ciò che so è che non so nulla.”

La poesia dunque, come l’arte in generale, se guidata da una intenzione corretta, è uno dei modi che l’uomo possiede per indagare l’immensità cui appartiene. Interiore ed esteriore.

Ma una volta che il poeta è giunto a quel confine e ha raggiunto quella intima conoscenza del suo possibile ruolo è necessario per lui non solo trovare spazio e significato a questo essere di carne, ma anche a quel corpo pensante che è anima ovvero “energia senza nome consapevole di essere.”

Ciò che i profeti hanno chiamato “Io sono”.

Gli incombe poi come ultimo atto il cercare di comunicare agli altri ciò che ritiene utile di ciò che ha scoperto.

In questa disperata ricerca tesa ad assolvere alla sua funzione l’anima rischia di perdersi ed in realtà si perde. Con grande sofferenza.

Molto spesso le frontiere di ciò che chiamiamo follia sono le linea di demarcazione di un sapere che non può essere più condiviso, altri tangibili confini , altre scoperte, nell’ estremo sforzo di essere comunicate ai diversi uomini vengono dunque codificate molto spesso in ciò che chiamiamo poesia. L’ultimo estremo tentativo di parlare di “spirito dell’uomo” in assenza di teologie soverchianti e prima del silenzio dell’anima si chiama poesia.

Il silenzio è dunque una sconfitta per chi è conscio della propria se pur modesta funzione umana.

La naturale potenza estetica della poesia non cerebrale proviene da questo sentimento estremo , appartenendo infatti al dominio della verità, la sua rivelazione da parte del poeta avviene naturalmente in forma appropriata e dunque bella. Poiché ogni verità è meravigliosa.

Ma per raggiungere anche in una sola poesia questo livello ci vuole anche tutta una vita di scrittura. Questo è comunque il “successo” per un poeta e può coincidere con il plauso altrui o con l’ indifferenza e perfino lo scherno, questo è totalmente ininfluente. Il poeta è dunque assolutamente un non allineato rispetto alla società. Un anarchico, un “perdente” illuminato.

I poeti poi e sono la quasi totalità, che non hanno saputo compiere il balzo definitivo verso la “santità”, e con questa parola, liberandola da ogni sovra significato pseudo religioso, definiamo solo il superamento oggettivo e assoluto di ogni pretesa di identità terrena e la riconquista di una identità universale che è energia immateriale e intelligente, questi restano poeti vincolati alla terra da una mobile appendice che sono le loro parole.

Sono comunque esseri eterei e rari ma di cui il convulso e superficiale esistere ordinario non sa cosa fare, ne come collocare produttivamente, quindi li ghettizza e li costringe alla alienazione dei diversi o li sfrutta.

Questo poeta ancora troppo attaccato alla sua “umanità” soffre enormemente del rifiuto e nel plauso scompare spesso per sempre terminando la sua capacità innata con un fine ben più misero: il riconoscimento altrui.

Ma i poeti sono bambini in fondo e non mi sento di esser troppo duro con questa debolezza ampiamente condivisa.

La loro posizione è così difficile oggi da meritare anche un po’ di compassione.

Inoltre l’ attrazione gravitazionale della realtà mondana e la percezione dei sensi tira chiunque verso il basso con forza crescente,e perciò in un disperato sforzo di adeguarsi edunque di sopravvivere il poeta spesso soccombe ad un ruolo sociale per non vivere da reietto. A questo punto il suo equilibrio mentale e interiore può essere in pericolo.

Unico baluardo ipotetico, il mondo della cultura e dell’arte, dovrebbe mantenere in sé la forza ed il sapere per ancorare a terra con noi queste creature speciali, ma anche questa piccola vinta patria di anime sensibili e soprattutto maggiormente capaci di discernere tra oro e pirite, sta naufragando oggi nei reality show televisivi e nei varietà egoici dei dotti da accademia.

Eppure è avvenuto, a volte qualche miracolo che ci ha conservato un poeta vero che sarebbe scomparso dalla storia.

In genere sono però storie post mortem.

Molte di più però sono le vittime, che straniere al mondo, se ne sono distaccate fuggendo nella follia, nel suicidio, nel ghetto. Oltre il confine dell’umanità ma verso il baratro.


Frammenti di un discorso sulla poesia/2

In questa epoca

Esistono tuttavia ancora molti tipi di poeti e benché alcune considerazioni di natura formale legate appunto all’estetica possano essere fatte sulla base della struttura concettuale o meglio culturale del poeta stesso, l’unica reale differenziazione possibile è realizzabile solo sulla base del contenuto di verità assoluta su se stesso che il poeta riesce ad esprimere.

Ci torna utile qui il parallelo con gli spazi esterni e gelidi dello spazio che il viaggiointeriore del poeta attraversa.

In deserti pieni di energia invisibile il poeta naviga proprio come una nave spaziale solca le galassie e gli spazi tra di esse, dove una immensa ed intangibile quantità di non materia viene così attraversata dall’ astronave senza che ne risulti tra le due masse interazione alcuna.

Questo mistero si riproduce e si amplia nel viaggiatore interiore, ma qui la pressione della materia oscura è invece potente e costante, e almeno fino a che egli non ha imparato a perdere cognizione di se in questo viaggio, ogni suo parola di ritorno da questi brevi percorsi rischia di essere insudiciato dalle briciole della esperienza sociale condivisa se non dalla sola esperienza corporea, mentale od emotiva che sia.

In tal modo la poesia che è risultato del profondo immergersi nel se, nel tornare in superficie si sporca, così anche i grandi poeti possono produrre vana poesia, ed anche i poeti minori possono aver successo in questa inconcepibile immersione nel più profondo. Se parliamo ovviamente di coloro che poeti sono nati; che per loro disgrazia o per finale fortuna non saprei davvero dire.

Tuttavia, poiché l’esperienza è una delle leggi di natura, mano a mano che il poeta decide di voler pagare il prezzo enorme di questo viaggio nell’ignoto che è oltre l’identità, egli diviene maggiormente esperto in questo lasciarsi annegare come un palombaro tra le stelle dell’ anima, tra i suo terrori, tra le sue meraviglie si lascia andare, ed ogni volta che torna la sua sofferenza che è risultato di un totale e volontario smarrimento dell’identità terrena potrebbe aver pescato una stella.

Ma cosa fare di ciò in un mondo che valuta lo sterco come il diamante ? Ecco allora che la distanza di valori si esaspera e tra il poeta pescatore di possibili meraviglie ed il mondo pesatore di escrementi la distanza diviene incolmabile. E quando il primo si avvicina al secondo come un cane desideroso di carezze la sua fine è vicina. Egli è sempre in pericolo, come gli asceti di fronte a un bel culo di donna, perché questa è la generale tendenza dell’ io.

La perdita che così si realizza è devastante per la collettività degli uomini, poiché nessuna creatura nemmeno animale o vegetale è senza ragione di essere perfino quando sembra superflua a ciò che chiamano ecosistema. Esiste allo stesso modo un sistema dei tipi umani, per reggere complessivamente il destino di questa palla rotolante nello spazio e dirigerlo verso il suo fine?

Ne sono convinto. Ad ognuno è pertinente una particolare funzione in questa palla azzurra rotolante.

Tutto fu realizzato in equilibrio, distruggerlo cancellando poeti e poesia e allontanando dalla loro offerta tutto sommato generosa le generazioni future potrebbe essere un passo decisivo , e far pesare la bilancia dell’ anima collettiva verso uno scientismo senza capacità critica, poiché oramai da moltissimi decenni la decadenza del sapere alla base delle religioni ha reso inaccessibile alle masse la verità celata in ciò che chiamiamo ancora scritture .

Allo stesso modo il confino in circoli disperati ed isolati, impotenti e quindi prima di ogni cosa desiderosi di riconoscimento, o spesso superbi nel loro isolamento intellettuale è altrettanto deleterio, e da queste realtà solo una eresia poetica o a volte solo un breve sospiro di verità può arrivare all’uomo moderno.

Il cercare invece di riportare il vero fine della poesia, l’ amore per il mistero che trasporta e gli interrogativi irrisolti che pone attraverso strumenti mediatici maggiormente condivisi come l’immagine la musica o lo show creato dagli slam, può essere utile ma altresì rivelarsi rischioso trascinando l’impulso poetico ad un livello creativo che non gli appartiene.

La poesia non è una creazione del tutto umana, ma un aspetto sostanziale estetico ed energetico della struttura dell’universo, il poeta è colui che come un sognatore aborigeno dei tempi andati riesce ancora a sintonizzarsi su frequenze della nostra anima tanto profonde da essere oramai inaccessibili ai più.

Il peso e il tentativo di risolvere questo enigma dalle tante sfaccettature pesa sui poeti contemporanei e peserà sempre più su quelli che verranno, a meno che, un nuovo segnale venga imperiosamente ad indicarci la direzione nella quale dobbiamo guardare, a correggere il nostro sguardo.

Ma questo sia storicamente che a un livello puramente metafisico non è mai accaduto senza che l’umanità pagasse per ciò un prezzo immenso.