Figlio mio,
stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho
rimproveri da farti.
Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io
ci
aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a
quello che ora
ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un
posto in cui sia possibile
stare con orgoglio.
Puoi solo
immaginare la sofferenza con cui ti dico queste cose e la
preoccupazione per un futuro che finirà con lo spezzare le dolci
consuetudini del
nostro vivere uniti, come è avvenuto per tutti questi lunghi
anni. Ma non
posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato. Ti
conosco
abbastanza per sapere quanto sia forte il tuo senso di giustizia, la
voglia di
arrivare ai risultati, il sentimento degli amici da tenere insieme,
buoni e
meno buoni che siano. E, ancora, l'idea che lo studio duro sia la sola
strada
per renderti credibile e affidabile nel lavoro che incontrerai.
Ecco,
guardati attorno. Quello che puoi vedere è che tutto questo ha
sempre
meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente
individualista, pronta a
svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in
cambio di un
riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di
carriere
feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito
l'affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la differenza.
Questo
è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un
decimo di un
portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista;
forse poco
più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo
disavventure e
fallimenti che non pagherà mai. E' anche un Paese in cui, per
viaggiare, devi
augurarti che l'Alitalia non si metta in testa di fare l'azienda seria
chiedendo
ai suoi dipendenti il rispetto dell'orario, perché allora ti
potrebbe capitare
di vederti annullare ogni volo per giorni interi, passando il tuo tempo
in
attesa di una informazione (o di una scusa) che non arriverà. E
d'altra parte,
come potrebbe essere diversamente, se questo è l'unico Paese in
cui una
compagnia aerea di Stato, tecnicamente fallita per non aver saputo
stare sul
mercato, è stata privatizzata regalandole il Monopolio, e
così costringendo i
suoi vertici alla paralisi di fronte a dipendenti che non crederanno
mai più di
essere a rischio.
Credimi, se
ti guardi intorno e se giri un po', non troverai molte ragioni per
rincuorarti. Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto
magari il
taxista, si vede premiato - per ragioni intuibili - con un Consiglio di
Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed
energie varie,
accede imperterrito al vertice di una Multiutility. Non varrà
nulla avere la
fedina immacolata, se ci sono ragioni sufficienti che lavorano su altri
terreni, in grado di spingerti a incarichi delicati, magari critici per
i
destini industriali del Paese. Questo è un Paese in cui nessuno
sembra
destinato a pagare per gli errori fatti; figurarsi se si vorrà
tirare indietro
pensando che non gli tocchi un posto superiore, una volta officiato,
per
raccomandazione, a qualsiasi incarico. Potrei continuare all'infinito,
annoiandoti e deprimendomi.
Per questo,
col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che
tu, finiti
i tuoi studi, prenda la strada dell'estero. Scegli di andare dove ha
ancora un
valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e
dei risultati.
Probabilmente non sarà tutto oro, questo no. Capiterà
anche che, spesso, ti
prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi
vecchi. E tu
cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato
per
anni.
Dammi retta,
questo è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse
diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere
diversamente,
senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può
disturbare
qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo
nel
mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire
perché.
Adesso che
ti ho detto quanto avrei voluto evitare con tutte le mie forze, io
lo so, lo prevedo, quello che vorresti rispondermi. Ti conosco e ti
voglio bene
anche per questo. Mi dirai che è tutto vero, che le cose stanno
proprio così,
che anche a te fanno schifo, ma che tu, proprio per questo, non gliela
darai
vinta. Tutto qui. E non so, credimi, se preoccuparmi di più per
questa tua
ostinazione, o rallegrarmi per aver trovato il modo di non deludermi,
assecondando le mie amarezze.
Preparati
comunque a soffrire.
Con affetto,
tuo padre
(Pier Luigi
Celli)
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