1.
THOUGH I WALK THROUGH THE VALLEY OF SILICON, I WILL FEAR NO CUSTOMS
2.
FIREWATER
3.
COMING OF AGE IN THE COUNTY JAIL
4.
INDIAN SURVIVAL: DANCING WITH DINOSAURS (1-2)
5.
WAZHAZHE GRANDMOTHER
1.
THOUGH I WALK THROUGH THE VALLEY OF SILICON, I WILL FEAR NO CUSTOMS
If only
Vuitton would make a suitcase
with modem
and hypertext--or at least windows
to let
us put new folders in, where
jackets
wonUt wrinkle and all
the smelly
socks can be hung with care in
the
hyperspace
herb-drawer--and with
still cooler
files whose chocolate
truffles
would never melt
into a
cashmere sweater. We need these
neat
reversible
black holes for crossing Borders,
things
we could pack and close
at a single
touch and never pop a seam
or rip
a zipper. They'd make the Eurodollar
zoom up
in value--
and hey,
just think,
Stealth
Bombers could be replaced
by diplomatic
pouches full
of virtual
assassins,
used
terrorists
could be dumped
out of
the Trash Can, leaving
a Virtuous
Reality.
All Indian
Reservations could be tucked
into Death
Valley, accessible through
its golden
icon, the Sacajawea Dollar.
Such a
Pandora's Apple, I think,
even the
seediest Satan could have sold
to the
smartest Adam and Eve, just by saying
one taste
of this, my dears,
and you're
back in Eden.
SEBBENE
ATTRAVERSI LA VALLE DEL SILICIO, NON AVRO' PAURA DELLE DOGANE
Se solo
Vuitton facesse una valigia
Con modem
e ipertesto - o almeno finestre
per lasciarci
inserire nuove cartelle, dove
le giacche
non facciano pieghe e tutti
i calzini
puzzolenti possano essere stesi con premura
nel cassetto-erba
dell'iperspazio - e con files
ancora
più freschi i cui tartufi di cioccolato
non si
scioglierebbero mai
in una
canottiera di cashmere. Abbiamo bisogno
di questi
piacevoli buchi neri reversibili per attraversare dogane,
cose che
possiamo mettere dentro e chiudere
con un
solo gesto senza far saltare una cucitura
o strappare
una cerniera. Farebbero schizzare su
il valore
dell'Eurodollaro -
ehi, pensa
soltsnto
i bombardieri
Stealth potrebbero essere sostituiti
da borse
diplomatiche piene
di assassini
virtuali,
terroristi
usati potrebbero essere scaricati
dalle pattumiere,
lasciandosi
dietro
una Realtà Virtuosa.
Tutte le
riserve indiane potrebbero essere sistemate
nella Valle
della Morte, accessibile attraverso
la sua
icona d'oro, il dollaro di Sacajawea.
Una tale
Mela di Pandora, credo,
persino
il più malandato Satana potrebbe averla venduta
ai più
furbi Adamo ed Eva, dicendo soltanto
un morso
di questa, miei cari,
e siete
di nuovo in Paradiso.
2.
FIREWATER
Sometimes
I think how alcohol's
a marvelous
solvent, can remove
red people
from a continent,
turn bronze
to guilt. What was DuPont's
old
motto--Better
things
for better
living
through
chemistry? You take
potatoes
from Peru,
barley
from Palestine, maize
from Mexico,
sugar cane
from
Indo-China--
put in
some wild yeast from the air,
ferment
it and voila! you've now
got Vodka
for the Volga, beer
for the
Brits, Bourbon for
Balboa's
kids, Joy-juice for
the Kickapoos.
Pour this
into an Inner City and create
your
Designated
Criminal Class purely
to blame
for everything,
or rub
it on the Reservations and you'll see
each fetus
wizen up inside
its fertile
womb.
Yet drip
it into the veins
of Congress
or a Corporation, just watch
those
Mountain
Men outwrestle steers,
gulping
their liquid god go wildly
enthusiastic
so they can
write laws
in stone with one hand while
joysticking
lovers with the other,
sacking
Montana and out-dunking Jordan,
out-leveraging--who
was it,
Archimedes,
popped the world's blue eyeball
into a
Swiss snowbank? See, ghettoites,
how sociable
our masters are,
these
Bacchanalians,
never alcoholic,
immune
in suburbs where bad sex has died
and gone
to heaven, no AIDS, no illegitimate
children,
all the schools
have classic
curricula and every personal fetus
will be
delivered right on time,
uncorked
like Chateauneuf du Pape, unscrewed
like Southern
Comfort to gurgle on
its snowy
tablecloth, caress with rosy fingers
its parents'
egos and become
a tax
loophole.
Classic,
ah Classic
these Metamorphoses of Alcohol--
but please,
be careful how you tell of them,
remember
Ovid shivering on
the Black
Sea shores, wondering how to get back in
to one
of the Roman villas once again.
ACQUAVITE
A volte
penso che l'alcool è
un meraviglioso
solvente, può rimuovere
i pellerossa
da un continente,
trasformare
il bronzo in colpa. Qual era
il vecchio
motto di DuPont -- migliorare le cose
per vivere
meglio
attraverso
la chimica? Prendi
le patate
dal Peru,
l'orzo
dalla Palestina, il mais
dal Messico,
la canna da zucchero
dll'IndoCina
--
aggiungici
un qualche lievito selvaggio dall'aria,
fermentalo
e voilà! c'hai adesso
la Vodka
per il Volga, la birra
per gli
Inglesi, il Bourbon per
i figli
di Balboa, il Succo-di-gioia per
i Kickapoos.
Versala
in una Città dell'Interno e crea
la tua
Classe Criminale Designata apposta
per accusarla
di tutto,
o trasferiscila
nelle Riserve e vedrai
i feti
avvizzire dentro
il loro
fertile grembo.
Invece
falla gocciolare nelle vene
del Congresso
o di una Corporazione, guarda
quei Montanari
sopraffare i manzi,
tracannando
il loro dio liquido vanno selvaggiamente
entusiasti
in modo da scrivere
leggi di
pietra con una mano mentre
joystickano
amanti con l'altra,
saccheggiando
il Montana e facendo straripare il Giordano,
sforzando
con leve -- chi fu,
Archimede,
che fece esplodere il globo azzurro del mondo
in un cumulo
di neve svizzero? Vedete, ghettizzati,
come sono
socievoli i nostri maestri,
questi
Baccanti, mai alcoolizzati,
protetti
in periferie dove lo sporco sesso è morto
e andato
al cielo, niente AIDS, niente figli
illegittimi,
tutte le scuole
hanno curricoli
classici e ogni feto di persona
sarà
consegnato al momento giusto,
stappato
come Chateauneuf du Pape, svitato
come Southern
Comfort a gorgogliare
sulla sua
tovaglia immacolata, carezzare con dita rosee
gli ego
dei suoi genitori e diventare un evasore fiscale. Classiche,
ah Classiche
queste Metamorfosi dell'Alcool --
ma per
favore, stai attento a come le racconti,
ricorda
Ovidio che rabbrividisce
sulle spiagge
del Mar Nero, a chiedersi come tornare
di nuovo
in una delle città romane.
3.
COMING OF AGE IN THE COUNTY JAIL
--I see
they worked you over. What you in for?
--Oh, I
took this kiddie-car out of a guy's back yard, Friday midnight.
--What
in the world gave you the idea for that?
--Celebrate
my birthday. Me and George decided we'd haul it up
on top
the Mound, ride down on that kiddie-car, see if we could finish off
the wine
on the way down.
--That's
how you got the black eye and stitches, no doubt.
--Not hardly.
Turned out the guy whose yard we took it from was a city
cop, he
saw us put it in our car and start off down the Mound Road.
--Where'd
they catch up with you?
--We got
out by the Mound, here come three patrol cars with sirens and red
lights
flashing, blocked off the road, big mob of police jumped out
with guns.
--Well,
what did you say to them?
--Mostly
we said Ow and That's enough. I made the mistake of
hitting
back at a couple. After they got me down in back of the
car with
handcuffs on behind my back, they beat me on the shoulderblades
with
blackjacks.
This cut in my eyebrow's from a pistol though.
--Yeah,
looks like it. What are you charged with now?
--There's
a pretty good list of things they mentioned. Felony, for taking
the kiddie-
car, which the officer valued at over fifty dollars; then
there's
assaulting an officer, resisting arrest, driving with open
bottle,
disturbing the peace, so on and so on.
--Well,
nobody wants to have his kid's things stolen, specially police.
But maybe
that lawyer can get the charge reduced to misdemeanor, once
things
cool down a little. They told me fifteen minutes was all I
had, I'll
start back now. Well, don't wander off.
--No, I
kind of think they'll let me stay till the hearing. Besides, the
service
here's just great, and gourmet cooking. Well, here's the man.
Thanks
for dropping in.
DIVENTANDO
MAGGIORENNI NELLA PRIGIONE DELLA CONTEA
--Vedo che
ti hanno lavorato. Per cosa sei dentro?
--Oh, ho
preso un'automobilina dal giardino di un tipo, Venerdì a
mezzanotte.
--Cosa
al mondo ti ha dato una simile idea?
--Volevo
celebrare il mio compleanno. Io e George abbiamo deciso di trascinarla
sulla cima della collina per scenderci sopra e vedere se riuscivamo a
finire
il vino lungo la discesa.
--Ecco
come ti sei beccato l'occhio nero e i punti, senza dubbio.
--Niente
affatto. Si venne a sapere che il tipo dal cui giardino l'avevamo presa
era un poliziotto municipale, ci vide montarla sull'auto e partire in
direzione
di Mound Road.
--Dove
vi hanno presi?
--Ci avviavamo
verso la collina, ed ecco tre auto-pattuglie con sirene e luci rosse
lampeggianti,
che bloccano la strada e una gran folla i poliziotti che salta fuori
con
le pistole.
--Bene,
cosa gli avete detto?
--Al massimo
abbiamo detto Oh e Questo è la fine. Ho fatto l'errore di
colpirne
un paio alle spalle. Dopo avermi inchiodato sul sedile posteriore
dell'auto
con le manette dietro la schiena, mi hanno picchiato sulle scapole con
i martinetti. Questo taglio sul sopracciglio però è di
una
pistola.
--Sì,
ci assomiglia. Di cosa sei accusato adesso?
--Ci hanno
messo dentro un'intera lista di cose. Furto, per aver rubato
l'automobilina,
l'officiale l'ha valutato più di cinquanta dollari; poi
c'è
l'aggressione all'ufficiale, resistenza all'arresto, guida con
bottiglie
scoperte, disturbo della quiete pubblica, e così via.
--Sai,
nessuno vuole che gli rubino la roba del figlio, specialmente la
polizia.
Ma forse l'avvocato può far ridurre l'accusa a condotta
illecita,
se appena il clima si raffredda un pochino. Mi hanno detto che ho solo
quindici minuti, adesso me ne vado. Su, non ti scoraggiare.
--No, penso
che mi lasceranno dentro fino all'udienza. Inoltre, il servizio qui
è
proprio fantastico, e la cucina da buongustaio. Bene, ecco l'uomo.
Grazie
per essere venuto.
4.
INDIAN SURVIVAL: DANCING WITH DINOSAURS
To return
now to the small narrative of finding a voice, a song, a
self, once
they are found there is always the fight to keep them. Once we
can word
ourselves in a world, we have to find how to stay alive in song.
One story
about this I have called Dancing With Dinosaurs. I was
delighted
when archaeologists noticed that dinosaurs have not died out,
that what
we hear singing at the windowsill is a tiny tyrannosaurus, as
the
earthworms
have always known, trembling at the thunderous tread of a
robin bobbing
across the lawn to gobble them down.
I had loved
to hear the birds begin their prayers, of a summerUs
morning
in the Buck Creek Valley, as naturally as MiltonUs Adam and Eve
sang
Matin-Psalms
in Eden. I always was mystified by their migrations,
and I
wondered
what they had in mind as they darted up into the air of
Louisiana
and set sail for Yucatan. What maps do they use, what ancestral
voices
do they hear prophesying spring where they are headed?
Then I
read in National Geographic and Scientific American of how
the tiny
black-and-white warblers in Nova Scotia and Maine take off in
September
and fly for three days and nights, Good Friday to Easter Sunday
as it were,
at the cold height of twenty thousand feet or more, over the
whole
Atlantic
Ocean down to South America. I was not surprised, but I
was and
am amazed. So when news came that even archaeologists now admitted what
any
careful
observer of a back yard had always known, that these were small
dinosaurs
who had put on feathers and survived, I suddenly understood
better
why we as Indian people put on our feathers to survive. I wished
once again
that the anthropologists who keep digging in the earth for our
bones would
listen for our songs in the air. We are extinct as dinosaurs,
we are
alive as birds, who made their rainbow bodies long before we came
to earth,
who learning song and flight became beings for whom the infinite
sky and
trackless ocean are a path to spring.
And because
I was just then learning to be a Gourd Dancer, I wrote
of our
dancing in St. Louis as we brought into the circle of named beings
the Comanche
granddaughter of Bob and Evelyne Wahkinney Voelker, and how,
as the
gourds shook and their feathers fluttered, we knew that now she
could cross
with us. Here now is the poem itself:
1.
Before
we came to earth,
before
the birds had come,
they were
dinosaurs, their feathers
were a
bright idea
that came
this way:
see, two
tiny creatures weighing
two ounces
each keep quiet and among
the ferns
observe bright-eyed
the monsters
tear each other
and
disappear;
these two watch from
the edge
of what, some fifty billion spins
of the
cooling earth ahead, will be
called
Nova Scotia--now, with reptilian
whistles
they look southward as
Pan-Gaea
breaks apart and lets
a young
Atlantic send its thunder crashing
up to the
pines where they cling
with
minuscule
bodies in a tossing wind,
September
night in the chilly rain and
they sing,
they spread
small wings
to flutter out above
surf-spray
and rise to
twenty
thousand feet on swirling
winds of
a passing cold front that lift
them over
the grin of sharks southeastward into sun
and all
day winging under him pass high above
the pink
and snowy beaches of Bermuda flying
through
zero cold and brilliance into darkness
then into
moonlight over steel
Leviathans
with their mimic pines that call them down
to rest
and die--
they bear
southeast
steadily but the Trade
Winds come
and float them curving
back
southward
over the Windward Islands and
southwestward
into marine and scarlet of
their third
day coming down
to four
thousand feet still winging over
Tobago,
descending till
the scaly
waves stretch and feather into the surf of
Venezuela
and they drop
through
moonlight down to perch
on South
America's shoulder, having become
the Male
and Female Singers, having
put on
their feathers and survived.
2.
When I
was named
a Thunder
person, I was told:
here is
a being
of whom
you may make your body
that you
may live to see old age: now
as we face
the drum
and dance
shaking the gourds, this gourd
is like
a rainbow of feathers, lightly
fastened
with buckskin,
fluttering
as the gourd is shaken.
The eagle
feathers I
have still
not earned, it is
the small
birds only
whose life
continues on the gourd,
whose life
continues in our dance,
that flutter
as the gourd is rattled and
we dance
to honor on a sunbright day
and in
the moonbright night
the little
girl being brought in,
becoming
one of us,
as once
was done for me,
for each
of us who dance.
The small
birds only, who have given
their bodies
that a small girl
may live
to see old age.
I have
called them here
to set
them into song
who made
their rainbow bodies long before
we came
to earth,
who learning
song and flight became
beings
for whom the infinite sky
and trackless
ocean are
a path
to spring:
now they
will sing and we
are dancing
with them, here.
SOPRAVVIVENZA
INDIANA: DANZANDO CON I DINOSAURI
Per tornare
adesso alla breve storia del trovare una voce, una canzone, un io, una
volta che sono trovati c'è sempre la lotta per mantenerli. Una
volta
che siamo in grado di esprimerci in un mondo, dobbiamo scoprire come
rimanere
vivi nella canzone. Un resoconto del genere l'ho chiamato Danzando con
i dinosauri. Mi sono compiaciuto quando gli archeologi hanno scoperto
che
i dinosauri non si sono estinti, ma che ciò che udiamo cantare
al
nostro davanzale è un tirannosauro in miniatura, come hanno
sempre
saputo i lombrichi, i quali tremano al passo tuonante di un pettirosso
saltellante sul prato per trangugiarli d'un solo colpo.
Mi era
piaciuto, una mattina estiva nella Buck Creek Valley, ascoltare gli
uccelli
cominciare la loro preghiera, tanto naturalmente quanto Adamo ed Eva di
Milton cantavano salmi nell'Eden. Sono sempre stato disorientato dalle
loro migrazioni, e mi sono chiesto cosa avessero in mente mentre
sfrecciavano
nel cielo della Louisiana prendendo la rotta per lo Yucatan. Quali
mappe
usano, quali voci ancestrali ascoltano che preannunciano loro la
primavera
lì dove sono diretti? In seguito ho letto sul National
Geographic
and Scientific American di come i piccoli usignoli bianchi e neri della
Nova Scotia e del Maine decollano a Settembre e volano per tre giorni e
notti, diciamo da Venerdì Santo alla Domenica di Pasqua, alla
fredda
altitudine di ventimila piedi e oltre, attraverso tutto l'Oceano
Atlantico
fino al Sud America. Non mi ha sorpreso, ma ero e sono incantato.
Così
quando giunse la notizia che persino gli archeologi ora riconoscevano
ciò
che qualsiasi attento osservatore di un giardino domestico conosceva da
sempre, cioè che si trattava di piccoli dinosauri che avevano
messo
le piume ed erano sopravvissuti, all'improvviso ho capito come mai noi
popolo indiano abbiamo messo le piume per sopravvivere. Vorrei ancora
una
volta che gli antropologi che si ostinano a scavare la terra per
trovare
le nostre ossa ascoltassero le nostre canzoni all'aria aperta. Noi
siamo
estinti come i dinosauri, ma siamo vivi come gli uccelli, che hanno
creato
il loro corpo d'arcobaleno molto prima che noi venissimo sulla terra, e
che imparando la canzone e il volo divennero esseri per cui il cielo
infinito
e l'oceano impenetrabile sono una via per prendere il volo.
E poiché
proprio allora stavo imparando la danza della zucca, ho scritto del
nostro
danzare a St. Louis mentre introducevamo nel cerchio degli esseri
nominati
la nipote Comanche di Bob ed Evelyne Wahkinney Voelker, e di come,
mentre
le zucche andavano su e giù e le piume ondeggiavano, abbiamo
capito
che ora lei poteva partecipare con noi. Ecco qui la poesia:
1
Prima che
venissimo sulla terra,
prima che
venissero gli uccelli,
essi furono
dinosauri, le loro piume
furono
un'idea brillante
che venne
in questo modo:
vedete,
due minuscole creature pesanti
due once
ciascuna stanno in silenzio e tra
le felci
osservano con occhi lucidi
i mostri
sbranarsi l'un l'altro
e scomparire;
queste due guardano
dal confine
di ciò che, dopo circa cinquanta bilioni di giri
della terra
che si raffredda, sarà
chiamato
Nova Scotia -- adesso, con fischi
rettili
guardano verso il sud
Pan-gea
lacerarsi e far sì
che un
giovane Atlantico mandi tuoni a fracassare
la cima
dei pini là dove si aggrappano
con corpi
minuscoli in un vento che scuote,
notte di
Settembre nella gelida pioggia e
cantano,
aprono
piccole
ali che sbattono sopra
la schiuma
dell'onda e si levano
a ventimila
piedi sui venti
turbinanti
di un freddo fronte di passaggio che li sollevano
sopra il
ghigno degli squali verso sudest nel sole
e tutto
il giorno volando sotto di lui passano molto al di sopra
delle spiagge
rosa e nevose delle Bermuda volando
attraverso
il freddo terso di zero gradi nel buio
poi nella
luce lunare sopra corazzati
Leviatani
con i loro pini contraffatti che li chiamano giù
a riposare
e a morire--
loro puntano
verso sudest
con costanza ma gli Alisei
giungono
e li fanno galleggiare piegando
indietro
verso sud sulle Isole Winward e
verso sudovest
nello scarlatto marino del
loro terzo
giorno di discesa
a quattromila
piedi ancora volando sopra
Tobago,
discendendo finché
le onde
scagliose si stendono e spalano nella spuma del
Venezuela
e cadono
alla luce
lunare per appollaiarsi
sulle spalle
del Sudamerica, diventati
i Cantori
Maschio e Femmina, messe
su le ali
e sopravvissuti.
2.
Quando
mi fu messo nome
di uomo-Tuono,
mi è stato detto:
ecco un
essere
dal quale
puoi creare il tuo proprio corpo
così
da vivere fino alla tarda età: adesso
mentre
stiamo di fronte al tamburo
e danziamo
scuotendo le zucche, questa zucca
è
come un arcobaleno di piume, leggermente
allacciate
con pelle di daino,
ondeggianti
mentre la zucca è mossa.
Le piume
di aquila
non le
ho ancora meritate, sono
solo gli
uccellini
la cui
vita si alimenta della zucca,
la cui
vita continua nella nostra danza,
che ondeggiano
con la zucca sonante e
noi danziamo
per onorare in un giorno assolato
e nella
notte illuminata di luna
la ragazzina
che viene introdotta,
per diventare
una di noi,
come una
volta fu fatto per me,
per ognuno
di noi che danziamo.
Solo gli
uccellini, che hanno dato
i loro
corpi perché una ragazzina
possa vivere
fino alla tarda età.
Li ho chiamati
qui
per
inserirli nella canzone
loro che
crearono i propri corpi d'arcobaleno molto prima
che venissimo
alla terra,
loro che
imparando la canzone e il volo divennero
creature
per le quali il cielo infinito
e l'oceano
impenetrabile sono
un sentiero
da cui prendere il volo:
adesso
canteranno e noi
stiamo
danzando con loro, qui.
5.
WAZHAZHE GRANDMOTHER
LOSSES,
TWO
Our Osage
grandmother, Josephine Jump, had died some ten years before our mother
did, and it took me several years to find a way to write an elegy for
Grandma
Jump. Here is what I managed--with some notes that might help
understand
some of what she meant for us. The Osage words of the epigraph can be
translated
as "Grandmother, you have come home," with "come home" understood as
being
the ceremonial phrase for living into the "good days," the time beyond
time:
--I-ko-eh,
tha-gthi a tho.
[Ho-e-ga,
literally "bare spot": the center of the forehead of the mythical
elk...a
term for an enclosure in which all life takes on bodily form, never to
depart therefrom except by death....the earth which the mythical elk
made
to be habitable by separating it from the water...the camp of the tribe
when ceremonially pitched...life as proceeding from the combined
influences
of the cosmic forces.
--Francis
LaFlesche, A Dictionary of the Osage Language, 1932]
They chose
their allotted land
out west
of the Agency
at the
prairie's edge,
where the
Osage Hills begin they built
their
homestead,
honeymooned there
near Timber
Hill,
where Bird
Creek meanders in
from the
rolling grassy plains with their prairie chicken
dancing
in spring,
built in
a timbered hollow where deer came down
at dusk
with the stars
to drink
from the deep pools
near Timber
Hill
and below
the
waterfall
that seemed
so high
to me the summer
when I
was six and walked up near its clearness gliding
some five
or six feet down from the flat
sandstone
ledge to its pools;
she called
it in Osage, ni-xe,
the dark
water turning into
a spilling
of light
was a curtain
clear and flowing, under
the blue
flash of a kingfisher's diving
into the
pool above the falls
and his
flying up
again to
the dead white branch of his willow--
the whole
place was so quiet,
the way
Grandma was quiet,
it seemed
a place to be still,
seemed
waiting for us,
though
no one lived there by then
since widowed
during the war she'd moved
to the
place south of Pawhuska,
and why
we had driven down there from Timber Hill, now, I
can't quite
remember--
was it
a picnic, or some kind
of retreat
or vacation time
out of
the August heat of Pawhuska?
The pictures
focus sharp-edged:
a curtain
of dark green ivy ruffled
a bit by
breeze and water beside
the waters
falling there
and a dirt
road winding red and rocky
across
tree-roots, along which, carefully,
my mother
eased our rumbling Buick Eight
in that
Depression year when Osage oil
still gushed
to float us on into
a happy
future--
but whether
I dreamed, or saw real things in time,
their road,
their house, the waterfall back in the woods
are all
at the
bottom of Lake Bluestem now,
because
Bird Creek,
blessed
with a dam,
is all
Psyched out
of its
snaggly, snaky self into a
windsparkling
lake
whose deep
blue waters are now
being piped
into Pawhuska pure and drinkable,
filling
with blue brilliance municipal pools
and
sprinkling
the lawns to green or pouring freshets
down asphalt
gutters to cool the shimmering
cicada-droning
fevers of August streets
even as
in Bird
Creek's old channel under Lake Bluestem,
big catfish
grope slowly
in darkness
up over
the sandstone ledge of the drowned
waterfall,
or
scavenge
through the ooze of
the homestead
and along the road where
an Osage
bride and her man came riding one special day
and climbed
down from the buggy in all their
best finery
to live
in their first home.
PERDITE,
DUE
La nostra
nonna Osage, Josephine Jump, morì circa dieci anni prima di
nostra
madre, e mi ci sono voluti diversi anni per riuscire a scrivere
un'elegia
per la Nonna Jump. Ecco ciò che ne è venuto -- con alcune
note che possono aiutare a comprendere ciò che ella ha
significato
per noi. Le parole Osage dell'epigrafe possono essere tradotte come
"Nonna,
sei arrivata a casa", dove "arrivata a casa" è da intendersi
come
la frase cerimoniale per il vivere nei "giorni felici", il tempo al di
là del tempo:
NONNA WAZHAZHE
--I-ko-eh,
tha-gthi a tho.
(Ho-e-ga,
letteralmente "posto vuoto": il centro della fronte dell'alce
mitico…termine
che si usa per lo spazio delimitato in cui la vita prende una forma
corporea,
da cui si diparte solo in caso di morte…la terra che l'alce mitico rese
abitabile separandola dall'acqua…l'accampamento della tribù
montato
cerimonialmente…la vita in quanto risultante delle influenze combinate
delle forze cosmiche.
--Francis
LaFlesche, Dizionario della lingua Osage, 1932)
Scelsero
la terra loro assegnata
dall'Agenzia
nell'ovest
al margine
della prateria,
dove cominciano
le colline degli Osage costruirono
la fattoria,
fecero la luna di miele lì
vicino
a Timber Hill,
dove Bird
Creek serpeggia
dalle tuonanti
pianure erbose coi loro galli delle praterie
che danzano
in primavera,
inclusero
una fossa di legno dove i daini scendevano
al crepuscolo
con le stelle
per bere
dalla pozze profonde
vicino
a Timber Hill
e sotto
alla cascata
che mi sembrava
così
alta in estate
quando
avevo sei anni e camminavo lungo la sua trasparenza che scivolava
cinque
o sei piedi giù dal piatto
scoglio
di arenaria ai suoi bacini;
lei la
chiamava in Osage, ni-xe,
l'acqua
scura che si trasforma in
un traboccare
di luce
era una
tenda chiara e fluida, sotto
il lampo
azzurro del tuffo di un martin pescatore
nel bacino
sopra le cascate
e il suo
volare
di nuovo
al morto ramo bianco del suo salice--
il luogo
era nell'insieme così calmo,
come anche
la Nonna era calma,
sembrava
attenderci,
sebbene
nessuno vivesse lì allora
dal momento
che perso il marito durante la guerra si era trasferita
in un posto
a sud vicino a Pawhuska,
e il perché
noi fossimo scesi lì da Timber Hill, adesso,
non lo
ricordo--
era un
picnic, o un qualche tipo
di vacanza
o rifugio
dal caldo
dell'Agosto di Pawhuska?
Le foto
mettono a fuoco in modo preciso:
una tenda
di verde edera scura scompigliata
un poco
dalla brezza e acqua di lato
della cascata
e una sporca
strada serpeggiante rossa e rocciosa
attraverso
radici d'alberi, lungo la quale, con cura,
mia madre
rallentava la nostra Buick Eight
in quell'anno
della Depressione quando il petrolio degli Osage
ancora
sgorgava per lanciarci in
un felice
futuro--
sia che
sognavo, o vedevo cose reali anzi tempo,
la loro
strada, la loro casa, la cascata dietro ai boschi
sono tutte
in fondo
al Lago Bluestem adesso,
perché
Bird Creek,
benedetta
da una diga,
è
sprofondata
dalla sua
tortuosa, difficile identità in un
lago sfavillante
di vento
le cui
azzurre acque profonde sono adesso
incanalate
in Pawhuska pure e potabili,
riempendo
con azzurra trasparenza i bacini municipali
e innaffiando
i prati o scorrendo sotto forma di ruscelletti
in rigagnoli
di asfalto per alleviare le luccicanti
febbri
ronzanti come cicale delle strade di Agosto
proprio
come
nel vecchio
canale di Bird Creek sotto il Lago Bluestem,
quel grande
pescegatto
che brancolava
lentamente nel buio
sullo scoglio
di arenaria della cascata
sommersa,
o
cercava
cadaveri nel fango della
fattoria
e lungo la strada dove
una sposa
Osage e il suo uomo vennero a cavallo in un giorno speciale
e scesero
dal carrozzino in tutta la loro
grande
eleganza
per vivere
nella loro prima casa.
Trad. di
Marco Nieli