VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
Electronic Center of Arts

Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art

Calamus
Ianus

A cura di Giuliana Lucchini


Carter Revard

   
1. THOUGH I WALK THROUGH THE VALLEY OF SILICON, I WILL FEAR NO CUSTOMS
2.  FIREWATER
3. COMING OF AGE IN THE COUNTY JAIL
4. INDIAN SURVIVAL: DANCING WITH DINOSAURS (1-2)
5. WAZHAZHE GRANDMOTHER

1. THOUGH I WALK THROUGH THE VALLEY OF SILICON, I WILL FEAR NO CUSTOMS

If only Vuitton would make a suitcase
with modem and hypertext--or at least windows
to let us put new folders in, where
jackets wonUt wrinkle and all
the smelly socks can be hung with care in
the hyperspace herb-drawer--and with
still cooler files whose chocolate
truffles would never melt
into a cashmere sweater. We need these
neat reversible black holes for crossing Borders,
things we could pack and close
at a single touch and never pop a seam
or rip a zipper. They'd make the Eurodollar
zoom up in value--
and hey, just think,
Stealth Bombers could be replaced
by diplomatic pouches full
of virtual assassins,
used terrorists could be dumped
out of the Trash Can, leaving
a Virtuous Reality.
All Indian Reservations could be tucked
into Death Valley, accessible through
its golden icon, the Sacajawea Dollar.
Such a Pandora's Apple, I think,
even the seediest Satan could have sold
to the smartest Adam and Eve, just by saying
one taste of this, my dears,
and you're back in Eden.
 

SEBBENE ATTRAVERSI LA VALLE DEL SILICIO, NON AVRO' PAURA DELLE DOGANE

Se solo Vuitton facesse una valigia
Con modem e ipertesto - o almeno finestre
per lasciarci inserire nuove cartelle, dove
le giacche non facciano pieghe e tutti
i calzini puzzolenti possano essere stesi con premura
nel cassetto-erba dell'iperspazio - e con files
ancora più freschi i cui tartufi di cioccolato
non si scioglierebbero mai
in una canottiera di cashmere. Abbiamo bisogno
di questi piacevoli buchi neri reversibili per attraversare dogane,
cose che possiamo mettere dentro e chiudere
con un solo gesto senza far saltare una cucitura
o strappare una cerniera. Farebbero schizzare su
il valore dell'Eurodollaro -
ehi, pensa soltsnto
i bombardieri Stealth potrebbero essere sostituiti
da borse diplomatiche piene
di assassini virtuali,
terroristi usati potrebbero essere  scaricati
dalle pattumiere, lasciandosi
dietro una Realtà Virtuosa.
Tutte le riserve indiane potrebbero essere sistemate
nella Valle della Morte, accessibile attraverso
la sua icona d'oro, il dollaro di Sacajawea.
Una tale Mela di Pandora, credo,
persino il più malandato Satana potrebbe averla venduta
ai più furbi Adamo ed Eva, dicendo soltanto
un morso di questa, miei cari,
e siete di nuovo in Paradiso.
 
 

2. FIREWATER

Sometimes I think how alcohol's
a marvelous solvent, can remove
red people from a continent,
turn bronze to guilt. What was DuPont's
old motto--Better things
for better living
through chemistry? You take
potatoes from Peru,
barley from Palestine, maize
from Mexico, sugar cane
from Indo-China--
put in some wild yeast from the air,
ferment it and voila! you've now
got Vodka for the Volga, beer
for the Brits, Bourbon for
Balboa's kids, Joy-juice for
the Kickapoos.
Pour this into an Inner City and create
your Designated Criminal Class purely
to blame for everything,
or rub it on the Reservations and you'll see
each fetus wizen up inside
its fertile womb.
Yet drip it into the veins
of Congress or a Corporation, just watch
those Mountain Men outwrestle steers,
gulping their liquid god go wildly
enthusiastic so they can
write laws in stone with one hand while
joysticking lovers with the other,
sacking Montana and out-dunking Jordan,
out-leveraging--who was it,
Archimedes, popped the world's blue eyeball
into a Swiss snowbank? See, ghettoites,
how sociable our masters are,
these Bacchanalians, never alcoholic,
immune in suburbs where bad sex has died
and gone to heaven, no AIDS, no illegitimate
children, all the schools
have classic curricula and every personal fetus
will be delivered right on time,
uncorked like Chateauneuf du Pape, unscrewed
like Southern Comfort to gurgle on
its snowy tablecloth, caress with rosy fingers
its parents' egos and become
a tax loophole. Classic,
ah Classic these Metamorphoses of Alcohol--
but please, be careful how you tell of them,
remember Ovid shivering on
the Black Sea shores, wondering how to get back in
to one of the Roman villas once again.
 

ACQUAVITE

A volte penso che l'alcool è
un meraviglioso solvente, può rimuovere
i pellerossa da un continente,
trasformare il bronzo in colpa. Qual era
il vecchio motto di DuPont -- migliorare le cose
per vivere meglio
attraverso la chimica? Prendi
le patate dal Peru,
l'orzo dalla Palestina, il mais
dal Messico, la canna da zucchero
dll'IndoCina --
aggiungici un qualche lievito selvaggio dall'aria,
fermentalo e voilà! c'hai adesso
la Vodka per il Volga, la birra
per gli Inglesi, il Bourbon per
i figli di Balboa, il Succo-di-gioia per
i Kickapoos.
Versala in una Città dell'Interno e crea
la tua Classe Criminale Designata apposta
per accusarla di tutto,
o trasferiscila nelle Riserve e vedrai
i feti avvizzire dentro
il loro fertile grembo.
Invece falla gocciolare nelle vene
del Congresso o di una Corporazione, guarda
quei Montanari sopraffare i manzi,
tracannando il loro dio liquido vanno selvaggiamente
entusiasti in modo da scrivere
leggi di pietra con una mano mentre
joystickano amanti con l'altra,
saccheggiando il Montana e facendo straripare il Giordano,
sforzando con leve -- chi fu,
Archimede, che fece esplodere il globo azzurro del mondo
in un cumulo di neve svizzero? Vedete, ghettizzati,
come sono socievoli i nostri maestri,
questi Baccanti, mai alcoolizzati,
protetti in periferie dove lo sporco sesso è morto
e andato al cielo, niente AIDS, niente figli
illegittimi, tutte le scuole
hanno curricoli classici e ogni feto di persona
sarà consegnato al momento giusto,
stappato come Chateauneuf du Pape, svitato
come Southern Comfort a gorgogliare
sulla sua tovaglia immacolata, carezzare con dita rosee
gli ego dei suoi genitori e diventare un evasore fiscale. Classiche,
ah Classiche queste Metamorfosi dell'Alcool --
ma per favore, stai attento a come le racconti,
ricorda Ovidio che rabbrividisce
sulle spiagge del Mar Nero, a chiedersi come tornare
di nuovo in una delle città romane.

 

3. COMING OF AGE IN THE COUNTY JAIL

--I see they worked you over. What you in for?
--Oh, I took this kiddie-car out of a guy's back yard, Friday midnight.
--What in the world gave you the idea for that?
--Celebrate my birthday. Me and George decided we'd haul it up
on top the Mound, ride down on that kiddie-car, see if we could finish off
the wine on the way down.
--That's how you got the black eye and stitches, no doubt.
--Not hardly. Turned out the guy whose yard we took it from was a city
cop, he saw us put it in our car and start off down the Mound Road.
--Where'd they catch up with you?
--We got out by the Mound, here come three patrol cars with sirens and red
lights flashing, blocked off the road, big mob of police jumped out
with guns.
--Well, what did you say to them?
--Mostly we said Ow and That's enough. I made the mistake of
hitting back at a couple. After they got me down in back of the
car with handcuffs on behind my back, they beat me on the shoulderblades
with blackjacks. This cut in my eyebrow's from a pistol though.
--Yeah, looks like it. What are you charged with now?
--There's a pretty good list of things they mentioned. Felony, for taking
the kiddie- car, which the officer valued at over fifty dollars; then
there's assaulting an officer, resisting arrest, driving with open
bottle, disturbing the peace, so on and so on.
--Well, nobody wants to have his kid's things stolen, specially police.
But maybe that lawyer can get the charge reduced to misdemeanor, once
things cool down a little. They told me fifteen minutes was all I
had, I'll start back now. Well, don't wander off.
--No, I kind of think they'll let me stay till the hearing. Besides, the
service here's just great, and gourmet cooking. Well, here's the man.
Thanks for dropping in.
 

DIVENTANDO MAGGIORENNI NELLA PRIGIONE DELLA CONTEA

--Vedo che ti hanno lavorato. Per cosa sei dentro?
--Oh, ho preso un'automobilina dal giardino di un tipo, Venerdì a mezzanotte.
--Cosa al mondo ti ha dato una simile idea?
--Volevo celebrare il mio compleanno. Io e George abbiamo deciso di trascinarla sulla cima della collina per scenderci sopra e vedere se riuscivamo a finire il vino lungo la discesa.
--Ecco come ti sei beccato l'occhio nero e i punti, senza dubbio.
--Niente affatto. Si venne a sapere che il tipo dal cui giardino l'avevamo presa era un poliziotto municipale, ci vide montarla sull'auto e partire in direzione di Mound Road.
--Dove vi hanno presi?
--Ci avviavamo verso la collina, ed ecco tre auto-pattuglie con sirene e luci rosse lampeggianti, che bloccano la strada e una gran folla i poliziotti che salta fuori con le pistole.
--Bene, cosa gli avete detto?
--Al massimo abbiamo detto Oh e Questo è la fine. Ho fatto l'errore di colpirne un paio alle spalle. Dopo avermi inchiodato sul sedile posteriore dell'auto con le manette dietro la schiena, mi hanno picchiato sulle scapole con i martinetti. Questo taglio sul sopracciglio però è di una pistola.
--Sì, ci assomiglia. Di cosa sei accusato adesso?
--Ci hanno messo dentro un'intera lista di cose. Furto, per aver rubato l'automobilina, l'officiale l'ha valutato più di cinquanta dollari; poi c'è l'aggressione all'ufficiale, resistenza all'arresto, guida con bottiglie scoperte, disturbo della quiete pubblica, e così via.
--Sai, nessuno vuole che gli rubino la roba del figlio, specialmente la polizia. Ma forse l'avvocato può far ridurre l'accusa a condotta illecita, se appena il clima si raffredda un pochino. Mi hanno detto che ho solo quindici minuti, adesso me ne vado. Su, non ti scoraggiare.
--No, penso che mi lasceranno dentro fino all'udienza. Inoltre, il servizio qui è proprio fantastico, e la cucina da buongustaio. Bene, ecco l'uomo. Grazie per essere venuto.
 
 

4. INDIAN SURVIVAL: DANCING WITH DINOSAURS

To return now to the small narrative of finding a voice, a song, a
self, once they are found there is always the fight to keep them. Once we
can word ourselves in a world, we have to find how to stay alive in song.
One story about this I have called Dancing With Dinosaurs. I was
delighted when archaeologists noticed that dinosaurs have not died out,
that what we hear singing at the windowsill is a tiny tyrannosaurus, as
the earthworms have always known, trembling at the thunderous tread of a
robin bobbing across the lawn to gobble them down.
I had loved to hear the birds begin their prayers, of a summerUs
morning in the Buck Creek Valley, as naturally as MiltonUs Adam and Eve
sang Matin-Psalms in Eden. I always was mystified by their migrations,
and I wondered what they had in mind as they darted up into the air of
Louisiana and set sail for Yucatan. What maps do they use, what ancestral
voices do they hear prophesying spring where they are headed?
Then I read in National Geographic and Scientific American of how
the tiny black-and-white warblers in Nova Scotia and Maine take off in
September and fly for three days and nights, Good Friday to Easter Sunday
as it were, at the cold height of twenty thousand feet or more, over the
whole Atlantic Ocean down to South America. I was not surprised, but I
was and am amazed. So when news came that even archaeologists now admitted what any
careful observer of a back yard had always known, that these were small
dinosaurs who had put on feathers and survived, I suddenly understood
better why we as Indian people put on our feathers to survive. I wished
once again that the anthropologists who keep digging in the earth for our
bones would listen for our songs in the air. We are extinct as dinosaurs,
we are alive as birds, who made their rainbow bodies long before we came
to earth, who learning song and flight became beings for whom the infinite
sky and trackless ocean are a path to spring.
And because I was just then learning to be a Gourd Dancer, I wrote
of our dancing in St. Louis as we brought into the circle of named beings
the Comanche granddaughter of Bob and Evelyne Wahkinney Voelker, and how,
as the gourds shook and their feathers fluttered, we knew that now she
could cross with us. Here now is the poem itself:

1.
Before we came to earth,
before the birds had come,
they were dinosaurs, their feathers
were a bright idea
that came this way:
see, two tiny creatures weighing
two ounces each keep quiet and among
the ferns observe bright-eyed
the monsters tear each other
and disappear; these two watch from
the edge of what, some fifty billion spins
of the cooling earth ahead, will be
called Nova Scotia--now, with reptilian
whistles they look southward as
Pan-Gaea breaks apart and lets
a young Atlantic send its thunder crashing
up to the pines where they cling
with minuscule bodies in a tossing wind,
September night in the chilly rain and
they sing, they spread
small wings to flutter out above
surf-spray and rise to
twenty thousand feet on swirling
winds of a passing cold front that lift
them over the grin of sharks southeastward into sun
and all day winging under him pass high above
the pink and snowy beaches of Bermuda flying
through zero cold and brilliance into darkness
then into moonlight over steel
Leviathans with their mimic pines that call them down
to rest and die--
they bear
southeast steadily but the Trade
Winds come and float them curving
back southward over the Windward Islands and
southwestward into marine and scarlet of
their third day coming down
to four thousand feet still winging over
Tobago, descending till
the scaly waves stretch and feather into the surf of
Venezuela and they drop
through moonlight down to perch
on South America's shoulder, having become
the Male and Female Singers, having
put on their feathers and survived.

2.
When I was named
a Thunder person, I was told:
here is a being
of whom you may make your body
that you may live to see old age: now
as we face the drum
and dance shaking the gourds, this gourd
is like a rainbow of feathers, lightly
fastened with buckskin,
fluttering as the gourd is shaken.
The eagle feathers I
have still not earned, it is
the small birds only
whose life continues on the gourd,
whose life continues in our dance,
that flutter as the gourd is rattled and
we dance to honor on a sunbright day
and in the moonbright night
the little girl being brought in,
becoming one of us,
as once was done for me,
for each of us who dance.
The small birds only, who have given
their bodies that a small girl
may live to see old age.
I have called them here
to set them into song
who made their rainbow bodies long before
we came to earth,
who learning song and flight became
beings for whom the infinite sky
and trackless ocean are
a path to spring:
now they will sing and we
are dancing with them, here.
 
 

SOPRAVVIVENZA INDIANA: DANZANDO CON I DINOSAURI

Per tornare adesso alla breve storia del trovare una voce, una canzone, un io, una volta che sono trovati c'è sempre la lotta per mantenerli. Una volta che siamo in grado di esprimerci in un mondo, dobbiamo scoprire come rimanere vivi nella canzone. Un resoconto del genere l'ho chiamato Danzando con i dinosauri. Mi sono compiaciuto quando gli archeologi hanno scoperto che i dinosauri non si sono estinti, ma che ciò che udiamo cantare al nostro davanzale è un tirannosauro in miniatura, come hanno sempre saputo i lombrichi, i quali tremano al passo tuonante di un pettirosso saltellante sul prato per trangugiarli d'un solo colpo.
Mi era piaciuto, una mattina estiva nella Buck Creek Valley, ascoltare gli uccelli cominciare la loro preghiera, tanto naturalmente quanto Adamo ed Eva di Milton cantavano salmi nell'Eden. Sono sempre stato disorientato dalle loro migrazioni, e mi sono chiesto cosa avessero in mente mentre sfrecciavano nel cielo della Louisiana prendendo la rotta per lo Yucatan. Quali mappe usano, quali voci ancestrali ascoltano che preannunciano loro la primavera lì dove sono diretti? In seguito ho letto sul National Geographic and Scientific American di come i piccoli usignoli bianchi e neri della Nova Scotia e del Maine decollano a Settembre e volano per tre giorni e notti, diciamo da Venerdì Santo alla Domenica di Pasqua, alla fredda altitudine di ventimila piedi e oltre, attraverso tutto l'Oceano Atlantico fino al Sud America. Non mi ha sorpreso, ma ero e sono incantato.
Così quando giunse la notizia che persino gli archeologi ora riconoscevano ciò che qualsiasi attento osservatore di un giardino domestico conosceva da sempre, cioè che si trattava di piccoli dinosauri che avevano messo le piume ed erano sopravvissuti, all'improvviso ho capito come mai noi popolo indiano abbiamo messo le piume per sopravvivere. Vorrei ancora una volta che gli antropologi che si ostinano a scavare la terra per trovare le nostre ossa ascoltassero le nostre canzoni all'aria aperta. Noi siamo estinti come i dinosauri, ma siamo vivi come gli uccelli, che hanno creato il loro corpo d'arcobaleno molto prima che noi venissimo sulla terra, e che imparando la canzone e il volo divennero esseri per cui il cielo infinito e l'oceano impenetrabile sono una via per prendere il volo.
E poiché proprio allora stavo imparando la danza della zucca, ho scritto del nostro danzare a St. Louis mentre introducevamo nel cerchio degli esseri nominati la nipote Comanche di Bob ed Evelyne Wahkinney Voelker, e di come, mentre le zucche andavano su e giù e le piume ondeggiavano, abbiamo capito che ora lei poteva partecipare con noi. Ecco qui la poesia:

1
Prima che venissimo sulla terra,
prima che venissero gli uccelli,
essi furono dinosauri, le loro piume
furono un'idea brillante
che venne in questo modo:
vedete, due minuscole creature pesanti
due once ciascuna stanno in silenzio e tra
le felci osservano con occhi lucidi
i mostri sbranarsi l'un l'altro
e scomparire; queste due guardano
dal confine di ciò che, dopo circa cinquanta bilioni di giri
della terra che si raffredda, sarà
chiamato Nova Scotia -- adesso, con fischi
rettili guardano verso il sud
Pan-gea lacerarsi e far sì
che un giovane Atlantico mandi tuoni  a fracassare
la cima dei pini là dove si aggrappano
con corpi minuscoli in un vento che scuote,
notte di Settembre nella gelida pioggia e
cantano, aprono
piccole ali che sbattono sopra
la schiuma dell'onda e si levano
a ventimila piedi sui venti
turbinanti di un freddo fronte di passaggio che li sollevano
sopra il ghigno degli squali verso sudest nel sole
e tutto il giorno volando sotto di lui passano molto al di sopra
delle spiagge rosa e nevose delle Bermuda volando
attraverso il freddo terso di zero gradi nel buio
poi nella luce lunare sopra corazzati
Leviatani con i loro pini contraffatti che li chiamano giù
a riposare e a morire--
loro puntano
verso sudest con costanza  ma gli Alisei
giungono e li fanno galleggiare piegando
indietro verso sud sulle Isole Winward e
verso sudovest nello scarlatto marino del
loro terzo giorno di discesa
a quattromila piedi ancora volando sopra
Tobago, discendendo finché
le onde scagliose si stendono e spalano nella spuma del
Venezuela e cadono
alla luce lunare per appollaiarsi
sulle spalle del Sudamerica, diventati
i Cantori Maschio e Femmina, messe
su le ali e sopravvissuti.

2.
Quando mi fu messo nome
di uomo-Tuono, mi è stato detto:
ecco un essere
dal quale puoi creare il tuo proprio corpo
così da vivere fino alla tarda età: adesso
mentre stiamo di fronte al tamburo
e danziamo scuotendo le zucche, questa zucca
è come un arcobaleno di piume, leggermente
allacciate con pelle di daino,
ondeggianti mentre la zucca è mossa.
Le piume di aquila
non le ho ancora meritate, sono
solo gli uccellini
la cui vita si alimenta della zucca,
la cui vita continua nella nostra danza,
che ondeggiano con la zucca sonante e
noi danziamo per onorare in un giorno assolato
e nella notte illuminata di luna
la ragazzina che viene introdotta,
per diventare una di noi,
come una volta fu fatto per me,
per ognuno di noi che danziamo.
Solo gli uccellini, che hanno dato
i loro corpi perché una ragazzina
possa vivere fino alla tarda età.
Li ho chiamati qui
per  inserirli nella canzone
loro che crearono i propri corpi d'arcobaleno molto prima
che venissimo alla terra,
loro che imparando la canzone e il volo divennero
creature per le quali il cielo infinito
e l'oceano impenetrabile sono
un sentiero da cui prendere il volo:
adesso canteranno e noi
stiamo danzando con loro, qui.
 

5. WAZHAZHE GRANDMOTHER

LOSSES, TWO
Our Osage grandmother, Josephine Jump, had died some ten years before our mother did, and it took me several years to find a way to write an elegy for Grandma Jump. Here is what I managed--with some notes that might help understand some of what she meant for us. The Osage words of the epigraph can be translated as "Grandmother, you have come home," with "come home" understood as being the ceremonial phrase for living into the "good days," the time beyond time:

--I-ko-eh, tha-gthi a tho.
[Ho-e-ga, literally "bare spot": the center of the forehead of the mythical elk...a term for an enclosure in which all life takes on bodily form, never to depart therefrom except by death....the earth which the mythical elk made to be habitable by separating it from the water...the camp of the tribe when ceremonially pitched...life as proceeding from the combined influences of the cosmic forces.
--Francis LaFlesche, A Dictionary of the Osage Language, 1932]

They chose their allotted land
out west of the Agency
at the prairie's edge,
where the Osage Hills begin they built
their homestead, honeymooned there
near Timber Hill,
where Bird Creek meanders in
from the rolling grassy plains with their prairie chicken
dancing in spring,
built in a timbered hollow where deer came down
at dusk with the stars
to drink from the deep pools
near Timber Hill
and below the
waterfall that seemed
so high to me the summer
when I was six and walked up near its clearness gliding
some five or six feet down from the flat
sandstone ledge to its pools;
she called it in Osage, ni-xe,
the dark water turning into
a spilling of light
was a curtain clear and flowing, under
the blue flash of a kingfisher's diving
into the pool above the falls

and his flying up
again to the dead white branch of his willow--
the whole place was so quiet,
the way Grandma was quiet,
it seemed a place to be still,
seemed waiting for us,
though no one lived there by then
since widowed during the war she'd moved
to the place south of Pawhuska,
and why we had driven down there from Timber Hill, now, I
can't quite remember--
was it a picnic, or some kind
of retreat or vacation time
out of the August heat of Pawhuska?
The pictures focus sharp-edged:
a curtain of dark green ivy ruffled
a bit by breeze and water beside
the waters falling there
and a dirt road winding red and rocky
across tree-roots, along which, carefully,
my mother eased our rumbling Buick Eight
in that Depression year when Osage oil
still gushed to float us on into
a happy future--
but whether I dreamed, or saw real things in time,
their road, their house, the waterfall back in the woods
are all
at the bottom of Lake Bluestem now,
because Bird Creek,
blessed with a dam,
is all Psyched out
of its snaggly, snaky self into a
windsparkling lake
whose deep blue waters are now
being piped into Pawhuska pure and drinkable,
filling with blue brilliance municipal pools
and sprinkling the lawns to green or pouring freshets
down asphalt gutters to cool the shimmering
cicada-droning fevers of August streets
even as
in Bird Creek's old channel under Lake Bluestem,
big catfish
grope slowly in darkness
up over the sandstone ledge of the drowned
waterfall, or
scavenge through the ooze of
the homestead and along the road where
an Osage bride and her man came riding one special day
and climbed down from the buggy in all their
best finery
to live in their first home.
 

PERDITE, DUE
La nostra nonna Osage, Josephine Jump, morì circa dieci anni prima di nostra madre, e mi ci sono voluti diversi anni per riuscire a scrivere un'elegia per la Nonna Jump. Ecco ciò che ne è venuto -- con alcune note che possono aiutare a comprendere ciò che ella ha significato per noi. Le parole Osage dell'epigrafe possono essere tradotte come "Nonna, sei arrivata a casa", dove "arrivata a casa" è da intendersi come la frase cerimoniale per il vivere nei "giorni felici", il tempo al di là del tempo:

NONNA WAZHAZHE
--I-ko-eh, tha-gthi a tho.
(Ho-e-ga, letteralmente "posto vuoto": il centro della fronte dell'alce mitico…termine che si usa per lo spazio delimitato in cui la vita prende una forma corporea, da cui si diparte solo in caso di morte…la terra che l'alce mitico rese abitabile separandola dall'acqua…l'accampamento della tribù montato cerimonialmente…la vita in quanto risultante delle influenze combinate delle forze cosmiche.
--Francis LaFlesche, Dizionario della lingua Osage, 1932)

Scelsero la terra loro assegnata
dall'Agenzia nell'ovest
al margine della prateria,
dove cominciano le colline degli Osage costruirono
la fattoria, fecero la luna di miele lì
vicino a Timber Hill,
dove Bird Creek serpeggia
dalle tuonanti pianure erbose coi loro galli delle praterie
che danzano in primavera,
inclusero una fossa di legno dove i daini scendevano
al crepuscolo con le stelle
per bere dalla pozze profonde
vicino a Timber Hill
e sotto
alla cascata che mi sembrava
così alta in estate
quando avevo sei anni e camminavo lungo la sua trasparenza che scivolava
cinque o sei piedi giù dal piatto
scoglio di arenaria ai suoi bacini;
lei la chiamava in Osage, ni-xe,
l'acqua scura che si trasforma in
un traboccare di luce
era una tenda chiara e fluida, sotto
il lampo azzurro del tuffo di un martin pescatore
nel bacino sopra le cascate
e il suo volare
di nuovo al morto ramo bianco del suo salice--
il luogo era nell'insieme così calmo,
come anche la Nonna era calma,
sembrava attenderci,
sebbene nessuno vivesse lì allora
dal momento che perso il marito durante la guerra si era trasferita
in un posto a sud vicino a Pawhuska,
e il perché noi fossimo scesi lì da Timber Hill, adesso,
non lo ricordo--
era un picnic, o un qualche tipo
di vacanza o rifugio
dal caldo dell'Agosto di Pawhuska?
Le foto mettono a fuoco in modo preciso:
una tenda di verde edera scura scompigliata
un poco dalla brezza e acqua di lato
della cascata
e una sporca strada serpeggiante rossa e rocciosa
attraverso radici d'alberi, lungo la quale, con cura,
mia madre rallentava la nostra Buick Eight
in quell'anno della Depressione quando il petrolio degli Osage
ancora sgorgava per lanciarci in
un felice futuro--
sia che sognavo, o vedevo cose reali anzi tempo,
la loro strada, la loro casa, la cascata dietro ai boschi
sono tutte
in fondo al Lago Bluestem adesso,
perché Bird Creek,
benedetta da una diga,
è sprofondata
dalla sua tortuosa, difficile identità  in un
lago sfavillante di vento
le cui azzurre acque profonde sono adesso
incanalate in Pawhuska pure e potabili,
riempendo con azzurra trasparenza i bacini municipali
e innaffiando i prati o scorrendo sotto forma di ruscelletti
in rigagnoli di asfalto per alleviare le luccicanti
febbri ronzanti come cicale delle strade di Agosto
proprio come
nel vecchio canale di Bird Creek sotto il Lago Bluestem,
quel grande pescegatto
che brancolava lentamente nel buio
sullo scoglio di arenaria della cascata
sommersa, o
cercava cadaveri nel fango della
fattoria e lungo la strada dove
una sposa Osage e il suo uomo vennero a cavallo in un giorno speciale
e scesero dal carrozzino in tutta la loro
grande eleganza
per vivere nella loro prima casa.
 
Trad. di Marco Nieli 


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