VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
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Direttore: Emilio Piccolo




Sans passion il n'y a pas d'art

Calamus
Ianus

A cura di Giuliana Lucchini


Carol Ann Duffy
Poesie

 
1. La moglie di Pilato
2. Penelope
3. Nudo di donna in piedi
4. Scaldare le sue perle
5. Ladies
6. Politica
7. Valentine


1. La moglie di Pilato

 
Prima di tutto, le mani – mani da donna. Più delicate delle mie,
con unghie iridescenti, come conchiglie di Galilea.
Mani indolenti. Mani effeminate che schioccavano per ordinare l’uva.
Il loro tocco pallido, molliccio mi faceva trasalire. Ponzio.
Avevo voglia di Roma, di casa, di qualcun altro. Quando il Nazareno
entrò a Gerusalemme, la mia cameriera e io uscimmo furtive,
annoiate a morte, travestite tra la folla in delirio.
Inciampai, mi attaccai alla briglia d’un somaro, alzai gli occhi
e lo vidi. La faccia? Brutta. Ispirata.
Mi guardò. Dico guardò me. Mio Dio.
Per occhi così si può anche morire. Poi se ne andò,
i suoi rozzi seguaci si aprirono un varco fino alle porte.
La notte prima del processo, lo sognai.
Le sue mani scure mi toccarono. Sentii male.
Sangue. Vidi che ogni rude palmo era trafitto
da un chiodo. Mi svegliai tutta un sudore, eccitata, atterrita.
Lascialo in pace, lo avvertii in un messaggio. Poi in fretta mi vestii.
Quando arrivai, il Nazareno aveva una corona di spine.
La folla ululava il nome di Barabba. Pilato mi vide,
distolse gli occhi, poi si arrotolò le maniche con cura
e lentamente si lavò quelle mani futili, profumate.
Presero il profeta e lo trascinarono via,
sul Golgota. La mia cameriera sa tutto il resto.
Era Dio? Certo che no. Pilato credeva di sì.

traduzione di Giorgia Sensi


 
Firstly, his hands – a woman’s. Softer than mine,
with pearly nails, like shells from Galilee.
Indolent hands. Camp hands that clapped for grapes.
Their pale, mothy touch made me flinch. Pontius.
I longed for Rome, home, someone else. When the Nazarene
entered Jerusalem, my maid and I crept out,
bored stiff, disguised, and joined the frenzied crowd.
I tripped, clutched the bridle of an ass, looked up
and there he was. His face? Ugly. Talented.
He looked at me. I mean he looked at me. My God.
His eyes were eyes to die for. Then he was gone,
his rough men shouldering a pathway to the gates.
The night before his trial, I dreamt of him.
His brown hands touched me. Then it hurt.
Then blood. I saw that each tough palm was skewered
by a nail. I woke up, sweating, sexual, terrified.
Leave him alone. I sent a warning note, then quickly dressed.
When I arrived, the Nazarene was crowned with thorns.
The crowd was baying for Barabbas. Pilate saw me,
looked away, then carefully turned up his sleeves
and slowly washed his useless, perfumed hands.
They seized the prophet then and dragged him out,
up to the Place of Skulls. My maid knows all the rest.
 
2.  Penelope
 
All’inizio, guardavo la strada
sperando di vederlo arrivare
camminando disinvolto tra gli ulivi,
un fischio al cane
che lo piangeva col muso caldo sulle mie ginocchia.
Sei mesi di questa storia
poi ho capito che passavano giornate intere
senza che me ne rendessi conto.
Presi ago e filo, forbici e tela;
pensando di distrarmi,
invece mi ritrovai l’industria di una vita.
Ricamai una ragazza
sotto una sola stella – punto a croce, seta argento –
che rincorre la palla saltellante dell’infanzia.
Per l’erba scelsi tre toni di verde;
un rosa antico, un grigio ombra
per mostrare una bocca di leone che gargarizza un’ape.
L’albero lo ricamai col filo nocciola,
il mio ditale come una ghianda
spuntava dalla terra bruna.
Nell’ombra
avvolsi una fanciulla in un profondo abbraccio
col ragazzo-eroe
e mi smarrii del tutto
in un folle ricamo d’amore, desiderio, perdita e rimpianto;
poi guardai lui salpare
nei lenti punti d’oro del sole.
E quando gli altri vennero a prendergli il posto,
a disturbare la mia pace,
presi tempo.
Misi su una faccia da vedova, tenni la testa bassa,
facevo il lavoro di giorno e lo disfacevo di notte.
Sapevo a che ora della sera la luna
cominciava a sfilacciarsi,
la rammendai.
Fili grigi e marroni
inseguivano il pesce guizzante del mio ago
a formare un fiume che mai avrebbe raggiunto il mare.
Lo ingannai. Mi stavo disegnando
il sorriso di una donna al centro
del mondo, indipendente, intenta, soddisfatta,
e certamente non in attesa,
quando fuori dalla porta – troppo tardi – udii un passo ben
noto.
Inumidii il mio filo scarlatto
e ancora una volta infilai il centro della cruna.

traduzione di Andrea Sirotti

At first, I looked along the road
hoping to see him saunter home
among the olive trees,
a whistle for the dog
who mourned him with his warm head on my knees.
Six months of this
and then I noticed that whole days had passed
without my noticing.
I sorted cloth and scissors, needle, thread,
thinking to amuse myself,
but found a lifetime’s industry instead.
I sewed a girl
under a single star – cross-stitch, silver silk –
running after childhood’s bouncing ball.
I chose between three greens for the grass;
a smoky pink, a shadow’s grey
to show a snapdragon gargling a bee.
I threaded walnut brown for a tree,
my thimble like an acorn
pushing up through umber soil.
Beneath the shade
I wrapped a maiden in a deep embrace
with heroism’s boy
and lost myself completely
in a wild embroidery of love, lust, loss, lessons learnt;
then watched him sail away
into the loose gold stitching of the sun.
And when the others came to take his place,
disturb my peace,
I played for time.
I wore a widow’s face, kept my head down,
did my work by day, at night unpicked it.
I knew which hour of the dark the moon
would start to fray,
I stitched it.
Grey threads and brown
pursued my needle’s leaping fish
to form a river that would never reach the sea.
I tricked it. I was picking out
the smile of a woman at the centre
of this world, self-contained, absorbed, content,
most certainly not waiting,
when I heard a far-too-late familiar tread outside the
door.
I licked my scarlet thread
and aimed it surely at the middle of the needle’s eye
once more.

3. Nudo di donna in piedi

Sei ore così per pochi franchi.
Pancia capezzoli culo alla luce della finestra,
mi succhia il colore. Un po’ più a destra,
Madame. E cerca di stare ferma.
Sarò rappresentata analiticamente e starò appesa
in grandi musei. I borghesi andranno in solluchero
di fronte a una tale immagine di puttana di strada. La chiamano Arte.]

Forse. Lui si preoccupa di volume, spazio.
Io del prossimo pasto. Stai dimagrendo,
Madame, non va bene. I miei seni pendono
un po’ verso il basso, lo studio è freddo. Nelle foglie del tè
posso vedere la regina d’Inghilterra che fissa
le mie forme. Magnifiche, mormora,
andando avanti. Mi fa ridere. Si chiama

Georges. Mi dicono che è un genio.
Ci sono volte in cui non si concentra
e si irrigidisce in cerca del mio calore.
Mi possiede sulla tela mentre intinge il pennello
ripetutamente nel colore. Bello mio,
non puoi permetterti le arti che vendo.
Tutti e due poveri, ci guadagniamo da vivere come possiamo.

Gli chiedo. Perché lo fai? Perché
devo. Non c’è scelta. Non parlare.
Il mio sorriso lo confonde. Questi artisti
si prendono troppo sul serio. Di notte mi riempio
di vino e vado in giro nei bar a ballare. Quando è finito
me lo mostra con orgoglio, si accende una sigaretta. Dico
dodici franchi e prendo lo scialle. Non mi somiglia.


Traduzione di Anna Maria Robustelli


Six hours like this for a few francs.
Belly nipple arse in the window light,
he drains the colour from me. Further to the right,
Madame. And do try to be still.
I shall be represented analytically and hung
in great museums. The bourgeoisie will coo
at such an image of a river whore. They call it Art.

Maybe. He is concerned with volume, space.
I with the next meal. You’re getting thin,
Madame, this is not good. My breasts hang
slightly now, the studio is cold. In the tea-leaves
I can see the Queen of England gazing
on my shape. Magnificent, she murmurs,
moving on. It makes me laugh. His name

is Georges. They tell me he’s a genius.
There are times he does not concentrate
and stiffens for my warmth.
He possesses me on canvas as he dips the brush
repeatedly into the paint. Little man,
you’ve not the money for the arts I sell.
Both poor, we make our living how we can.

I ask him. Why do you do this? Because
I have to. There’s no choice. Don’t talk.
My smile confuses him. These artists
take themselves too seriously. At night I fill myself
with wine and dance around the bars. When it’s finished
he shows me proudly, lights a cigarette. I say
Twelve francs and get my shawl. It does not look like me.


4. Scaldare le sue perle

Accanto alla mia pelle, le sue perle. La mia padrona
mi dice di portarle, di scaldarle sino a sera
quando le spazzolerò i capelli. Alle sei le metto
intorno alla sua gola fresca, bianca. Per tutta la giornata penso a lei]

che riposa nella Stanza Gialla, che contempla la seta
o il taffetà, che indosserà stasera? Si sventola
mentre lavoro di buon grado, mentre il mio calore entra lentamente
in ogni perla. Lento, sul mio collo, il suo laccio.

Lei è bella. Io la sogno
nel mio letto in soffitta; me la figuro che balla
con uomini alti, confusi dal mio vago odore diffuso
sotto al suo profumo francese, alle sue pietre di latte.

Le inciprio le spalle con uno zampino di lapin,
osservo il morbido rossore filtrarle attraverso la pelle
come un sospiro indolente. Nel suo specchio
le mie labbra rosse si separano come se volessi parlare.

Luna piena. La sua carrozza la porta a casa. Vedo
ogni sua mossa nella testa… Mentre si sveste,
si toglie i gioielli, la sua mano sottile raggiunge
l’astuccio, nuda scivola a letto, così

come fa sempre… E io resto qui sveglia,
sapendo che le sue perle si stanno raffreddando anche ora
nella stanza dove la mia signora dorme. Per tutta la notte
sento la loro assenza e ardo.


Traduzione di Anna Maria Robustelli
 

Next to my own skin, her pearls. My mistress
bids me wear them, warm them, until evening
when I’ll brush her hair. At six I place them
round her cool, white throat. All day I think of her

resting in the Yellow Room, contemplating silk
or taffeta, which gown tonight? She fans herself
whilst I work willingly, my slow heat entering
each pearl. Slack on my neck, her rope.

She’s beautiful. I dream about her
in my attic bed; picture her dancing
with tall men, puzzled by my faint, pervasive scent
beneath her French perfume, her milky stones.

I dust her shoulders with a rabbit’s foot,
watch the soft blush seep through her skin
like an indolent sight. In her looking-glass
my red lips part as though I want to speak.

Full moon. Her carriage brings her home. I see
her every movement in my head… Undressing,
taking off her jewels, her slim hand reaching
for the case, slipping naked into bed, the way

she always does… And I lie here awake,
knowing her pearls are cooling even now
in the room where my mistress sleeps. All night
I feel their absence and I burn.



5. Ladies
 
Signore care, così per ragionare, diciamo pure
che l'ho vista una buona dose di attrezzature, di membri e cinci,
di mestoli e mentule, uccelli e piselli, mazzi e cazzi, pinchi
pifferi e stinchi, falli, fave e baccelli; invero,
si fa per dire, in quanto a caccia-al-salame
sono, au fait , come Madama Lewinsky - strapiena fin qui
di spada di ciccia, arma di porco, banana, pipì
carnedamore, duroinletto, batacchio, pennacchio
padulo, minchia e nerchia, pinga e verga.
Cercate di capirmi, nulla obietto al serpente
nei calzoni, grande amico delle mogli,
a pistoni, pistole e pitoni - ciò che voglio indicare,
signore mie care, è il pene comune - per niente grazioso...
che senso di pena... quell'occhio solitario strabico invidioso...


Ladies, for argument’s sake, let us say
that I’ve seen my fair share of ding-a-ling, member and jock,
of todger and nudger and percy and cock, of tackle,
of three-for-a-bob, of willy and winky; in fact,
you could say, I’m as au fait with Hunt-the-Salami
as Ms. M. Lewinsky – equally sick up to here
with the beef bayonet, the pork sword, the saveloy,
love-muscle, night-crawler, dong, the dick, prick,
dipstick and wick, the rammer, the slammer, the rupert,
the shlong. Don’t get me wrong, I’ve no axe to grind
with the snake in the trousers, the wife’s best friend,
the weapon, the python – I suppose what I mean is,
ladies, dear ladies, the average penis – not pretty…
the squint of its envious solitary eye…one’s feeling of pity…

Traduzione di Giorgia Sensi e Andrea Sirotti
 
6. Politica
 
Come fa della tua faccia roccia
che a piangere stai male, del tuo cuore un pugno stretto
che batte, sudando sangue, della lingua
serratura in ferro, senza porta. Come fa della tua mano destra
un guanto d’arme, un pupazzo alla sinistra, del tuo sorriso
foglia secca spazzata dal vento, della tua isola deserta
un rantolo, rantolo, rantolo,
fa delle parole sulla bocca un dado
che mai potrai lanciare fino a sei. Come ti toglie l’aria,
la piscia, e della tua carezza fa moneta vecchia, caduta di tasca,
delle promesse latinorum, stupidata, reazione a caldo, statica,
mette un posticcio al posto dei capelli, e fa un assito del tuo passo.
Come dice questo: politica. Alla tua educazione, educazione, educazione sbraita:
Politica! Alla tua ricchezza, al tuo star bene, come tuona alla verità
della tua coscienza, della bussola etica, POLITICA, POLITICA, POLITICA.
 
How it makes of your face a stone
that aches to weep, of your heart a fist,
clenched or thumping, sweating blood, of your tongue
an iron latch with no door. How it makes of your right hand
a gauntlet, a glove-puppet of the left, of your laugh
a dry leaf blowing in the wind, of your desert island discs
hiss hiss hiss, makes of the words on your lips dice
that can throw no six. How it takes the breath
away, the piss, makes of your kiss a dropped pound coin,
makes of your promises latin, gibberish, feedback, static,
of your hair a wig, of your gait a plankwalk. How it says this –
politics – to your education education education; shouts this –
Politics! – to your health and wealth; how it roars, to your
conscience moral compass truth, POLITICS POLITICS POLITICS.
 
7. Valentine

Non una rosa rossa o un cuore di satin.
Ti do una cipolla.
È una luna avvolta in carta marrone.
Promette luce
come il cauto denudarsi dell'amore.
Ecco.
Ti accecherà di lacrime
come un’amante.
Renderà il tuo riflesso una foto tremolante di pianto
Cerco di essere vera
Non un biglietto carino o un baciogramma.
Ti do una cipolla.
Il suo fiero bacio ti starà sulle labbra,
possessivo e fedele
come siamo noi,
per tutto il tempo in cui lo siamo.
Prendila.
I suoi cerchi di platino si stringono in un anello nuziale,
se lo vuoi.
Letale.
Il cui profumo si attaccherà alle tue dita,
si attaccherà al tuo coltello.


Not a red rose or a satin heart.

I give you an onion.
It is a moon wrapped in brown paper.
It promises light
like the careful undressing of love.

Here.
It will blind you with tears
like a lover.
It will make your reflection
a wobbling photo of grief.

I am trying to be truthful.

Not a cute card or a kissogram.

I give you an onion.
Its fierce kiss will stay on your lips,
possessive and faithful
as we are,
for as long as we are.

Take it.
Its platinum loops shrink to a wedding-ring,
if you like.

Lethal.
Its scent will cling to your fingers,
cling to your knife.


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