Traduzione
in inglese di
GIULIANA
LUCCHINI
Per
quanto tu possa andare, viaggiatore delle sette lune,
delle
sette tuniche delle sette fiasche di lacrime,
se
pure il sentiero della vita scorra
liscio
disteso
come una freccia nell’arco
neanche
allora, canuto il piede e carico di anni
percorrendo
l’intero tratto con mansuetudine d’agnello
la
maestosa veemenza del mare,
neanche
allora giungerai ai confini della terra.
In
quel punto anche una pietra ti racconterà di venire dal nulla
e di
dirigersi verso le cose che non sono.
Mare
dalle lunghe
ombre
Mi
affretto.
Sciolgo
i piedi e
la piena
Quieto
del mio
respiro.
Discendendo
ancora
un ricciolo
della vita
alla
partenza accolgo
Quanti
si fecero
ricordi
E tutti
i gigli
che
d’inverno si
bruciano.
Qui sul
petto
stringo i fiati altrui
Gli
animali e le
costellazioni
E le
pietre che
servirono
A
lastricare un
passo e subito l’ultimo.
Cenere del tempo,
di me neanche la mano si salva,
nemmeno uno dei miei capelli.
Oh, piccole perle di saliva che
salite tra i denti
Dove misi la parola amore e il
primo bacio
Dite al mondo che ho ancora
labbra tenere
Che il cuore ruggisce…
A
tornare dal vessillo del sole
al
rogo della mia anima,
nulla
è più vaporoso del volo delle rondini
e
nulla più grave del mio sangue.
Continuo
a vivere a dispetto
di
sentirmi tranquillamente meteora
tranquillamente
straniera.
La
vendemmia esala su pere e noci
il
canto di una donna dai morsi autunnali
ai
quali nessuna equazione vale più di
un’altra.
Ma
finché il petto s’apre all’aria
prima che si perda
ogni traccia
delle
mie orme eroiche
mi
atterrò al passo accordato.
Sulle
scintille dei meridiani
Getterò
le arance rosse dalla mia tenacia
e
come il pescatore proseguirò le mie battaglie.
Continuerò
a picchiare sulla volta del cielo
fino
a scrivere: sono stata qui. Ho respirato.
Ho vinto
tutti i
mari per arrivare
a questo
tramonto di distanze.
Nel
nulla dei giorni, coi mesi e gli anni
che
precipitano in avanti,
riesco a
pensare che solo la morte
tiene il
passo dall’inizio alla fine.
Eppure
non mi muovo. Non tocco nulla.
Nemmeno
la tua mano.
A me
basta guardarti la radice del polso
per
sentirne il battito e il rantolo.
La vita
tenebrosa non ha bisogno di parole.
Lontana
da esse, mi crescono
tra i
labbri le medesime rughe e le paure
che
tremano tremano nelle tue pose rudi.
Vedo
nascere dal segreto le vocali
del tuo
luogo oscuro che come me urla
sanguinando
al tempo che si chiude.
Questo
ho imparato dal mio tacere:
le
solitudini sono tutte ferme come il marmo
e non si
trova una frase a descrivere l’inesprimibile.
Non
servono le sillabe, bastano
gli
emboli del cuore nella mia e nella tua sera
gettandoci
la rete come pescatori
abdicati
al silenzio come pesci.
As long
as you can go, traveller of the seven moons,
The
seven tunics, the seven tears’ flasks,
Even if
your life’s course is smoothly flowing,
As flat
as an arrow on its bow,
Not even
then, in your hoary foot heavy with years,
Tamely
covering the whole distance, lamb-like
Over the
vehement grandeur of the sea,
Not even
then you’ll reach the earth’s border.
In the
very spot even a stone will tell you that
everything
comes from nothing,
Heading
for the unreal.
Long
shadowed sea
I’m
hurrying.
I loose
feet and tide
I
appease my breath.
Turning
down
Through
a life’s curl
In
leaving I welcome
Remembrances
and lilies
Burning
along Winter.
Here on
my breast I embrace others’ breaths,
Animals,
constellations,
And the
stones that were used
To pave
for a step, the last one at once.
Time’s ashes,
Nothing of me is to be saved,
Not a hand, not a single one of
my hair.
Oh, small saliva pearls among
teeth,
Where I put the word ‘love’ and
the first
kiss,
Please tell the world that I
still have
tender lips
And a roaring heart …
From the
sun’s flag
To my
soul’s fire
Nothing’s
hazier than the swallows’ flight
Nothing
heavier than my blood.
I’m
going on living, in spite of
Feeling
that I am quietly a meteor
Quietly
a stranger.
The
vintage gives off on pears and walnuts
The song
of a woman whose Autumn bite
Makes no
equation equal to each other.
As long
as my breast opens to air,
Before
all traces disappear
In my
heroic prints,
I’ll
maintain my tuned pace.
On the
meridian sparks
I’ll
throw the red oranges of my tenacity.
Fisherman-like
I’ll fight my battles
And hit
the sky’s vault
Till I
write : here I have been. I’ve been
breathing.
I won
the seas throughout to arrive
At this
twilight of distance.
In the
nothingness of days - months and years
Hurling
forwards -
I can
think that only death
Keeps in
step from the beginning to the end.
I do not
move. I touch nothing.
Not even
your hand.
To me
it’s enough to look at the root of your wrist
To touch
its pulsing and rattling.
The
gloomy life doesn’t need words.
Without
words, lines and fears grow
Through
my lips, the same which are
Trembling
on your rough pose.
I see
vowels springing from the secret
Of your
dark place, howling like me
And
bleeding to the parting time.
This
have I learned from silence :
Solitude
is as motionless as marble.
I cannot
find a paragraph to describe the
inexpressible.
Syllables
are of no use, a heart’s embolus is enough
In my
evening and in yours.
It
throws a fisherman’s web
since we
are as silent as fish.
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