Chi
trovasse
futile discutere intorno all’amore agli albori di un millennio pregno
di materialismo e di inflazioni, provasse a leggere qualche poesia così
come viene offerta in questa pregevole
antologia.
Ti mando
questa mela. Se mi ami,
prendila,
e dammi in cambio la tua verginità.
Ma se non
vuoi, prendila ugualmente,
e pensa
come è breve la stagione bella.
Così
Platone nel trecento avanti Cristo.
Una spina
mi ha punto
delle tue
rose rosse
perché
succhiassi al dito,
come
già
tuo, il mio sangue
così
Ungaretti, travolto dalla sua esaltazione della parola.
Le pagine
scorrono veloci da Anna Achmatova a Wu-Ti, da Ariosto a Verlaine, a
Borges, Carducci,
Catullo, D’Annunzio, Lawrence, Shakespeare.
Pochissimi
i poeti viventi, ma tutti rappresentati dalla Patrizia
Valduga, per
la
quale il curatore Giampaolo Casati scrive
:
tra le
più importanti autrici della poesia italiana contemporanea, la sua
opera è improntata a un’accurata ripresa del metro della
tradizione, riacceso
di una nuova potente espressività da un esuberante lessico
erotico
e mortuario…
Così
la Valduga:
Cuocimi
bollimi addentami…covami
poi fondimi
e confondimi spaventami
nuocimi,
perdimi e trovami, giovami.
Scovami
ardimi bruciami arroventami…
Esaurite
le convinzioni che tutte le problematiche del linguaggio finiscono in
una
scopata, come
se
ne fanno tante sul pianeta, oh se la Valduga ci suggerisse altre
rappresentazioni
dello spazio!
E ci contaminasse
di meno con il suo esuberante lessico erotico
e mortuario!
Bouvard è d'accordo!