1.
N° 1 (da Poesie a Tiù)
2. Al Figlio
3. Lettera al Figlio sull'utilità della scuola
4. Tanto ti avrei comunque incontrata
5. Don't
6. Paradiso
1. N°1 (da Poesie a Tiù, edizione Dedalus)
Tiù, uccellino pazzo,
dove ti posi è già primavera
e il ciliegio non smette di fiorire.
Tiù, uccellino mago,
dimmi come l'acqua scorre e diventa cielo:
insegna anche a me a soffrire.
Tiù, uccellino di fuoco,
dove t'addormenti là t'attende l'alba:
raccontami com'era il mondo alle origini.
Tiù, uccellino senz'ali,
posati nella mia mano:
chiedimi solo di tacere.
Tiù, uccellino della sera,
svelami perchè ogni cosa si trasforma:
muta anche me in uccello.
Tiù, uccellino che migri,
lascia che indovini dov'è il tuo nido:
anche se è notte saprò trovarlo.
Tiù, uccellino che tremi,
anch'io non ho ripari alla paura:
i miei occhi sono ciechi come i tuoi.
Tiù, uccellino che soffri,
bisbigliami la tua pena:
la racconterò all'aquila che guarda nel sole.
Tiù, uccellino che ami,
domani ci sarà la bufera:
non lasciare che ti porti lontano da me.
Tiù, uccellino briccone,
rubami i pensieri,
rendimi uomo.
2.
Al Figlio
Io non potrò farci nulla quando il dolore ti colpirà
e farà con te come il mare fa con le alghe, la sabbia e gli scogli. Starò male perché tu stai male ma attenderò vicino a te
che abbia prima o poi fine la notte in cui tutte le vacche sono nere.
Non potrò farci nulla neanche quando sentirai
che questo mondo, comunque sia, è stato fatto proprio per te e la felicità ti renderà stupido come un animale
che per la prima volta vede un’eclissi di luna.
Sarò felice perché tu sarai felice e chiederò al primo dio
che accetterà la mia preghiera di perdonarti
se crederai che quell’attimo è l’eternità.
Mi chiederò qualche volta che ne sarà di te
quando non ci sarò più. E immaginerò quelli che verranno
dopo di noi, nati da noi, fra cento e mille anni.
Se saranno biondi, e se avranno occhi chiari o scuri,
e se saranno crudeli o teneri, come a seconda delle circostanze,
lo sono stato io, e lo sarai anche tu.
Fingerò di sapere anche che la morte non è la fine di tutto,
come vogliono i poeti, i santi e gli innamorati.
Giocherò con i tuoi figli e mi ci proverò a insegnare anche a loro che si possono chiudere le stelle nelle mani e poi aprirle
e fare paff! e la stella è lì davanti a te, tutta tua,
prima di perdersi nel buio della notte.
Ma io non potrò farci nulla quando sarà l’ora di andare. Ti lascerò solo con il tuo dolore. E con i ricordi
che mi faranno vivere ancora per trenta o sessant’anni ogni volta che ti sembrerà di sentirmi vicino a te.
Poi sarà come se non fossi mai vissuto. Lo stesso accadrà a te.
Fra due o trecento anni solo noi sapremo
d’essere vissuti, ma non potremo raccontarlo a nessuno.
3.
Lettera al Figlio sull'utilità della Scuola
Se per un istante solo dimenticherai che non sei una marionetta di stoffa e ti regalerai un pezzo di vita, probabilmente non dirai tutto quello che pensi, ma penserai tutto quello che dici.
Dà valore a ciò che leggi, non per ciò che sta scritto ma per le cose che scoprirai scritte dentro di te. E se non scopri nulla, conserva quel libro per un momento migliore.
Ascolta molto, osserva di più, e se gli altri parlano di come è impor- tante il passato prendi in esame il mondo che hai davanti e essi hanno preparato per te (le strade, l’aria, lo sguardo dei tuoi amici) e vedi se è adatto a te. Ma non ascoltare mai chi parla come legge e legge come parla. E impara che nel passato c’era una promessa di felicità che è stata dimenticata. Poi corri a comprarti un buon gela- to al cioccolato!
Se hai un cuore, è nel cuore che devi scrivere ciò che leggi. E lascia ai ragionieri dell’esistenza di rinfacciarti la loro sapienza, perché prima o poi ti faranno odiare l’esistenza e la sapienza.
Se qualcuno ti parla di Spinoza, di modi e attributi e tu ci capisci poco, corri vicino al mare e fermati a contemplare le onde che sono sempre le stesse e sono sempre diverse. Sentirai che Spinoza era un buon filosofo e capirai che il tuo professore non ha mai guardato le onde.
Quando studi, pensa che migliaia di uomini prima di te hanno cer- cato la verità senza trovarla. Ed è molto improbabile che ci sia riu- scito il tuo professore. Se l’avesse trovata, forse smetterebbe di inse- gnartela.
Se qualcuno ti dirà che l’universo è una macchina, pensa com’è bel- lo far finta almeno per un istante che non lo sia. Assapora l’acqua che bevi e il cibo che mangi. Prima o poi espellerai dal tuo corpo ciò che non ti serve. Poi chiedi al mattino al tuo professore se è vero che nulla cambia più rapidamente delle verità fondate sull’esattezza.
Non permettere che passi un solo giorno senza imparare nulla di nuovo. Né ripetere ciò che ti viene detto senza chiederti perché ti viene detto così, e non in un altro modo.
Convinci i tuoi compagni e i tuoi professori che si può anche fallire, senza smettere di essere uomini. E vincere, senza mai esserlo stati.
Innamorati delle cose che studi, se vuoi rimanere giovane anche quando sarai vecchio come il tuo professore che non è stato mai innamorato delle cose che spiega.
Regala al professore di matematica un libro di poesia, a quello di italiano un manuale di algebra, al professore di inglese Lo Cunto de li Cunti di Basile, a quello di scienze un testo di Jodorowski, al professore di filosofia il Tractatus, a quello di latino e greco Psiche, al professore di arte un set di pennarelli, a quello di educazione fisica il manuale zen sul tiro con l’arco, al professore di religione la Legenda Aurea, al tuo preside Il Gattopardo. E tu regalati, con quello che ti resta, gli scritti di Pasolini sulla televisione.
Ai tuoi professori insegna che la vecchiaia non arriva con l’età, ma con l’indifferenza. E che è facile come essi fanno cercare una chiave sotto un lampione solo perché c’è luce ed è più facile invece che nel bosco dove l’hanno perduta.
Ricordati che mercato oggi è una parola buona. Ma al mercato c’è anche chi non ha soldi per comprare. E non sempre è il peggiore. Ricorda anche che per ogni mercato c’è un tempio che lo accoglie.
Quando nascendo con il tuo piccolo pugno hai stretto per la prima volta il mio dito, ho sentito che avrei voluto per te un mondo diverso da quello che abbiamo. Non permettere che un giorno sia anche tu a provare la stessa emozione.
4. Tanto ti avrei comunque incontrata
Tanto ti avrei comunque incontrata forse al metrò
forse nell’androne di un palazzo forse t’avrei soltanto definita
per approssimazione e deliri
e sogni leggeri come l’andamento svagato e lento di una piuma
tanto t’avrei sicuramente perduta prima o poi
per colpa tua o mia
o anche del vento di settembre che asciuga grappoli e desideri
tanto t’avrei ripresa
prima o poi
un giorno o l’altro
con il sapore che c’è nelle cose
nel cuore che pulsa, per esempio,
e negli occhi che incontrano gli occhi t’avrei ripresa, lo giuro,
in uno sbadiglio
per un battito di ciglia
5. Don't
ok, la rivoluzione non ci sarà
non staremo a piangere per questo
né per le stelle che si sono spente nel nostro cuore
non piangeremo nemmeno se una donna ci dirà
che siamo inutili come le lattine vuote di coca-cola
e non continueremo più a guardare il mondo
attraverso il telescopio della nostra insonnia
qualcuno dice questo è il mondo
io più semplicemente dico che alla mia età
si può fare a meno anche di questa verità
e rendersi conto di aver vissuto abbastanza
così, un giorno in più o un giorno in meno
e a quelli che verranno decidere se ricordarci
o far finta di essere sbucati nella storia
solo perché un mattino o una sera
il corpo di una donna ha deciso di essere madre
anche noi abbiamo avuto padri e madri
e siamo stati padri o madri
né migliori né peggiori
di quelli che prima e quelli che dopo
siamo stati assemblati per questo
un po’ di ideologia un po’ di passione
e quanta disperazione era sufficiente
per convincere gli altri
che la poesia non serve a nulla
come la rivoluzione
certo, n’è passato del tempo
e a Sesto di operai nisba
il che sta anche sulle magliette
e se chiedi all’amico stavi dicendo?
puoi andartene a vedere come la luna muore
senza che lui s’accorga che c’è la luna
ti sento al fondo di questo abisso
non trovo parole da metterti sulle labbra
ma la tua reticenza non mi fa più male
come vedi ho imparato a soffrire
fingendo che non m’importa più nulla
della felicità
ho bisogno del tuo cinismo ora
e di un vaso di basilico per tenere lontane
le zanzare quando sarà estate un’altra volta
ho bisogno di conoscere a memoria
dove mettere le mani quando me le ritrovo
senza sigaretta e senza il tuo corpo
e di un orecchio di cane a cui rivelare i miei segreti
perché mi fissi con un po’ d’umana simpatia
tanto, la rivoluzione non ci sarà
e si è in pace con la morte
solo quando non ti fa più paura
hai fatto tutto
hai detto tutto
hai perso e avuto tutto
insomma, sei come il convitato di cui parlavano gli antichi
che è sazio e non ha più voglia di mangiare
una carta assorbente niente male
una fiamma che sta bene all’inferno
abbiamo parlato di rivoluzione, mi pare, e di qualcos’altro
di come varia il prezzo della birra
che va di pari passo con quello del dolore e della vita
abbiamo visto simboli dappertutto
non c’erano
abbiamo creduto di toccare il segreto delle cose
ma le cose non hanno più segreti
qualche volta quando eravamo ubriachi
siamo stati così bravi a fingerci sinceri
che lo siamo stati davvero
io ho visto un treno quand’ero bambino
non sapevo da dove venisse né dove andasse
vidi un volto di donna dietro un finestrino
rimasi a guardare il punto dove avevo visto quegli occhi
non c’era più nulla
solo il cielo
e poi uno muore, così, per provarsi
a fare ancora qualcosa dopo averle fatte tutte
o anche per sfidarla poi questa morte che non viene
mentre stai ancora lì a gridare fermati, attimo, sei bello!
ma io lo sapevo amore che sarebbe finita così
e non sto qui a piangere che te ne sei andata
ci vogliono molti anni per capire
che tutto è sempre ciò che deve essere
e io ho molti anni
più della pietra del deserto che mi hai donato
e non sto qui a chiedermi come si vive altrove
o se questa, questa poesia, è sempre e comunque
l’ultima che scriverò
o se questa, questa donna che tu sei, è sempre e comunque
l’ultima che il mio corpo saprà desiderare o odiare
anche questa sera ha un sapore antico
e i miei occhi bruciano per il pianto
che non sanno piangere
in tv c’è Forrest Gump e io provo un po’ d’invidia
per quelli che sanno vivere senza sapere di vivere
i tuttieguali sempreguali che ho deriso
ma è triste sentire che rien va plus
e che un nuovo millennio inizia
con lo stesso stile di quello che se n’è andato
con le stesse sere che sanno di acido e muffa
e gli stessi mattini che t’infili i pantaloni
e ti dici andiamo
ok, la rivoluzione non ci sarà
ok, questo è il mondo
ok, è ora di andare a letto
senza chiedersi più
a che punto è la notte?
6. Paradiso
ora vi spiego io come è fatto il paradiso
ci sono strade che ci cacano i cani
e strade che il glicine fiorisce
giorni che piove sempre
e ti sembra che un ombrello è troppo stretto
per andarci sotto in due
e giorni che è bello bagnarsi la pelle e il viso
ci sono piatti da sciacquare
patate da pelare
mentre qualcuno o qualcosa ci lascia per sempre
ci sono dolori così acuti da non sopravviverci
ma ci sopravvivi
genitori troppo vecchi per essere ancora odiati
figli che in paradiso ci andranno senza di noi
amori che vengono
amori che vanno
porcellane
trapunte
libri di cui puoi fare a meno
e libri che vorresti non aver letto mai
c’è Ernesto Guevara che insegna a mio figlio
come si diventa duri senza perdere la tenerezza
e l'amico Putin che canta O sole Mio con Apicella
c’è Pessoa che suona il violino
cirano che s'è rifatto il naso ma ha perso Rossana
c’è Pier Paolo Pasolini che dirige striscia la notizia per mediaset
e John Lennon che fischietta imagine a che tempo che fa
c'è tremonti che ha aperto un negozio di giocattoli creativi
e fassino che fa il girotondo mentre baffo d’alema
dice finalmente qualcosa di sinistra
c’è Montanelli che sta riscrivendo la Storia D’Italia
ma non ce la fa più a turarsi il naso
e Ruini che dopo averci illuminato sulle staminali
e sulla funzione della scuola cattolica
ora è ospite fisso di Antonella Clerici
per spiegare agli italiani
che la pasta va scolata ardente
c’è un imbianchino all’angolo della strada
che cerca di convincere chi passa che i giorni dispari è napoleone
quelli pari parla aramaico
e la domenica si riposa
e c’è anche chi gli crede
ci sono donne da passeggio e donne da letto
donne che hanno l'amante ma non lasciano il marito
e donne che non lasciano il marito perché non trovano un amante
c'è chi la terapia la fa freudiana
chi la fa junghiana
chi la fa in chat
e chi ha risolto i suoi problemi leggendo garimberti e iodorowski
c’è chi ritiene che le ore del mattino hanno l'oro in bocca
e chi vuole farci credere che i comunisti esistono ancora
c'è Bush che si è offerto come cavia a Darwin
per dimostrare al mondo che l'uomo discende dalla scimmia
e Dell’Utri che spiega il De Monarchia di Dante all’amico Castelli
c’è Letizia che confessa a Bruno Vespa a porte chiuse che la quarta i dopo
inglese informatica e impresa vuol dire idioti
c’è Pierferdinando che canta io c’entro ma pende sempre a destra
Rutelli che non pende mai e sta sempre al centro
ci sono gioie leggere come la schiuma del mare
e gioie che a raccontarle
tra angeli e turisti di passaggio
non sembrano vere
c’è mia madre che si è alzata dalla sedia
dove è stata immobile per cinquant’anni
e danza come aveva sempre sognato Sul bel danubio blu con mio padre
che s’è convinto finalmente che un figlio poeta non è poi una disgrazia
c’è la tempesta di giorgione
e una vecchia che ti ricorda
che col tempo non si scherza
c’è la tristezza di dover restare
e la tristezza di voler andare
c’è Fini che si rulla una canna davanti al busto di Benito
e Maria De Filippi che di amici ne ha tanti anche in paradiso
c’è un omino con un visino di melarosa
che sorride sorride sempre lui
per una paresi facciale
c’è la figlia che non conosco
e non ha ancora capito
che si è padri
anche fingendo di non esistere
il nonno che aveva il mio nome e ha perso il vizio dell’alcool
il trisavolo che su un cavallo bianco
andava per le terre a riscuotere balzelli e le maledizioni
che m’hanno fatto poeta
c’è mio fratello che ha sostituito Alberto Sordi
e ora fa Arpagone in una commedia di Moliere
c’è chi usa il cellulare per parlare con il padreterno
e chi telefona alla mamma e le dice ciao
c’è una bandiera rossa che è tutto ciò che resta
dei nostri sogni calpestati e derisi
c’è chi piange
chi ride, chi soffre di aids e chi di noia
chi soffre perché non è felice
chi non soffre e non è felice
chi non è, e basta,
chi nasce
chi muore
ora lo sapete come è fatto il paradiso