Mi
lasciate vivere? No.
Sono continuamente
richiamato, risvegliato dalla mia vita
e misi
chiede di eseguire acrobazie per voi nel mondo
della morte
che avete creato dalle cose.
Sono 20
anni da questo
Giorno
dei Morti
che la
Lollobrigida, uscendo dalla sua macchina,
avrebbe
esclamato: Ma chi è guer fijo de mignotta
che
ha scaricato `sta monnezza sotto casa mia?
Me so
detto appena l'ho visto: pareva un sacco di stracci.
E invece
era n 'omo. Morto. "
II braccio
distorto insanguinato,
capelli
impiastrati di sangue,
braccia
annerite di lividi
e arrossate
di sangue;
dita della
mano sinistra
fratturate
e tagliate,
mascella
sinistra fratturata,
naso schiacciato
e piegato;
orecchie
tagliate a metà,
quella
sinistra girata,
ferite
sulle spalle,
torace,
lombi;
profonda
lacerazione sulla nuca,
ampio livido
sui testicoli,
10 costole
e lo sterno rotti,
fegato
lacerato, cuore scoppiato.
Avrebbe
potuto essere anche qui, in un luogo inesistente, in questo luogo
[inesistente
che conosco
così bene, questa New York di
nulla facente,
facendo nulla, o, anche,
per tutti
gli opportunisti, nulla da fare
nei luoghi
che riattraverso
solitario,
vecchio e
infelice
come nella mia adolescenza
per le
strade e giù negli scantinati dei club,
quella
vita di muscoli rivoltata
come un
guanto,
di pustole
e orecchie sporche,
ma adesso
immensamente più solo
dacchè
la produzione di cose è divenuta
una
consunzione
che tutto consuma, cosicché ora
il nudo
segno del dollaro è stampato
su tutto
e su tutti
splendendo
d'oscurità dagli abissi dell'avidità
dalla quale
lui ci mise in guardia con innocenza indifesa
(come tutti
da questa parte) paradossalmente indecente,
lui che
aveva persino "imparato a far l'amore senza amore
e senza
rimorso"
-quei due uccelli neri del cervello
che
eternamente
predano sul suo corpo laggiù,
dall' alto
della cima del tetto.
La paura
è veramente qui adesso, infinita in occhi
che si
distolgono. E pressata nelle orecchie. "Mi stanno
torturando
in quell'edificio laggiù e nessuno
sente le
mie urla!" Un mendicante suonatore di chitarra
di nome
Pastrami sulla banchina della stazione dice
che hanno
spazzato via tutti i senzatetto. Sul treno
occhi rivolti
in basso, leggono notizie morte, mani stringono giornali
mentre
un uomo sta in piedi con una vergogna impressionante, mendicando.
Tuttavia
malgrado questo mucchio di gusci sordi e conchiglie,
di suoni
e immagini, tazze vuote,
la proiezione
si apre lentamente, lo stile
avanza
le sue richieste, la fatica e la linfa vitale dell'emozione
defluiscono:
sono qui, nel centro città, Nona Avenue
nella tenebra
delle tenebre, il giro della puttana,
lo stesso
palpabile pericolo e corruzione,
affari
da strada, finestrino della macchina aperto, come caricammo su
quella,
guidammo sino allo scantinato dove
la gang
aspettava, e dopo che la puttana
ci fece
un pompino, coprimmo quella stramba
di sputi,
ci tenemmo la grana
e rincorremmo
quella pompinara urlante mezzo nuda
per tutto
il quartiere. E adesso sono qui
che assumo
la posizione di quello
morto da
vent'anni
ma come
se mai assassinato,
bastonato
a morte, investito,
abbandonato
come spazzatura, come un'intera generazione
storpiato:
Egli è.
Io continuo ad agitare
iI prepuzio.
In un momento
tranquillo.
Adesso lo
riavete.
Lui scoperto
vivo.
I suoi
civici zigomi,
il taglio
del nastro
della fama,
lo sputo.
Strappar
via le tette
di ieri
e spiaccicarle nella bocca
della fame.
Adamo ruggirebbe.
Animali
lo accompagnano all'inferno.
Bruciano
di vivida fiamma.
Baciano
la spalla
del suo
fardello di borse
e gli zaini
zeppi di
tempo.
Alla maniera
dei Greci.
Riconosco
un provocatore ogni volta
che ammiro
la grandezza.
Continua
a scrivere la sua bocca.
Era una
stella luminosa
e dopo
che lo fecero fuori
il Giorno
dei Morti
rimase
appoggiato a un osso
e una fiamma
schizzò fuori
dal cazzo
della fame.
Questa
è la 34esima Strada il circolo
dei
lavoratori
nell'andirivieni
della
città
sotterranea che indossano
le facce
rimaste dopo che la Faccia è stata
scippata
e depositata a Tecnocittà
la necropoli
segreta Questa è la 23esima
Strada
dove cadde dove dorme
coi
senzatetto
della metropolitana sfuggiti
ai recenti
arresti nei tunnel
Questa
è la 14esima Strada Coincidenze
Con
Il Treno L nient'altro che il ricordo
della
stanchezza
del sudore e la sporcizia nelle quali egli
morì
fango e fango chiamarono colui
di cui
facciamo l'apoteosi Questa è Quarta Strada Ovest
Coincidenza
Per Tutti i Treni Al Livello
Superiore
sognando di boschi, i sentieri,
qui la
notte all'interno si èdefinitivamente arresa,
stanno
alzando quella bandiera, la dispiegano,
la stampano
sui soldi, il segno che
viene fuori
nei più maledetti gesti di
pittura
Questo è un treno F diretto a Brooklyn
avanti
c'è posto, grazie, occhi con
palpebre
così pesanti, angoscia che preme su tutto,
il quotidiano
sbatacchiare dentro questo serpente
nella Mela
della quale scriverò quando uscirò.
Contavano
qualcosa, gli ebrei neri
su palchi
improvvisati nell'oscurità dell'incrocio tra l'8a e la 42esima
Strada,
la sola dimostrazione pubblica in
centro?
Questa è York Street. La prossima
sarà
J Street.
Lasciare libera la porta.
2.
I1 solo
modo adesso: sgombrare,
prepararsi
per un ascolto
come da
un oracolo di Delfi
o Didona,
"un segno della cabala
che indica
Zeus",
bonaccia, stasi
che si
fa asfissiante adesso.
Va male?
Male. Potrebbe andare peggio? Molto.
Quanto
ci vuole prima della Rivoluzione?
Silenzio.
È
il tempo-cosa, la marcia
del puro
far soldi per i soldi,
la sorta
di fascismo che lui aveva preannunciato
stava per
nascere nel gembo senza
madre
Ascoltando te che mi ascolti di nuovo.
Si. Tu.
Mi concentro
su quelle scintille
civili,
disobbedienze più discrete
delle stelle
nel cielo. Quando pensai
(ma non
era pensiero pensai
e
"sensazione"
neanche è del tutto esatto):
padre,
fu un tutt'uno: Pasolini,
mio padre
e, alla radice della mia penna,
mio figlio
David che mi parlava nei
luoghi
più profondi del mio corpo
poi nel
luogo più profondo in assoluto.
E questi
sono i vivi non i morti.
Che stanno
spalancati. Sacrificati.
Le labbra
e il significato della parola stessa.
Reincarnati
senza sosta, quel
momento
follemente umano che il fascismo ha
cercato
di deportare, esiliare, maledire, atterrare,
colpire
alle palle, assassinare in ognuno di noi
e seppellire
sotto tutta la spazzatura scaricata su di noi,
quel momento
monumentale in cui la natura, l'io
e la storia
si sollevano insieme
a voce
altissima,
come un'unica
voce, come nella splendente fusione
alla fine
del suo Belle Bandiere,
o nel coro
che canta Kalinka e che tocca
per sempre
il cuore di quella stella dentro che è in ognuno.
3.
Un addio
nel linguaggio dei treni.
Lungo il
fiume camminano alberi.
Sui rami
bambini scoppiano in fiamme.
Come ti
sei procurato un occhio così sfolgorante da poter gettare
una simile
pelle di solitudine intorno al mio sangue
e alle
mie ossa? Il giorno di Halloween e quello d'Ognissanti
si stanno
avvicinando; rimescola il calderone col
bastone
tra le tue gambe e lascia che le urla
e la voce
chioccia e i lamenti della vecchia strega
risuonino
nel ciuf e nel gong come nella
sera
imbarlumida di Casarsa.
i treni
al ritmo di non è finito... non c'è più
non
è finito...non c'è più
che portano addii inzuppati
nel pianto;
e con diavoli danzanti e santi e ladri
e il Cristo
su trampoli lungo la strada,
il suo
significato prende piede, come la negazione
della
negazione,
a un livello più alto
perché
egli visse così incentrato nella croce delle provocazioni
necessarie
per smascherare l'infezione nelle radici del neo-capitalismo,
il circolo
delle ossessioni, il circolo di merda,
la merda
blu nelle ossa del fascismo,
e rivelare
e prevedere la fame
e la
condizione
di senzatetto di sempre più milioni di sottoproletari,
gli attacchi
agli immigrati,
come i
giovani morti per overdose e suicidio e gelo
sono martiri
di uno stato di cose,
una
consunzione
che tutto consuma
nauseante
nel suo spargere nulla e vuoto
le sue
radici razziste, la sua rovina morale.
Un ragazzino
dei bassifondi cammina lungo i binari prende a calci una lattina,
guarda
le sue scarpe rotte,
guarda
fisso in lontananza. È venuto da una tavola
dove squarci
di vuoto crescono
giorno
dopo giorno - spazi tra parole senza morso.
Cerca di
ascoltare per il ricordo
di quel
cittadino del mondo senza fissa dimora.
Anche Totò
è sulla strada, sorridendo piangendo in dialetto.
Passeri
e falchi circondano un cumulo di spazzatura
dove
ragazzini
affamati frugano per mangiare.
Le cartacce
della vita presso il mare.
Le vere
carte di questi giorni.
Criminali
perchè poveri, vicini a nullità, rifugiati
della
Jugoslavia
che chiedono l'elemosina alle macchine ferme ai semafori;
africani
illegali con merce ai loro piedi
al mercato,
occhi che gettano sguardi da questa
e da quella
parte, in guardia per i poliziotti;
ex studenti
ammucchiati in un alloggio abusivo d'inverno,
guance
incavate e barba sfatta, carnagione smunta,
occhi
affossati;
puttane
post-albanesi che entrano ed escono da porte,
o giù
da vicoli stretti come un cazzo.
Camminando
per strada.
La sua
mano dentro di me.
È
semplice.
Sta sfregando
la pancia che nessuno può vedere.
Sono gravido
di fame e di splendore.
Studio.
Sogno.
Non
dimenticarmi.
Bocca, adesso
vicino al mare, copriti di queste
parole;
allora la canzone si ergerà in alto
e sarà
adornata dagli uccelli marini al crepuscolo.
Essi fanno
giravolte e si tuffano, si tuffano tutti, scendendo
in quegli
occhi dove le immagini si annidano
e non
conoscono
fine al turbinio.
Spugne
noi siamo, assorbendo ogni cosa
vivendo
delle frattaglie di questi tempi di avanzi.
Portami
un tumore, ci soffierò
dentro
così i suoi bacilli saranno curati della loro ossessione
di uccidere,
così che il corpo possa andare per la sua strada
senza paura
di ciò che è fisico.
Perché
avevo un amico del cuore una volta.
Amici ne
ho molti adesso.
Ma una
volta avevo un amico del cuore.
Lascia che
i feti scoppino in fioritura
e le foglie
scoppino in fiamme
mentre
camminiamo, a Pa, attraverso i 20
anni che
in un singolo giorno racchiudono i 20,
lungo una
strada ingombra di
vanità,
sì, ma le lettere!
vanità,
sì, ma le parole, gli amori,
i corpi
che si gettano
fuori dalla
vanità della carne
nella lotta,
per
l'orecchio
che finalmente abbia finito di essere sordo,
per il
cuore che smetta di morire del suo essere solo un muscolo.
Per venire
a questa facenda della nascita
stando
qui al bordo della sporgenza del tuo mento
monumentale
adesso lungo la costa che sale da Salerno
a Napoli
e... (ma che non trasformerò in
geografia
mitica...)
"chi
sentì
che il cosmo una notte d'estate sollevava
un'erezione
per il dio infecondo dei vivi
che venne
su di te, su tutti i ragazzi... come un politico
senza
cultura,
una cultura senza vergogna..."
- tu -
padre
filiale
Strisce
di sole attraverso la tua forma.
Che sempre
arrivano ad un luogo inesistente con saliva.
Chi fornica
con la tenebra attraverso il mio cadavere?
Non
può
essere quel treno, quello che sempre arriva
e mai
riparte.
"Non sai
quanto
diede a questa società, quanti
liberò
crollando lui stesso superbamente
in
contraddizioni".
Anche se
il mistero
delle cose è sempre meno misterioso,
e nella
tecnologia di oggi la lavagna
della storia
è programmata per essere cancellata,
stai,
a Pa',
padre
filiale
stai.
Alla fine
lo guardiamo attraverso un telescopio
ma non
mentre veniva assassinato, brutalizzato, sbudellato, cestinato,
un altro
pezzo di merda umana in un'epoca che non risparmia
né
il migliore né il peggiore;
non essere
Chi cazzo era Pasolini, e chi se ne frega?
non essere
quell'indifferenza che incrocia i deserti
negli occhi
umani in un istante;
e neanche
l'innocenza riluttante, confusa, fascinosamente
letale
dell'immemore sotto ogni cosa...
Svegliati,
sto dormendo sulla tua spalla, indosso
il mio
migliore pigiama, sono con te. Non andare, rimani,
stai,
potrei dire,
ma le mie
labbra sono rapide a farlo
e a perdersi
in te,
e le mie
braccia sono monconi come la mente
davanti
all'albero gloriosamente semplice
tu riversi
in me un fiume di scintillanti
foglie
in cui ti sei trasformato
nel cuore
dell'autunno
quasi con
sfida
e quando
guardo di nuovo i miei occhi
stanno
fissando fuori di me
da tutti
i luoghi nella tua morte che
queste
parole hanno baciato
cosicché
non c'è né tu né io
ma una
sistole/diastole di assenza di respiro
morente
per incarnarsi di nuovo.
Trad. di
Mariella Setzu