Nella Grecia degli dei e degli
eroi, Pindaro sognò
che un
atleta potesse avere una dignità cui la poesia s’inchina,
perché
nessun verso può eguagliare lo splendore
di un corpo
che s’arroga il diritto di un’eterna giovinezza
e sfida con
la vecchiaia la morte che incombe sulle cose.
Scrisse
così odi che la memoria fatica a ricordare
e
l’intelligenza incapace di comprendere classifica e recita
come
sublimi. Anche Giacomo per un vincitore
nel gioco
del pallone si provò a scrivere qualcosa
che varrebbe
la pena andarsi a rileggere,
mettendo da
parte passeri solitari e pastori erranti.
Perché
siamo ancora esseri antichi e abituati a ripetere le cose,
anche se
Filippide non ha più da annunziare alla Grecia tutta
che il
nemico fu vinto e salvo l’orto dove i bambini giocano
ignorando
che la storia è crudele e prima o poi li costringerà
a crescere,
e a soffrire. A essere loro il nemico e ad essere
sconfitti o
a vincere.
Ma oggi
Pindaro non c’è, non ci sono né dei né eroi
né un
gobbo pessimista e maligno a cantare
le illusioni
che se ne vanno come sono venute.
Così,
oggi, sull’arida schiena del formidabil monte
sterminator
Vesevo, si corre..
Per
disperazione.
Perché
non c’è null’altro da fare.
Perché
la moglie ti ha tradito o la donna che ami
non si
decide a lasciare il marito che non ama e non l’ama..
Perché
la cultura esige più fatica che quaranta chilometri con il cuore
in
gola.
Perché
è meglio correre che fumare, o anche pensare.
Perché
pensare, e fumare, sono attività che poco si addicono ad un
corpo sano
e la morte
è per gli inetti.
Perché
è così bello correre se il cardiofrequenzimetro ti
conferma
che hai un
cuore a prova di emozioni e di erezioni.
E poco
importa se la mattina una guida turistica
ti ha fatto
vedere la lucrezia del parmigianino
e tu non hai
capito nulla di quei capelli.
Poco importa
se un’altra ti ha spiegato che Napoli
è una
città dove una faccia gialla vale una nera o una bianca
e tutte sono
la faccia di dio e del maiale.
E un’altra
ancora ti ha fatto vedere le macchine anatomiche,
il cristo
velato e ti ha parlato di raimondo di sangro
che era
troppo razionale per non accorgersi
che la
materia ha una sensibilità che lo spirito ignora..
Tanto,
domani tutti al via, e via a correre
per le
strade dove non c’è nessun Pindaro
che si fa
carico della fatica inutile d’esistere,
nè ci
sarà un’olimpiaca o una nemea
a ricordare
fra mille anni che domani fu il giorno
in cui
Filippide annunziò alla Grecia tutta
che a
Maratona c’erano stati solo vinti.
E poi
morì, di schianto, senza dire altro.
Senza sapere
che anche lui era stato vinto.