Lei
è molto gentile, signora. Molto gentile.
Mi dice
che il libro è bello, oh sì il libro è bello.
Ma non
avrei dovuto scriverlo, no, non avrei dovuto.
Ho offeso
qualcuno, mi pare.
Ho tradito
segreti.
Ho messo
sulla piazza l’onore di una donna.
Potrei
anche incazzarmi per quello che mi dice.
Ma la sua
voce è troppo perbene, e non mi va
di
disturbarla
con discussioni letterarie.
Ma poi,
che ne sa lei cosa ci passa
tra
letteratura
e vita.
Sì,
va bene, avrà letto qualche libro,
uno, dieci,
cento, mille.
Ma è
stata astuta, sì che è stata astuta,
e ha tenuto
separato il letto dalla biblioteca.
Io, invece,
no.
Io quando
scopo mi ricordo Miller
e voglio
fare squeek-squeek.
E quando
leggo Bernhard
ho bisogno
di scaldarmi l’uccello.
Sono fatto
così: ho scambiato gli organi
e ho la
testa nei testicoli e lo sperma nel cervello.
Lei,
Beatrice,
me l’ha detto.
Glielo
chieda, signora, glielo chieda
e ci faccia
qualche chiacchiera, e tre pettegolezzi,
bevendo
il thé.
E non sia
invidiosa che per lei non ho mai scritto
un verso,
né le ho mai chiesto di venire a letto con me.
Sono sempre
in tempo a rimediare,
se lei
è d’accordo.
Ma me lo
ripeti, signora, me lo ripeti:
è
bello il libro, è bello, vero?
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