VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
Electronic Center of Arts

Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art


Luther Blissett

Beatrice
My heart is full of troubles
Interventi



A lungo sarà nel ciel l'uccello


   
Credo sia giunto il tempo in cui io possa dirimere tutti, o quasi tutti, i dubbi e le illazioni che si affollano intorno al mio nome, intorno alle mie vicissitudini personali, alle mie avventure umane, sociali, politiche culturali e prime fra tutte erotiche.
Sì proprio erotiche, proprio estremamente soffici e sofisticate, fra le labbra piccole o grandi di fanciulle, ammaliate dal mio correre in lungo e in largo per il mondo, e finalmente soddisfatte dalle elucubrazioni maniacali che intorno al sesso si possano esprimere fra una composizione e l’altra.
Mi trovi  in aeroporto al posto giusto per un nomade, appena sbucato dalla tormenta del Nord Europa, con una borsa in mano carica di manoscritti segreti, e di indumenti i più colorati possibile. Una specie di scrittore-reporter solitario, che accantonato il bagaglio di fine secolo, riesce a ripetere gesta e palindromiche emozioni, non ancora messe a punto sia dalla cultura ufficiale che dai mass media. Niente di più facile per un individuo come me nato in un sobborgo della vecchia Londra da padre brasiliano e da madre meticcia, quando studiare a Cambridge, sul piccolo fiume Cam, era oltremodo rassicurante e implicitamente determinante.
Ma non tutto si risolveva nella grande impalcatura di una università prestigiosa: io seppi far grande tesoro della vivacità e furbizie degli scugnizzi napoletani, quando lo scugnizzo, quello generosamente impersonato anche dall’attore Raffaele Viviani, era un personaggio degno di ogni rispetto, attaccato a quel filo invisibile della maestria e della popolarità, capace di inventarsi anche la sopravvivenza, fregando gli scaltri e gli allocchi contemporaneamente, al di fuori della logica del profitto, delle lusinghe del virtuale, dei primi piani, che rendono superfluo tutto il mondo e che in fondo uccidono le verità.
Quanti anni ho compiuto?
Preferirei tacere, pensando solo alla piccola Morel inoltrata mille volte sotto le mie coltri.
Forse perché la sua figura si confondeva con le ombre della casa, forse perché il suo profumo effondeva variopinte coincidenze e le sue mani sfioravano il mio volto, quasi a penetrare il sospiro della vecchiaia, certo è che la Morel divenne sempre più necessaria alla mia sopravvivenza. Un simbolo nel quale disperdere il mio passato, dal colore dei raggi al fulgore degli immensi giardini, nel ritorno silenzioso della passione.
L’impavido turgore delle arterie, fra le succlavie e le carotidi, ove più incessante è il battere del polso, occupò l’ebbrezza del prezioso aratro fra le mutabili gramigne, trasfigurate e soffocate dall’impeto dell’ardua condanna del sesso, dal tocco magico delle impudiche dita. Foderato d’ortiche il membro (fuori dell’angioplastica), le meravigliose apparizioni delle natiche, i colori delle coltri,  lenzuola sudate, le palpebre socchiuse in un  ritmo allegorico, la rendevano un groviglio di carne e di affanni capace di sventare qualunque immaginazione.
Alta giusto quanto un ranocchio era  febbre incontenibile, ed è tutt’ora un fremere di bave e risucchi, un sussulto di muscoli freneticamente sospinti verso il grembo, difficile e stimolante il piegare le ginocchia, il sostenere il suo peso, il correggere le angolature: “Tu sei un vecchiaccio sprovveduto e incapace” – sussurrava fra i denti, e nel contempo mi toccava le nudità, sollevava la gonna, porgeva il suo ciuffo, quasi a scommettere sulle mie capacità maschili, come a saggiare un bicchiere di vino stagionato.
“Tu sei come uno sberleffo” biascicava al lobo dell’orecchio e tastava la pelle delle cosce, a provocare brividi e sussulti.
Il fascino allora diviene un gioco: seduta sulla pila dei libri e aperta ad accogliere il turgore, di quanto in quanto mi invita a sconvolgerla in acrobazie letterarie. Il cappotto sbottonato, la faccia tirata, il cappello rivolto, le gocciole di sudore, le costole mortificate, il pensiero dell’affanno, il vuoto insopportabile che batte alle  tempie, le narici dilatate e sbuffanti, il calore del ventre sempre più inumidito e sempre più profondo.
L’attimo in cui i suonatori trattengono il respiro, affinché il sangue possa essere lanciato nel ritmo stesso, ed i globi oculari sporgono dalle orbite, le spalle lampeggianti sugli strumenti rombanti, i suoni luminosi, sinuosi, incurvati insieme, simultanei alla frazione del secondo, per la quale la stanchezza e il desiderio trapassano il fondo del corpo e l’accidente dell’anima.
Dopo l’incenerimento della convinzione che tutti i problemi filosofici e morali siano problemi di linguaggio, io ho studiato sino in fondo i silenzi del mondo, i silenzi delle generazioni che si sono susseguite lasciando che le tragedie diventino strumenti di svago, ed ho additato in maniera ben chiara, tra pagine ludiche e pagine alquanto serie, come perforare questi silenzi.
Mi direte che io ho sempre giocato a rimpiattino, mostrando solo e spesso alcune sfaccettature non sempre gradite al grosso pubblico. Ma proprio in  questo consiste la potenza della trasmissione orale: sbalordire, parlare, versare fiumi di inchiostro, dire, dire e dire tutto quello che ti passa per la mente, perché prima o poi una parola ti colpisce e ti stordisce al punto giusto.
Il rischio è maledettamente concreto quando i ricchi vogliono rimuovere i problemi delle identità che si ammalano, che diventano aggressive e reagiscono in modo imprevedibile, ed io più volte ho additato tale sconcerto, ma nessuno ha voluto credermi. Dicono che mai nella storia dell’uomo sono state appianate le disuguaglianze… E a letto?
Il sovvertimento gioioso del quotidiano conserva sempre i riferimenti ad ogni realtà…una realtà piena di buchi, come una fetta di Emmenthal, composta anch’essa dai suoi buchi, che ne definiscono la sua essenza, perché un formaggio Emmenthal senza  buchi non è affatto un  formaggio Emmenthal, mentre un gorgonzola senza vermi è pur sempre un formaggio gorgonzola, il che significa che l’essenza del buco è molto più forte della essenza di un verme.
Ma torniamo indietro, prima che qualcuno possa di nuovo suggerire al mondo che io passo al suicidio, così come preconizzato da alcuni quotidiani in  questi ultimi mesi.
Sembra mai accettabile una simile ipotesi per uno come me che ha attraversato in un battibaleno tutte le nazioni del mondo, tutte le reti informatiche, tutte le pubblicazioni serie e meno serie, lasciando un segno per  le generazioni giovani e meno giovani, femminili e maschili?
Potrei dire che ha raggiunto i limiti della sopportazione orchiclastica la favola del mio probabile harahiri. Assorbe folle di persone intorno alla decisione di seguire o meno i miei scritti senza scopo ne eccezioni.
Se avessero ben letto Nostradamus avrebbero scoperto che:

della folgore  grande in ora diurna
cade,  latore postulante e predetto,
ed il presagio segue  notturna
ora che cede pestifero conflitto,
Londra  all’etrusco, la follia dissimula
con falsa tromba, grida Bisanzio,
legge nel cambio rossa la primula
che vuol  liberato, sciolto l’assenzio,
la legge vàluta e preziosi nel cambio,
donna al piacer, svenuta d’intorno,
veleno o postilla nel plico  celata,
nel letto più ardente  al marino diporto
risposta non cede se non per crepare .
Rintocchi di  canto,  e conflitto nel cielo,
il giovane principe, aperto nel ventre,
al suolo diviso e a letto trafelo.
A lungo  sarà nel cielo l’uccello,
fra le due cosce sbiancate di donna,
stringendo nel becco il suo ramoscello….
In seno alle vergini dai candidi manti
già rotte di dietro, ma sane d’avanti.

Se si taglia la coda ad un gatto nessuno vorrà mai dichiarare se è stato il gatto tolto alla coda o se è stata la coda tolta all’animale, figurarsi se viene amputata una mano ad uomo come me: mi avete amputato la mano o alla mano sono stato allontanato io ?

    Luther Blissett

P.S.

Chi volesse altre notizie sulla mia salute o desiderasse conoscere le mie nuove peregrinazioni può rivolgersi al vecchio amico Antonio Spagnuolo, che così affettuosamente ha tradotta questa missiva dall’inglese.


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