Roma
a
metà Aprile puzza del gasolio delle autocisterne
e la Basilica
di San Pudenziana non è un gran ristoro per i miei sensi sfatti.
Non ci
sono cose che mi riportano a te in una strada affollata di gente
che sa
dove sta andando e perché, tranne se alzo gli occhi al cielo
e vedo
il colore dei tuoi occhi stampigliato tra i cirri e della maglietta
che ti
dona tanto, poi ho un'erezione ricordando la tua fica bagnata tra le
lenzuola
e mi ripeto, questo deve essere quello che gli uomini intendono
quando
pronunciano la
parola giubileo.
Cosa significa
un amore impossibile, è una cosa mostruosa come
se
dimostrassero
che un bambino venuto alla luce non può per legge
avere diritto
alla vita. Cosa si fa in questi casi? Né tu né io
sappiamo
cosa
rispondere,
ma intanto il neonato è cresciuto e quelli continuano a
bombardare
tra un
parto e l'altro, per il bene della nazione. Attraverso il tunnel
affumicato
come il ventre della balena senza guardare se alla fine ricompare la
luce.
Monet negli
ultimi anni, diventato cieco, dipinse sempre la stessa cosa,
uno stagno
di ninfee colorate, come se non ci fosse altro da dipingere o scrivere
che quella
felicità senza paura di cui sono fatti
i minimi spostamenti d'ombra
del giorno.
Ma lui,
si sa, era un artista borghese, e non ha mai veramente sputato sangue
per pagare
l'affitto o per far quadrare i conti alla fine del mese. In occasione
della guerra
franco-prussiana scappò disertando ad Amsterdam, dove si nascose
dipingendo
i canali fino a Comune terminata. Anch'io diserto continuamente,
l'arruolamento
nelle file dei distinti rappresentanti di realtà non fa per me,
solo ci
sei tu come un lago di ninfee e le tue minime variazione di
luminosità
Ore 12.30,
Via dei Serpenti, ascolto la tua voce da duecento chilometri
di distanza,
nel traffico dell'ora di punta. Ti manco tanto, anzi no,
vorresti
stringermi tra le tue braccia, forse sarebbe meglio non ci vedessimo
più.
Cazzo,
certe volte vorrei essere cieco e sordo, guardare gli umani
dalla penombra
antidiluviana di una cataratta da rettile, vedere se per caso
le cose
che fanno e dicono hanno lo stesso peso specifico e soprattutto
la stessa
velocità della luce. Nel frattempo ripenso al cielo burrascoso
di
Le Havre,
vasto come
la tenerezza che sento per te,
capace di contenere anche le cose più
sordide,
come scopare
in piedi nei cessi della stazione. E' allora
che mi
decido a lasciarti nella segreteria un ultimo disperato messaggio
d'amore,
ma non
è un caso se mi escono solo queste povere insignificanti parole:
aspettando
di risentire presto la tua voce, baci.