E LA
CHIAMAVANO INDECENZA
A FUOCO
GIOCATO A DADI
RICERCA
DESIDERIO
ORMEGGIO
ASSOLO
«...MORSICAVA LE LABBRA»
BARATTO
NON ASPETTATELI PER CENA!
UNA NOTTE BUIA
DALLA FRONTIERA
LA DONNA DEL POETA
LA SAGGEZZA DELLE DONNE
CAMPODIMELE
A S.
HO UN SOGNO IN GOLA
DIALOGO DI UNA ZOLLA DI TERRA MARTINESE
E
LA CHIAMAVANO INDECENZA
Agli occhi
degli altri
parve
un’arcana
indecenza
la mia
ribelle resistenza
la tatuata
irrequietezza
della mia
pelle:
follia,
sì
maliarda follia!
Scandalosa
la mia
incompiutezza
perigliosa
se sa
squarciare
la secchezza
del tuo cuore.
A fuoco
lettere
volti:
dimenticare
il mare
il piccolo
grande mare
dei suoi
occhi neri.
L’amore
non aspetta
baci
carezze
parole:
si incespica
si arrampica
buca il
cielo
fa il
solletico
a Dio...
Non temere:
avremo
ancora
pane.
GIOCATO
A DADI
SOL CHI
NON LASCIA EREDITA’ D’AFFETTI
POCA GIOIA
HA DELL’URNA.
Ugo Foscolo
giocato
a dadi
il thesaurus
della storia
non trovo
parole
- anche
una sillaba scucita
o virgola claudicante
potrebbero consolare
ettari ettari
di sassosa latitanza
sposto
bottiglie
vuote
mezze piene
all’improvviso
guardo
negli occhi
la Morte:
voglio
solo Amore
fedele
imperituro
dardo!
Ora
Albatros
inseguo
costellazioni arcane.
Lungo il
cammino
diademi
scontrini
di cielo
vi lascio.
RICERCA
Non cercare
sulla mia pelle la tua mano.
Non cercare
nei miei cassetti la tua pistola.
Non cercare
nelle mie praterie l’albero del bene e del male.
Luci di
varietà
confondono
il cammino.
Vicino
lontano
canti di
guerra
ritmano
le tue ore.
Infilati
nella ferita
- infinita
-
fino
all’ultima
goccia di sangue
fino al
cuore della terra
fino a
rotolare nel limo della Passione
DESIDERIO
Desiderio
Desiderio
improvviso,
guizzo
sanguigno
delle stanche
mie membra
racconta
racconta
il tuo
“Verrà
un giorno...”
Ascolta.
Io sogno
io voglio
un giorno
conoscere
il
mondo
gli umani
le storie
con le
labbra:
udire
così
non più
urla
clacson
proclami
soltanto
l’eterno
suono
di mille
e mille
baci!
ORMEGGIO
dolce è
l’ormeggio
se il tuo
sguardo sulla spiaggia
non mi
abbandona
O Itaca,
Itaca
isola senza
marea
iato dei
miei giorni
raminga
come tutti i tuoi figli
letto nell’ombra
letto
nell’ansia
ASSOLO
Hai fame
di occhi,
di carezze
- la rabbia
ti colora di rosso
i capelli
stasera -
carni lacere
ceneri
al vento
semini
- se non
mordessi
tanto sempre
un lembo di vita
potrebbe coprire
la tua severa
nudità -
Sotto i
tuoi piedi
un deserto
di croci
sopra la
tua testa
prodromi
di ataviche tempeste
Quotidiano
è
il tuo mito:
tempio
al sogno
alla scommessa
barata
all’aprir del sipario
- se solo
ascoltassi
il dictare
della tua anima...
«...MORSICAVA
LE LABBRA»
Mia nonna
bigia
il viso
di un bianco consumato
- bocciol
di rosa
mi chiamavano
mentre morivano
divorati
dall’odio dalla fame -
al sorgere
del sole
stringeva
i denti
morsicava
le labbra.
Il vento
non le
dava requie
- il suo
sguardo
mi aveva rapita.
Fu subito sì.
Da allora
attesi
il suo treno
la notte che lava le colpe
il pane di un sanguigno sudore
attesi
nel dolore lacerante
di un vuoto aprile
un segno
attesi.
Sottovoce
gomitoli
di volti
corone
di rosari
sgranava
se un raggio
di sole
le morsicava
le labbra...
BARATTO
di cannella
e vaniglia
le tue
braccia nelle mie
- caldi
talismani
spade -
contro
la noia
mediocre
sicaria
di
thànathos
ilare.
Il dolore
sa fare
ritorno:
labbra
infuocate tempera
vena
neri capelli.
Principia
il Tempo
se lo spirito
del Tango
rapsodie
di passioni
- mai udite
in passato -
col cielo
sa barattare:
una lacrima
ascosa
parola
innamorata
bagna
la
città
assolata.
NON
ASPETTATELI PER CENA!
I poeti
si incrociano
si annusano
e si perdono
di vista.
Qualcuno
racconta
di averli
visti ballare un fox-trot
sotto il
sole lungo la battigia
insieme
ai delfini
alle sirene.
Talvolta
l’innocenza
cancella
loro
una ruga
- intorno
agli occhi
reticoli di autostrade
chissà dove portano
chissà!
L’allegria
li rende
muti
scalzi
leggeri
come tanti
pezzettini di carta.
Direttori
d’orchestra
(o di
tempeste!)
nascondono
dietro la marsina
polifonie
di vite
da riscattare
cento mille
voci
da risuonare.
Gatti randagi
sui tetti
della notte
fanno le
fusa alla luna:
feriti
si aggrappano
a un raggio
di luce.
A casa
non faranno
più ritorno
UNA NOTTE BUIA
Una traccia
di rossetto
sullo
specchio
dove un
attimo prima
aveva
attaccato
sogni
e bugie.
Una luce
che
costringeva
a non vedere
- solo
le ombre
vivono.
Un gran
putiferio
di polveri
commiste
a
stracci fin de siècle
a
brandi di parole
aleggiava
fuori.
Era
come allora
- le bombe,
il silenzio
il caldo dei corpi
le urla delle madri
la guerra
mio padre appeso al ciliegio...-
tutto
come allora.
Chiudeva
la finestra
sorseggiava
una musica
tagliente
l’anima
annegava
in una libidinosa sigaretta:
il rito
era compiuto.
AMEN
DALLA
FRONTIERA
Pioggia
di ceneri sui miei fogli
scapigliati
dal vento dell’est
- Ho in
testa le bombe
nel grembo un figlio innocente
FERMATE LA GUERRA, FERMATELA!!
L’urlo si
espande:
ammazza
il silenzio dei corpi caduti
impone
la fuga
- Chiudi
la finestra
tanto il tetto non c’è.
LA
DONNA DEL POETA
La donna
del poeta
aveva un’anima
grande
quanto una pagina:
lui solo
lo sapeva
lui solo
la capiva.
Negli occhi
la sagoma
di una
morte bambina
- quella
che vive nel limbo
di ogni città...
lui solo
la vedeva
lui solo
l’ascoltava
E’ tutto
troppo
caro! -
ripeteva
ad ogni
fermata del metrò:
lui solo
la sfiorava
lui solo...
dalle cosce
le sfilava
una poesia.
LA
SAGGEZZA DELLE DONNE
La saggezza
delle donne
è
incommensurabile:
vola.
Non sai
in quali volti si incarna
in quale
Tempio riposa:
appartiene
al cuore della Terra
dove si
giocano i destini
dei fiumi
dei mari
dove si
sognano nuovi alberi...
CAMPODIMELE
(Inno al
girotondo)
Raccolgo
a piene mani
origami
di storie
rugose
di piedi
calpestati
del tempo
roccioso
-
quello stride
sulla
pelle innocente
dei
bambini che avrai
dei
bambini che non avrai
Il tuo pane
profumato
incontra
ferisce
la vendetta
-
ultimo graffito
di un annoso paradosso
Pugni d’acqua
stringiamo
tra le mani
se con
ardore con fuoco
abbarbicati
alle tue case
non
intrecciamo
le dita
insieme:
un girotondo
sì
un girotondo,
e per una
volta
non caschi
il mondo!
A
S.
Lascia
il tumulto
delle insidie.
La scia
dell’upupa stanotte
ha bucato
i sogni.
Irrefrenabili
i tuoi capricci
dei dardi
d’amore la punta
acuminata
sul mio collo caldo.
Ahi!
Stilla ancora
una parola
ancora
oggi,
finalmente,
sapida...
E’ sangue.
HO
UN SOGNO IN GOLA
Sono avida
di gesti
soavi
delle carezze
della tua presenza
di te
Articolo
piccoli
vagiti
di un io
salvato
alla deportazione
ai lager
di una
notte
infinita
notte
Toccami
il collo:
ho un sogno
in gola
Preparo
bottoni
colorati
per giochi
nuovi
per tailleur
dei giorni a venire
Uno sguardo
fugace
squarcia
il cielo...
-
non guardarmi così
mi scolpisci
nell’attimo
vivo dei tuoi occhi
e dopo...
salirò
montagne di narcisi
innamorati
del sole
e
chissà
se un po’
anche di
me!
DIALOGO DI UNA ZOLLA DI TERRA MARTINESE
Pennellate
pennellate
di calce
biancori
di luna piena
lavano
purificano
l’assenza
la granitica
latitanza
di giorni
succosi
santificano
il rumore
del vento
della notte
Nei filari
le viti
dalle gambe
snelle
dormono
il sogno
del sole
-
ignaro di tramonti
ma non di loro -
fuoco nelle
vene
eterno
grido
del dolore
viscerale
dal cuore
del terra
C’è
un’aria profumata
gravida
di rosso
lattice
di fichi
appena colti:
ritaglia
come sai
fare tu
il mio
viso
indugia
indugia
sulle mie
labbra...
Ah!
Come divento
più
bella
se muta
siedo
sulla soglia
della tua anima...