Sboccia l'incenso
La
primavera
ha luce
Cresce
un'oasi
Vecchiobambino
Quando
Raccogli
i germogli
Cigola
il carro
In
amara
crucis ara
Semenze
di tempo
Le
statue
La
ragazza
col flauto
Sboccia
l'incenso
Sboccia l’incenso di una pineta
nelle mani della sera
campanule
ronzano
lilla
su antiche mura
Un bambino
nudo
su pascoli senza memoria
prova ad
occhi aperti la chimica
dei sogni
sul corpo sente crescere
erbe
piume d’uccello
nella colata
di lava lunare
alberi
animali uomini
sono
statue
incapaci di volare
fiabe imbalsamate in un presepe
Sulla
ringhiera notturna germoglia
acqua
appena rotta da cicale
Nel folto del
fogliame
la civetta
implacabile
attende la preda
La
primavera ha luce
La primavera ha luce
d’oro acerbo
Il vento si
avviluppa
come ragnatela
a lancette
d’orologio
di un prato senza tempo
l’orizzonte
rosso
risuona
d’ astri di voci
labbra
vocalizzano antichi canti
Che
farà l’Orsa Maggiore
dei suoi
pascoli odorosi di selvaggina
vergini smaniano
in paludi di solitudine
Il vento bussa a porte
e finestre
scuotendo nella mano
monete
Nelle case
le spose
si svestono della pelle
notturna
bagnata di sogni
toccano le cosce dolorose d’amore
un palmo di
luce apre gli occhi
del giorno
respira i suoi profumi
Cresce un'oasi
Cresce un’oasi di arpe e di viola
sul palmo di
un paesaggio sonoro
quando
l’orecchio della notte
dorme
sospeso
al dondolio
di una tartana
a mezza costa
Sulla spiaggia
al calore di un falò
maturano
rosse lontane
stelle
esorcizzano
il moto degli attimi
in eterno
Il tempo
è morto
nel suo nero mantello
il vento
tramuta gli
alberi in teneri
flauti
nell’erba
alta si nascondono
nidi di baci
Cosa ha da
dire la risacca alla
luna
forse
Achille e Ettore
combattono
su un campo
di antichi pleniluni
o riposano
in un sonno d’amore
e tutto
è pace
Vecchiobambino
La notte chiara riposa sul balcone
ha occhi
acquosi di bambino
un volto
rugoso di vecchia luna
zingara
smania dentro un mantello
di quarzo
stringe tra
le labbra
un profumo di pomelia
In una palude
di rose
si consumano
goccia a goccia mani di cera
nel piccolo
petto
si spengono granelli di tempo
antichi
soli
orologi a pendolo
La luna
dischiude un carillon di luci
una piccola
musica
si posa
a finestre calde d’amore
è un
girotondo di vele
alla boa
un
dondolio di canne
un vetro opaco
dove resine
legano parole
e stagioni
sulle guance
del vecchiobambino
gore
di verderame
e melograno
segnano antichi amori e veleni
Quando
Quando
l’aurora
comincia
a fondere
l’oro
delle arance
l’acqua sonora
spezza cristalli
su un tamburo
di luce
specchio d’immagini
uguali
Un vento rosso
gira l’angolo
della solitudine
e allunga i suoi capelli
su un mantello
ondeggiante
di ulivi
tenero un bacio
penetra una lingua
di profumi zingareschi
tra le pieghe
del giorno
(Una corda di chitarra
si rompe in un clang
triste
ali
restano impigliate
tra rami d’angoscia
come uomini
al filo
spinato di un confine)
La falce del
tempo
lascerà riposare
nel tuo cuore
l’erba del ricordo?
Raccogli i germogli
Raccogli i germogli dell’oriente
viola
e apri il
plico del futuro
al rumore di antichi mediterranei
L’ultima
primavera della tais
screziata di
zolfo
ha spezzato
ali leggere
si è
cancellato il segno
di un’omega
sull’alfabeto dell’incontro
Ascolta il
silenzio galleggiare
in tamburelli di pioggia
Tu e tu
dormiveglia e luce stentata
tu
tu
monotona nota
di gocce
l’eco del
giradischi
incurante
sul disordine di camice e vestiti
Dietro il
vetro
a fili di
pioggia pendono
attimi
lunghi come secoli
Cigola il carro
Cigola il carro dell’alba
sopra fuochi
di rugiada
le ore
non
spiccano il volo
dalla tempia
dell’ultimo
notturno
Il tempo
rotola
come un sasso
dentro
un’immobilità
di cotone
Dietro la
finestra
si dissolve
la cenere della veglia
si accende
l’ortensia
dell’attesa
vigne e ginestre
come attimi
pulsano
nel polso
della primavera
Il giorno
è acqua
dove sprofondano
i sogni
maggio
mansueto
ha di Abele
la ferita di papaveri
In amara crucis ara
Larici sparuti
stretti in cilicio
recitano
i salmi della sera
un
fruscio di aghi secchi
come preghiera
di giovane estate
Il vento non
sparge
cenere di rose
padre nostro sommessi
di fronde
la
barca
dell’assenza
al largo
degli estuari
cerca
il porto dell’approdo
L’incenso dei
boschi
calza sandali leggeri
all’incrocio delle brezze
lascia appena una traccia
sugli arilli dei confini
Nel volto
della notte
maturano sensuali
efelidi di luce
Sulla croda
del falco
le perle di Cerere
sfuggiranno ancora
alle mie brame
Semenze di tempo
Semenze di tempo
come gravido ventre
riscaldano
la terra dell’infanzia
Finestre
si spalancano
su un palcoscenico
bambini
animali
recitano
un alfabeto di gesti
Che
dirà
al mattino
il respiro
dell’erba di primavera
Venere
ad ovest
si spoglia
di porpore e carminio
ha sulle labbra
sapore di more acerbe
Dal solco
profondo dei campi
il grano maturo
introduce
nel tempio
d’oro delle spighe
Brezze di altomare
fioriscono
alle finestre
Le statue
Le statue sono
parvenza
di partenze
da moli di solitudine
isole stupite
dalla lontananza
Le lune
dormono sui pennoni
La luce
del marmo
smania dentro
rigide armonie
sogna di scorrere
acqua
in un tuono di cascata
La materia
nel calore di molecole
spinge pareti
di prigioni
La cerbiatta
morde
sul labbro del mattino
erbe di antiche stagioni
offre
il frutto occulto
dischiuso
a mani
fresche d’alta marea
Da confini di silenzio
una ghirlanda di trilli
accende
aromi nudi
orgasmi di sabbie
su una riva
inquieta
animata
da maschere e occhi
La ragazza col flauto
ad Herma
Si è seduta
sulle ginocchia della sera
la ragazza col flauto
sciame sonoro
di verdi e topazi
si sgretola
come smemorata cinigia
di uno
spartito tante volte letto
Dov’è
la cenere
dei bivacchi
delle antiche carovane
È
polvere sospesa nell’aria
profumo di rose
Un gabbiano
buca l’orizzonte
liberandosi dello spazio
Radici d’edera
legano mura
di un castello che dirupa
La primavera
si è vestita
del clima mite delle spiagge
margherite e ginestre
belano
al pudore del suo inguine
La memoria
è cenere di
feste e veglie
lampada
stanca di attendere il
giorno
acqua spezzata dall’esperienza
mistero nuovo
di una pagina
fango che si
asciuga al corpo
come lenzuolo