VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
Electronic Center of Arts

Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art


Calamus
Almanacco di poesia


Silvio Talamo

   
1. Il Dioniso Trasparente
2. Il pasto
 
 

1. Il Dioniso Trasparente

    La birra è rovesciata sul bancone
un velo appiccicoso
                           il legno acceso
                      che beve
esploso in spillatrici - fiotto di schiuma
       dischiusa                  sotto
 volte di fumo
i manici stretti ( boccali )  spugnati
in leggere traspartenze
                  di vetro riflesso
             è il gioco
risucchiato in bicchieri
                                  gonfi di particelle
   e gas abbagliante
                                       in vortici
di dita stringendo
                                 sigarette incoscienti
che le bocche
                    scia smalto viola
da labbra incarnate
                                                in penombre fluorescenti
le luci rosso pallido
         nostro intelletto nel rhum                           e donne
                                   - seni zebrati
investite da lingue blu ( metallo ) che graffiano sui  pullover
 e boccate di tenue lilla                                la gente raccolta
           intorno al bar
in un eccesso di whisky e dispersione
                                      che si urla lanciando
                     brevi segnali
 strillati nelle orecchie il senso
è solo accennato il suo silenzio
   tenera eco assordante
                                           che filtra dal twider
                                                        fonde
  per tutta la santa notte
dentro ai vicoli
in locali nascosti
caos come città
 

e torna      che vi faccia o no piacere
dio sconvolto                          prodotto
il carro ebbro di Dioniso                planando
le sue vesti illibate               stracciate dal catrame
sull’immateriale intrico di città
 curva  incroci (l’intera specie operata)
che sbafa (rimpinzata)  smascherata
una danza incantata nell’immobile
stagno – era senza memoria o materia …
                 l’intero suo corteggio
                           di satiri arrapati che si vendono
 le unghie sporche                                            sudati
sui marciapiedi                lo sguardo sbandato
               lungo golfi di neon
                e saliva incrostata all’angolo delle labbra
       e quaranta milioni di segnali
               al banchetto serale
        di noia e corse e canne
in cui io m’immergo
sbattendo i piedi
in un bagno di clacson
  cembali piume-vetrina                       colori
   lungo mura-cartello (depilazione laser)
su corpi nudi evanescente obliati
 

Ma è un Dioniso ferito
                 le membra trasparenti
ridotto incatenato quasi esangue…

               <<bisogna ciclicamente dimenticare la propria esistenza>>

                    questo mi disse il mio essere infante
           se sia vero o no…
   No, non sogno il sogno del Sileno ?
 

                                            forse l’immagine non è così vuota
                                            ma questo non ci è detto…
 

la realtà ha i tacchi alti…   passa per i tavoli
ciglio aguzzo e sfuggente le due mani
sulla gonna e mi balla intorno odore
che si nasconde percepita inebria
(la panca piena di cappotti e sciarpe)
                                                        ma anche uccide
sempre ridendo                                    nuda si colora
se la osservi confonde            mai seguita
    invita scippa invita              mai  sognata
forse inventata
                                          (e io mi chiedo se esista)
                              ma la inseguo

 (incauta)
                                           fedele all’amore
                                     quanto al tradimento

2. Il pasto

Il  corpo si dissolve  è trafitto
le luci griglia video  sparate dalle icone
i pulsanti corrono  sotto le dita
tremano tastati affondano

Un  ago arcobaleno penetra   la pupilla - esplode
ettolitri di show musica politica
            informazioni TV propaganda

e La TV è accesa
e poggia grassa e laida  con il culo sudato
sdraiato sul mobiletto  di vetro opaco
sputando al petto  del padre che mangia
       telecomando nero arroventato
disteso sulla tavola  che emana
organigrammi di suono sottile   i corpi della Bosnia
        spolpati un ronzio
                          di guerre orientali
   la morte un ’ immagine  e la mamma arriva
portando zuppe  di pasta verde  che canta nel piatto
mentre i piccoli litigano (zanne)  per il programma di nevrastenie
(gli occhi sbarrati)   sul piatto intorno la tovaglia uniti
assaltata la famiglia strafatta l’overdose

Riti immaginari di liceali
iniziati a penitenze mentali
con la grazia delle soap opera
l’overdose la soap opera
è l’overdose hopp-opera
 la realtà  l’ideale
  soap-opera
                ( di tutti i bambini )
        una volta a casa
               dopo scuola arrivati
 tempo cinque minuti
e via con la TV

    Ho visto un volto
    devastato dalla roba
    i solchi sulle guance la stanchezza
    del corpo barcollante inseguendo
    le auto per mille lire di parcheggio
 

                         la pelle magra
                         asciutta sugli zigomi
                        risucchiata la pupilla spillo
                        voce strascicata
                        due parole di droga
                       la colletta e la droga

      mi domando se solo riuscirà
      a mantenersi vivo ( io non so )     almeno un altro anno
                                  né se noi resisteremo

Hanno strappato  via le mie radici
per poi allontanarci  da quel ciclo continuo  che è l’eternità
forse quella famiglia   che vi ho descritto  non esiste affatto
ma permane comunque il suo fantasma
    la sua stessa permanenza

avvertirsi rinchiusi  in una realtà-parvenza
un universo di finzioni solide   percepite da tutti
proprio come finzione   (ed è questa la sua forza )
questa  vita dissolta   non senso   in video veri mondi virtuali
in boschi insapore  ricche allucinazioni   che grondano fresche
bocche giallo merce  ma nei cespugli
divorate da topi iperreali  ingozzati a notizie  le due manine
strette alle informazioni  che piangono  avvinghiate al  terreno
nitrendo in convulsioni  contorte divorate scalze
i denti affilati  del roditore che strappano brani  di carne imbevuti
in teorie giornalistiche  di risparmio  finanze  lavatrici
reclame - grande arma

Oh nostra lauta  fruizione consumata
in pozzanghere di buio niente
il topo si lecca  tira via con la lingua
gli ultimi muscoli  staccati dallo scheletro
si gratta ingoia  lascia due carcasse  ossa bianco fluorescente
sull’erba bassa  e poi fugge schizzando  in radure alogene
la lunga coda pelosa  e torna nelle fogne


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