Sans
passion il n'y a pas d'art
Calamus
Almanacco
di poesia
Antonio Spagnuolo
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1.
Ombre, grovigli o minotauri
Ombre,
grovigli o minotauri
le
tue mattine,
parlammo
della gioventù alla pelle.
A
curve di magnolie
la
gente che ci guarda
punte
di carta
sgrana
lune,
va
preso a mani nude
il
pomeriggio sospeso.
Accomuni
un'altra volta
le
ciglia della tregua
che
scarica i segreti.
2.
Sto parlando in silenzio al tuoi neuroni
Sto
parlando in silenzio al tuoi neuroni
regalarti
somme spuntite
persino
gialla di idee:
indecisione
di sboccio.
Non
ha maniglie
quel
passaggio che amavi
per
complicare le cose.
Divorasti
il sorriso
per
masticare le stelle
o
bacchettare
assurdità
di sale,
la
gomma
irresolvibile
comincia
con figure
al
breve interno delle vene.
3.
Tuileries
(Parigi.
Giugno '83)
Le
nostre rabbie hanno il clamore
del
foglio:
cammini
sull'incauta scansione,
non
paga
la
tua paura d'essere giocabile.
Inciampa
il richiamo
della
lunapiena,
le
Tuileries staccano bersagli,
scegli
la tua spirale
dalla
parte opposta.
Ti
colgo tumefatta,
nascondi
arbusti impazienti:
ritornare
ai giardini intatti,
qualcuno
sventola domande
a
piedi nudi.
La
mia rinuncia ha la sensazione
del
terremoto.
4.
Nike
(Parigi.
agosto '84)
Ritrovo
la Nike di Samotracia
improvvisa,
tu
nascosta al di là dell'obiettivo
ricomponi
le ali.
Ritmi
non permettono impazienze,
inventiamo
fontane e cattedrali
d'una
breve estate,
la
scelta delle arcate
angoli
lastricati dalle
favole.
La
Villars
di
Fontainebleau
titilla
a stimolare giochi
Gabrielle
d'Estree
tappeti
intrecciati a colori
di
parrucche,
il
Trono, la Tomba.
Il
maresciallo
Barthier
rattoppa
gesti ventosi.
5.
Tu pensi al pilone che sconfisse
Tu
pensi al pilone che sconfisse
le
Termopili,
lo
sbocco dei “Dardanelli”,
“le
reni della Grecia”
nello
stile libero della costa
esmeralda
in
agosto fra le ortiche e cicale
impazzite
azzittite
stordite
infastidite
dagli
afidi e pidocchi
delle
vecchie brande.
Fu
d'un tratto l'unico lampo
dell'otturatore
ogni
desiderio acquetato.
6.
Oscillo fra un lavoro fuorisenso
Oscillo
fra un lavoro fuorisenso
e
la casa in rovina,
nell'immenso
scavare che circonda
l’epilogo.
Recupero
soltanto un mio momento
nel
segno restaurato.
Al
mio doppio
ogni
finestra innesta vibrazioni.
Erano
incandescenze
a
strapiombo degli anni senza rupe,
un
aroma al pube da sventrare
nutrendomi
finzioni dall'informe
destino
ancora da indagare.
Spuntano
le armonie senza licenza
in
contrasti:
nel
mio torace sussurrata appena
la
pietà di fanfare.
7.
Non occorre ingannarmi
Non
occorre ingannarmi
con
sorrisi e falsetti,
costretta
da stoviglie impertinenti
e
doni inargentati di Natale:
sei
ancora il volto che affonda,
il
sole che deforma,
lo
sguardo che propone il rifiuto,
ipotesi,
fughe, giardini
Sempre
lo stesso
per
un bicchiere di vino,
amici
del pane in chiaroscuro;
poco
sgranando ancora agli anni
con
gesti maltrattati,
e
rugosi
e
tremolanti
al
rompersi dei giorni.
Nelle
perle ristrette alla cintura
biancheggiano
i nostri frammenti.
8.
Scattano le armonie nella ricerca
Scattano
le armonie nella ricerca
dei
quinterni. Battuto fuori cilindrata
nutro
finzioni per mozzare il pube
nel
logoro vestibolo.
Con
le unghie nel ruolo di balbuzie
reimpianto
gioie:
il
mondo a mani giunte
nell'euforia
di insidie.
Arrossano
distanze
e
poco importa cancellare eresie:
intendevo
inseguire crittogrammi
alla
parete del nostro rincasare.
Le
tue bugie hanno partorito
le
ginocchia del tempo.
9.
Lascia che il mormorio riporti l'onda
Lascia
che il mormorio riporti l'onda
al
tuo ricordo, la consueta cadenza
dei
lamenti, le mutevoli distese di colori,
i
rami asilo al volo già spaurito,
e
ciascuno ricada
appena
tracciato dalle nostre solitudini.
Dovunque
la sera perda luoghi e mani tese
nell'angolo
si appìsola la ventata
degli
ultimi dubbi, un'altra mia metafora
ferita
al lampeggiare dei riflessi:
il
luogo nella stessa rete,
il
senso che si adegua alla tua voce,
alla
consuetudine delle stanze,
alla
potenza delle scorie,
e
l'offrirmi in silenzio le tue lacrime.
Vorresti
fuggire mutazìoni inespresse,
vorresti
rispondere senza più la menzogna: ?
-non
è così facile, inatteso,
l'incanto
delle palpebre, finchè diverso
ti
appartenga un cenno d'intesa.-
Misura
il mio ascolto al gioco dei proverbi:
“egli
renderà diritta la tua corsa
e
il tuo cammino sarà nella pace”.
10.
Sfuma settembre dopo i riti
Sfuma
settembre dopo i riti
dalla
tua
risorsa
affanni
di
nebbia diafanie
stretto
a
chiazze di finestre
cintura
(per
adesso) affrancata.
A
tu per tu con la lama
dei
bagliori
sgusci
le sclere
spirale
o frantumi:
maschere
o globi d'aria
nel
ritocco
mi
pietrifica
una
goccia del tuo sangue.
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