VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
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Sans passion il n'y a pas d'art


Calamus
Almanacco di poesia


Antonio Sorrentino

   
Pomeriggio con pasta e piselli
Primavera improbabile




 

Pomeriggio con pasta e piselli

Pomeriggio di fine inverno 
di fine millennio h.14.10 
tu hai detto: "Ho cucinato pasta e piselli" 
io, sospeso tra l'immobile giardino del convento 
  i monaci da secoli non sono più in attesa della 
morte - 
   e il vicolo plebeo divertito con smorfie volgari, 
   nell'ora che la microborghesia 
   appronta il desco nella tana rituale 
   e imita gioiosità da spot   naturalmente 
   è l'invidia che mi fa parlare -
mastico impensierito un po' di vita 
e mi ricordo che hai detto:
"Ho cucinato pasta e piselli". 
   E intanto il cielo cade a pezzi nel giardino 
   perché nella mia mente si dilata con una luce sorda 
l'idea 
   che MAI NEVER JAMAIS NUNCA NIEMALS   
                                                      NUMQUAM etc. 
   potrò mangiare la tua pasta e piselli: 
   è l'impossibilità del razionale.
Certo che posso con qualche chance sperare
in una vita sconvolta dai miliardi di una lotteria 
   in una vita nova in altri continenti 
   (c'è un'industria si sa specializzata in sparizioni e
    riciclaggi esistenziali) 
   in una vita dalle mille avventure d'amore e di morte
   certo, ma non potrò mai mangiare la tua pasta e 
piselli 
- e intanto il cielo continua a cadere - 
     è un'impossibilità metafisica 
non sempre si può destrutturare il reale 
(l'identità io = un altro, mio buon Arthur, 
è valida solo negli stati allucinatori)
  per trasformarla in possibile bisognerebbe cancellare
                    forse innumeri forme di vita 
cancellare un paese 
( III Guerra Mondiale in versione locale? 
minicatastrofe nucleare?) 
e immaginare due sopravvissuti: io e te 
compreso, beninteso, il necessario 
per la pasta e piselli.


Primavera improbabile

Chiaro fu il vaticinio dell'uomo delle nuvole:
" ...ritornerà la neve sopra i monti..." 
l'inverno ha le sue deroghe 
e conseguenzialmente ci si raggela il cuore
(anche se dal graffito di Parco Mascagni
giunge un grido:
SARAI IL SENSO DELLA MIA VITA) ché, pur volendo, non c'è più tempo 
d'essere ballerini di un musical 
scioccamente felici - ahi! singing in the rain...
Le rondini di carta qualcuno le ha spazzate
(è lo stesso che elettrificò le campane) 
e per l'andirivieni di stagioni
         la querula: "Il guardaroba soffre 
dei tanti pentimenti 
e ci si ammala 
(sì, soprattutto di malinconia) 
viene l'infreddatura 
(ma no, ci si raggela il cuore) 
la febbre..."
quale febbre? non c'è febbre di vita: 
siamo morti e nessuno se n'è accorto
siamo morti l'inverno che è passato 
no, l'altro inverno 
no, l'altro ancora 
chissà, ma non importa 
per quel che mi riguarda, fiamma o gelo 
sei tu che me li porti
tu   che dire? angelo dea madonna 
una signora di tanti anni fa:                                                                   
sei diventata la mia superstizione.
Tra poco si rinasce   non è certo 
primavera improbabile 
e se pure fosse? 
si può rinascere con una pena tanto grande in petto che è già un morire.  


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