1.
Nella staffetta di fine millennio
2.
I celesti non desiderano porzioni
3.
Ognuno è un ponte tra terra e cielo
4.
Il danno matrigno della sigaretta
5.
Come eritrociti nella noia di scambi
6.
Dinnanzi alla tavola di Haeckel del 1868
7.
Manca l’aria mentre si dorme in guscio
8.
Le isole del sogno si smembrano
9.
La vera mistica forse consiste
10.
Inseguire Dio con la visione
11.
Dall'orizzonte con le rondini
12.
Un'onda spaesa la quiete
13.
Ora nella quiete vi assomiglio
1.
Nella staffetta di fine millennio
Nella staffetta
di fine millennio
il testimone
si frange nel metro
ideale
d’uguaglianza ed austerità
con suoni
epifanici mugugnati
da buchi
bianchi neri limbanti
lusinghe
di meta persistente.
Mi
intralciano
soffitti e strapiombi
di tramonto
senza appigli in orizzonti
omogenati,
sbertucciate politiche
in camere
parassite mulinanti
in serpentine
blabata democrazia
scolma
di arditezze e consolazioni.
Sempre
brucio per una Demofenice
crociata
al nefando che ci avvolge
e sputa
spurii altruismi e gargarismi
demagogici,
dissìpa l’esistenza
balorda
coscienze in calunnie
spulcia
l’intimo inscena invipera
il mondo.
Diaboleria insonne
per
devoltizzati
con occhi abbissali
e infranti
antìgeni morali
per
sostanziarsi
in umanità altra
e
virtù.
Tento umiltà e sorpresa
di giudizio
ponderato sugli altrui
e miei
difetti, si è tutti insufficienti
e
l’invisibile
non edulcora
la
realtà
che è più cruda delle parole.
2.
I celesti non desiderano porzioni
I celesti
non desiderano porzioni
a vanvera
rispettano la flagranza
del pane
, l’organico e il vegetale
si abbuffano
di essenze floreali
col libro
controllano le menti.
Tu non
latrare l’aperitivo del vicino
serba un
po’ di fame abbi fede e timore
digiuna
alla sera con orazione
e attendi
che io ti alloghi
nella rosa
dell’alba.
3.
Ognuno è un ponte tra terra e cielo
Ognuno è
un ponte tra terra e cielo
con ornato
interno periodico
e mirabolante
fantasia.
Se dipingi
sciccosa
nella
clorofilla
sei inestricabile
e ridoni
il giallo alla mimosa.
In gocce
chiare di fondamentali
le figure
imitano il cristallo
con dettagli
trasparenti virtuali.
4.
Il danno matrigno della sigaretta
Il danno
matrigno della sigaretta
non tramonta
e tu non devi
fumare
in faccia o affumicare
nel chiuso.
In giardino riassaporo
la
bontà
della fotosintesi
tra scongiuri
efficienti. Veri amici
nell’archivio
inerte nicchiano
estranei
a risposte e a legami.
5.
Come eritrociti nella noia di scambi
Come eritrociti
nella noia di scambi
ci doniamo
ossigeno a domicilio
piccoli
piccoli tirati a fresco
giudiziosi
a superare lumi
stenotici.
Si nuota beati
come cigni
assaporando l’effetto
di un’altra
cicatrice dell’essere.
Per te
mai sazia non rinuncerei
a un talamo
di ovatta.
6.
Dinnanzi alla tavola di Haeckel del 1868
Dinnanzi
alla tavola di Haeckel del 1868
è
da chiedersi se il professionale
lavoro
influisca sui tegumenti
del creato
. Delle mie mani si scrive:
cute esile
pallida anelastica
secca e
fredda, sul palmo discheratosi
placale,
creste papillari piatte.
Nelle dita
impronte assottigliate
elisi i
bulbi piliferi e qualche
verruca
dura ruvida raggrinza.
Unghie
alterate con fini striature
fissurazioni,
lunule indefinibili.
Il guazzo
è più manifesto nella mano
Sinistra.
Lavati le manine
sporche
prima di metterti a tavola.
I solchi
della vita sono lunghi
profondi.
Scarne e deittiche sembrano
stelle
con termogramma smagliante.
7.
Manca l’aria mentre si dorme in guscio
Manca l’aria
mentre si dorme in guscio
d’uovo
e nulla e tutto continuano
lo splendido
sguardo che il fiume enuncia
serpiginoso.
Non mi interessa
ciò
che il destino dispone a iosa
nel duemila
e se continuo a nascere
barlume.
Ora verso sera stringo eletta
l’armonia
delle sfere e del silenzio.
8.
Le isole del sogno si smembrano
Le isole
del sogno si smembrano
calde
e peccaminose tra rocce
filiazioni
trappole di anfratti
acinosi
e murene. I sedimenti
parlano
la metamorfosi peculiare
della terra.
La natura travalica
qualsiasi
presunzione. I radiolari
dei mari
profondi sono cronometri
strabilianti.
Il desiderio estivo
ti inonda
dolcemente dismimica
di
luminosità
ideale.
9.
La vera mistica forse consiste
La vera
mistica forse consiste
essenzialmente
nel saperne
l'elitaria
indicibilità
e nel
considerarne
l'inesprimibile
come nobile
endocardio di silenzio
come oggetto
di desiderio
perseguibile
nell'arsi della ricerca
ma
inappetibile
aleatorio segreto.
In materia
chiara o scura alterna
il fondo
s'intimizza e s'addensa
e riduce
dello sguardo acuto
il rilievo,
come coscienza sapiente
dell'essenza
pura che non si espone.
Ma è
la profondità dell'oceano
a complessare
a limitare l'umana
esplorabilità
che cede ai limiti
della potenza
divina
nel possesso
e nella difesa.
Rimane un
dono d'ombra bianca
come a
voler sapere l'essenza
intima
inattingibile dell'amnios
il primo
cupo nostro mare
che nel
terrore del desìo finale
solo per
verba e nostalgia ci chiama.
E la
Divinità
nel proprio immenso
elude o
per abbaglio o per ima
oscurità
o per fantasmagorìa inappetibile.
10.
Inseguire Dio con la visione
Inseguire
Dio con la visione
è
accecarsi di altezza e profondità
d'arsi
ed imità
di una
luce eccelsa abbagliante
per
l'intensità
e quidditas metafisica.
Quali luci
e colori dal desìo
invocati
come principio
d'altra
vita nel cedimento
delle
facoltà
d'essenza.
Ma parola
e luce abbaglianti
tolgono
il respiro virano attenzione
turbano
equilibrio e cenestesi
con amnesie
fulminee e ritorni
di scintille
retiniche baluginanti
quasi
automatiche
virtuali riprese
dei bersagli
in microabissi terrificanti.
11.
Dall'orizzonte con le rondini
Dall'orizzonte con le rondini
giunge triste
il suono della
primavera
con note di
radici estasiate
e gemme in
amore sui rami
citoclesi
fervida di rinati cuori.
Poco vale la
veglia notturna
per
incontrare messaggeri
cortesi di
buona stagione.
L'atmosfera
grintosa è
troppo offesa.
Si attende
l'immagine ascetica
di mondo
deterso ecosofisico.
La natura
ricerca neoparole intime
rispettose
echi trasparenti
panorami
eugenetici
di fiduciosa
sacra umanità.
Nel riposo
del tenue silenzio
notturno
appartarsi in
sogno di ricreazione.
12.
Un'onda spaesa la quiete
Un'onda spaesa la quiete
d'una
conchiglia sonnolenta
un gabbiano
planando muto
scruta con
sufficienza l'esistenza.
Ancora mani
sapienti
bussano sui
libri aprendoli
rispettose
pietose ansiose sul
segreto.
Galleggiano
quasi ali del vento
del manto del
cielo
del canto di
ficton e plancton
inverosimile
microvita obsoleta
inno muto
riservato all'essenza.
Il tempo non
perdona
ne guardo ed
ascolto passare
la coda
retroguardia
non si arresta balzella
nulla
disperde senza nostalgia
non ritorna
en attendant Godot.
13.
Ora nella quiete vi assomiglio
Ora nella quiete vi assomiglio
elicate libellule calate
dalle cosmiche munifiche navate
alla mia finestra incandescente
di voli e fughe. Vorrei aereo
prendervi per mano tattilizzarvi
colloquiare i nostri silenzi
le grida di anime fatue indifferenti
a tempi luoghi esibizioni
così per sentieri di foglie
e fiori particolari di vocali
deterse specchi infrangibili
di colori profumi semiosi
sinciziale, clamanti le vostre
intime armonie e memorie.
Sostare come vero soffio di pace
questo sogno ideale senza fine.