VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
Electronic Center of Arts

Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art


Calamus
Almanacco di poesia


Davide Riccio

   
Per me solo
Di sé
Sogno sulla terra verso il cielo
Tra
Aerosol
Quarto mondo
Blasfemia
Il salariato
Prendere un treno
La radiosveglia
L’automa
X:\SETUP.EXE
Teledildonica
Writers
C'è un solo nero
Piurt-a-beul
Al macero





Per me solo

Quando sarò anch’io un apolide
Un ospite del mondo

Uno di quelli
Che avrà letto tutti i libri
Ma non tutti avranno letto i suoi

Che avrà parlato tutte le lingue
Viaggiando ovunque sulla Terra

Che si sarà offerto in sacrificio
Come una moderna guerra altruista
Dalle buone ingerenze umanitarie
Senza seconde confessate conquiste

E che non soltanto i figli
Lo avranno ucciso
In cuor loro
Per essere degni e poi migliori

Non resterà che scrivermi il segreto
Per me solo
Sulle pagine dell’ultima foglia
Nel poco tempo che cadrà sul pacciame
Perché li si decomponga
Ai piedi di una improrogabile
Genealogia

Di sé

Zimpua, rituale incenso tibetano:
le trentacinque sostanze aromatiche
bruciano, odorando appena di un ceppo
che arde ma fiacco in bocca a un caminetto.
Io la berrei monastica nepente.
Si apre il deiscente frutto rosso, un solo
imputridirsi maturo al qualcosa
del seme già altro, poi ancora o non più.
Se mi vedessero adesso le amanti
belle, accosciato sopra una turca
tra spasmi lievemente dondolando
simil folle abbracciato alle ginocchia,
illiquidire per più alto un viaggio,
guitto per vie di un Nepal di silenzi!
Senhal era il nome antico
di ogni amata; fittizio
come ogni poeta io già da me mi adombro.

Sogno sulla terra verso il cielo

Una palla da tennis
Mi sta nella mano
Come il pianeta Terra
Alla densità di un buco nero

Sento umanamente pietà
Per le sistematiche scalate
Rampa dopo rampa
E ad ogni alzata del gradino
La sua pedata

Tra

Tra tra fa l’ingranaggio che a fatica
Gira in posizione intermedia. Limite
contrapposto o solidale, maniera
moto luogo tempo causa complesso
scelta quantità… Ogni cosa trasporta
delle diverse relazioni il tra
tra tra dell’ingranaggio machiavellico
che rigira in ambiguo giusto mezzo.
Interdipendenti siamo faccende
Di denti da mostrare ungere o stringere,
da romperci cavarci o da allungare.
Ruota che vincola, impegno reciproco
dell’ingranamento sì o no graduabile.
L’Amore è unzione d’olio, il christòs?

Aerosol

Tic tac

E’ lo stillicidio di un orologio
il tempo che ci sta al tacco,
goccia su goccia nelle notti bianche
di maiolica e di idraulica inquieta.
E’ la rivalsa delle donne amate
lasciate, fico dolce epiteliale
poi fico d’inferno, il ricino grigio.
Libro di artropodi e insetti che sfoglio
in fretta, schifato, senza toccare
con le dita le figure, mi sento.
E’ il sottovuoto spinto della mia asma
il fantasma poetico del phantasma,
contenitore autodispensatore 
io stesso di collose sospensioni
aeree sotto pressione.
L’astronave dei giorni
pur veloce procede che non sembra.

Quarto mondo

Sempre più funzioni
Sono condensate
Nella mia esistenza
Un miracolo di ingegneria
Aliena sulle scimmie

Tra un socialmente integrato
E l’altro
Non ci si infila più un’unghia
Un pensiero
E appena un microsonno

Blasfemia

L’albero su cui pasticciamo inezie
Il fiore per dichiararle interesse
L’animale inorridito che mangiamo
Non potevano sapere dei piani
- Che pure noi pensiamo superiori -
Dell’umanità o del singolo uomo

Chiamarla blasfemia non è sbagliato
Se crediamo di essere noi la divinità
Che sa cosa la offende

Le parole che ci diciamo
Sono la salvia e la mentina
Per coprire
La putrefazione batterica
Nell’alito che soffia dalla psiche


Il salariato

In ore di urlo muto
e incolore,
tu sei questo.

Sei questo cibo
indigesto ai figli
e alle mogli deluse
molesto.

E sei questo cibo
a più alti ceti
saporito e deperibile
che un salario
utilmente conserva.

Prendere un treno

Prendere un treno
tra chi va e chi ritorna:
ginocchio contro ginocchio
in qualche vecchia carrozza,
aprirsi un po’.

Guardare di fuori
i pensieri che hai dentro.
La massicciata scorre
come scorre il passato,
ovattarsi un po’.

Conforta la memoria
il tatantatà che culla
e sostiene il fantasma
di una cara infantile 
filastrocca.

Di stazione in stazione
sulle guide di acciaio
abbandonarsi finalmente
alla certezza di arrivare.
Dormire un po’.

Cardiaca contrazione
e arteriosa pulsazione
rotolano sul binario
e da ogni tunnel impavidi
rinascere.

La radiosveglia

Il display digitale è verde acqua.
Non ricerco stazioni preferite:
la sera dianzi giro il pomello
con la radio spenta, senza guardare
la scala numerica, il sintogramma.
A volte mi svegliano gli intervalli
di frequenze rimaste vuoti, puri
radiodisturbi e le perturbazioni
sulla ricezione di pace cosmica.
Lo strisciante fruscio ha qualcosa
del fiume, ed il crepitio elettrico
mi mette quasi una certa allegria
di avvenuta ricarica voltaica:
tensioni, correnti, capacità.

L’automa

Non c’è niente che io possa dire
Senza fare quel che dico
Sempre che l’automa non dimentichi 
Di dire quel che va facendo 
Non avendo più parole da sprecare
Sul da fare sul rifare
C’è ben poco da spiegare
Non si sa comunicare
Se non quel che si può agire
Che dobbiamo fare alienare replicare
Senza domandare rimandare
Quel che è meglio non capire
Com’è stato consigliato

L’ignoranza tiene insieme il mondo
Questo mondo come diga col suo invaso
Elevata per riparo dalle onde
Troppo alte di energie naturali
Costruita per produrre più lavoro
Se trabocco se la rompo mi estrometto
Se vi resto mi conduce in turbomacchine 
Motrici che mi girano mi tagliano
Utilizzano mi buttano nel crimine 
Alternativo al nostro vivere automatico
Com’è stato educato

Non siamo gocce nell’oceano
Come si suol dire
Non è questo il modo giusto
Di pensare quel che siamo
Ma l’oceano nella goccia
Esci dall’automa

La psicoterapia non mi interessa
Voglio il mondo che mi tocchi
I sentimenti di impotenza sono più importanti
Di qualunque credermi potente
E’ questa società a farmi violenza
Il mio sé fa schifo perché 
Interiorizza una comunità mortale
Dove le energie centrali e universali
Son deviate verso quella diga
D’ignoranza intolleranza ed ignominia
Sfruttamento pascersi di vento
Com’è stato poi premiato
Com’è stato poi premiato

X:\SETUP.EXE
A David Lynch

Nel corpo del verme
Si produce la spezia più certa
Per il viaggio
Nel modulo estraniante

Teledildonica

Aderente tutina cybersex
Che vibra e penetra
Nei punti strategici

Si accoppiano così in rete
I cibernauti
Senza effetti collaterali

Io sono pronto
A non più fallire
Per amore

Writers

A spegnere questa inquieta
Idea della Storia
Non sarà un po’
Di più lecito spazio

Si va dove chiama
Per sua disperazione
L’anonimo decoro

Quello che voi
Amate sporcare dentro
Più dentro ancora

C'è un solo nero

Qualunque sia la tua lunghezza d’onda
o l’angolo di incidenza, ti assorbe
il nero, che non ha tonalità
né scelta tra condizioni possibili.
E se sarà così, come nessuno
pensa davvero un’anima all’insetto
tale in eterno, vita oltre la vita,
dove il sogno è un taglio della carne
insieme alla sua mente e poca plaga
di polvere inerte, cos’altro ancora
fattosi orfismo a se stesso, scandire?
Siamo vani postulanti e iniziati
solo per più grande disperazione:
Euridice comunque va perduta.

Piurt-a-beul
Mouth music  

Martelletti rullano, tambureggiano.

Ho buon trinciato da rollare a mano
e Scozia per parte di antico sangue,
fierezza non ritrosa al contraccambio.

Guardatemi ora nell’iride verde
di acque stagnanti e pagliuzze di vivido
neuston, le nostalgie a volo d’uccello,
fumo che scrocchia lieve ad ogni nota.

Ho una danza di dita sulla tastiera
e sulla barra spaziatrice, tartan 
in festa di chiazze e righe di ampiezza,

quadrettate quartine su ternarie
terzine, ciocche di tabacco fulvo,
chioma della mia compagna roteante.

Al macero

L’invenduto è per contratto al macero già destinato,
il poco venduto o donato - magari con dedica e tatto -
l’essenza non supera al fuoco di un altro febbrile trasloco.
Se non gli tocca la raccolta differenziata, certo incolta,
le bancarelle dell’usato pagheranno il prezzo a me osceno
di mille poche lire o meno per rivenderlo a buon mercato
tra quattro libri a diecimila. Anche così svogliatamente
verrà sfogliato e dalla gente parca rimesso nella pila
per l’autore, se non minore, decisamente sconosciuto -
e per l’inutile aiuto del leggere poesie in ore
rubate ad ogni altro piacere.


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