Per
me solo
Di
sé
Sogno
sulla terra verso il cielo
Tra
Aerosol
Quarto
mondo
Blasfemia
Il
salariato
Prendere
un treno
La
radiosveglia
L’automa
X:\SETUP.EXE
Teledildonica
Writers
C'è
un solo nero
Piurt-a-beul
Al
macero
Per
me solo
Quando sarò
anch’io un apolide
Un ospite
del mondo
Uno di quelli
Che
avrà
letto tutti i libri
Ma non
tutti avranno letto i suoi
Che avrà
parlato tutte le lingue
Viaggiando
ovunque sulla Terra
Che si sarà
offerto in sacrificio
Come una
moderna guerra altruista
Dalle buone
ingerenze umanitarie
Senza seconde
confessate conquiste
E che non
soltanto i figli
Lo avranno
ucciso
In cuor
loro
Per essere
degni e poi migliori
Non resterà
che scrivermi il segreto
Per me
solo
Sulle pagine
dell’ultima foglia
Nel poco
tempo che cadrà sul pacciame
Perché
li si decomponga
Ai piedi
di una improrogabile
Genealogia
Di
sé
Zimpua,
rituale incenso tibetano:
le
trentacinque
sostanze aromatiche
bruciano,
odorando appena di un ceppo
che arde
ma fiacco in bocca a un caminetto.
Io la berrei
monastica nepente.
Si apre
il deiscente frutto rosso, un solo
imputridirsi
maturo al qualcosa
del seme
già altro, poi ancora o non più.
Se mi
vedessero
adesso le amanti
belle,
accosciato sopra una turca
tra spasmi
lievemente dondolando
simil folle
abbracciato alle ginocchia,
illiquidire
per più alto un viaggio,
guitto
per vie di un Nepal di silenzi!
Senhal
era il nome antico
di ogni
amata; fittizio
come ogni
poeta io già da me mi adombro.
Sogno
sulla terra verso il cielo
Una palla
da tennis
Mi sta
nella mano
Come il
pianeta Terra
Alla
densità
di un buco nero
Sento umanamente
pietà
Per le
sistematiche scalate
Rampa dopo
rampa
E ad ogni
alzata del gradino
La sua
pedata
Tra
Tra tra
fa l’ingranaggio che a fatica
Gira in
posizione intermedia. Limite
contrapposto
o solidale, maniera
moto luogo
tempo causa complesso
scelta
quantità… Ogni cosa trasporta
delle diverse
relazioni il tra
tra tra
dell’ingranaggio machiavellico
che rigira
in ambiguo giusto mezzo.
Interdipendenti
siamo faccende
Di denti
da mostrare ungere o stringere,
da romperci
cavarci o da allungare.
Ruota che
vincola, impegno reciproco
dell’ingranamento
sì o no graduabile.
L’Amore
è unzione d’olio, il christòs?
Aerosol
Tic tac
E’ lo stillicidio
di un orologio
il tempo
che ci sta al tacco,
goccia
su goccia nelle notti bianche
di maiolica
e di idraulica inquieta.
E’ la rivalsa
delle donne amate
lasciate,
fico dolce epiteliale
poi fico
d’inferno, il ricino grigio.
Libro di
artropodi e insetti che sfoglio
in fretta,
schifato, senza toccare
con le
dita le figure, mi sento.
E’ il
sottovuoto
spinto della mia asma
il fantasma
poetico del phantasma,
contenitore
autodispensatore
io stesso
di collose sospensioni
aeree sotto
pressione.
L’astronave
dei giorni
pur veloce
procede che non sembra.
Quarto
mondo
Sempre più
funzioni
Sono
condensate
Nella mia
esistenza
Un miracolo
di ingegneria
Aliena
sulle scimmie
Tra un socialmente
integrato
E l’altro
Non ci
si infila più un’unghia
Un pensiero
E appena
un microsonno
Blasfemia
L’albero
su cui pasticciamo inezie
Il fiore
per dichiararle interesse
L’animale
inorridito che mangiamo
Non potevano
sapere dei piani
- Che pure
noi pensiamo superiori -
Dell’umanità
o del singolo uomo
Chiamarla
blasfemia non è sbagliato
Se crediamo
di essere noi la divinità
Che sa
cosa la offende
Le parole
che ci diciamo
Sono la
salvia e la mentina
Per coprire
La
putrefazione
batterica
Nell’alito
che soffia dalla psiche
Il
salariato
In ore di
urlo muto
e incolore,
tu sei
questo.
Sei questo
cibo
indigesto
ai figli
e alle
mogli deluse
molesto.
E sei questo
cibo
a più
alti ceti
saporito
e deperibile
che un
salario
utilmente
conserva.
Prendere
un treno
Prendere
un treno
tra chi
va e chi ritorna:
ginocchio
contro ginocchio
in qualche
vecchia carrozza,
aprirsi
un po’.
Guardare
di fuori
i pensieri
che hai dentro.
La
massicciata
scorre
come scorre
il passato,
ovattarsi
un po’.
Conforta
la memoria
il
tatantatà
che culla
e sostiene
il fantasma
di una
cara infantile
filastrocca.
Di stazione
in stazione
sulle guide
di acciaio
abbandonarsi
finalmente
alla certezza
di arrivare.
Dormire
un po’.
Cardiaca
contrazione
e arteriosa
pulsazione
rotolano
sul binario
e da ogni
tunnel impavidi
rinascere.
La
radiosveglia
Il display
digitale è verde acqua.
Non ricerco
stazioni preferite:
la sera
dianzi giro il pomello
con la
radio spenta, senza guardare
la scala
numerica, il sintogramma.
A volte
mi svegliano gli intervalli
di frequenze
rimaste vuoti, puri
radiodisturbi
e le perturbazioni
sulla
ricezione
di pace cosmica.
Lo
strisciante
fruscio ha qualcosa
del fiume,
ed il crepitio elettrico
mi mette
quasi una certa allegria
di avvenuta
ricarica voltaica:
tensioni,
correnti, capacità.
L’automa
Non c’è
niente che io possa dire
Senza fare
quel che dico
Sempre
che l’automa non dimentichi
Di dire
quel che va facendo
Non avendo
più parole da sprecare
Sul da
fare sul rifare
C’è
ben poco da spiegare
Non si
sa comunicare
Se non
quel che si può agire
Che dobbiamo
fare alienare replicare
Senza
domandare
rimandare
Quel che
è meglio non capire
Com’è
stato consigliato
L’ignoranza
tiene insieme il mondo
Questo
mondo come diga col suo invaso
Elevata
per riparo dalle onde
Troppo
alte di energie naturali
Costruita
per produrre più lavoro
Se trabocco
se la rompo mi estrometto
Se vi resto
mi conduce in turbomacchine
Motrici
che mi girano mi tagliano
Utilizzano
mi buttano nel crimine
Alternativo
al nostro vivere automatico
Com’è
stato educato
Non siamo
gocce nell’oceano
Come si
suol dire
Non è
questo il modo giusto
Di pensare
quel che siamo
Ma l’oceano
nella goccia
Esci
dall’automa
La psicoterapia
non mi interessa
Voglio
il mondo che mi tocchi
I sentimenti
di impotenza sono più importanti
Di qualunque
credermi potente
E’ questa
società a farmi violenza
Il mio
sé fa schifo perché
Interiorizza
una comunità mortale
Dove le
energie centrali e universali
Son deviate
verso quella diga
D’ignoranza
intolleranza ed ignominia
Sfruttamento
pascersi di vento
Com’è
stato poi premiato
Com’è
stato poi premiato
X:\SETUP.EXE
A
David
Lynch
Nel corpo
del verme
Si produce
la spezia più certa
Per il
viaggio
Nel modulo
estraniante
Teledildonica
Aderente
tutina cybersex
Che vibra
e penetra
Nei punti
strategici
Si accoppiano
così in rete
I cibernauti
Senza effetti
collaterali
Io sono
pronto
A non
più
fallire
Per amore
Writers
A spegnere
questa inquieta
Idea della
Storia
Non
sarà
un po’
Di più
lecito spazio
Si va dove
chiama
Per sua
disperazione
L’anonimo
decoro
Quello che
voi
Amate
sporcare
dentro
Più
dentro ancora
C'è
un solo nero
Qualunque
sia la tua lunghezza d’onda
o l’angolo
di incidenza, ti assorbe
il nero,
che non ha tonalità
né
scelta tra condizioni possibili.
E se
sarà
così, come nessuno
pensa davvero
un’anima all’insetto
tale in
eterno, vita oltre la vita,
dove il
sogno è un taglio della carne
insieme
alla sua mente e poca plaga
di polvere
inerte, cos’altro ancora
fattosi
orfismo a se stesso, scandire?
Siamo vani
postulanti e iniziati
solo per
più grande disperazione:
Euridice
comunque va perduta.
Piurt-a-beul
Mouth
music
Martelletti
rullano, tambureggiano.
Ho buon
trinciato da rollare a mano
e Scozia
per parte di antico sangue,
fierezza
non ritrosa al contraccambio.
Guardatemi
ora nell’iride verde
di acque
stagnanti e pagliuzze di vivido
neuston,
le nostalgie a volo d’uccello,
fumo che
scrocchia lieve ad ogni nota.
Ho una danza
di dita sulla tastiera
e sulla
barra spaziatrice, tartan
in festa
di chiazze e righe di ampiezza,
quadrettate
quartine su ternarie
terzine,
ciocche di tabacco fulvo,
chioma
della mia compagna roteante.
Al
macero
L’invenduto
è per contratto al macero già destinato,
il poco
venduto o donato - magari con dedica e tatto -
l’essenza
non supera al fuoco di un altro febbrile trasloco.
Se non
gli tocca la raccolta differenziata, certo incolta,
le bancarelle
dell’usato pagheranno il prezzo a me osceno
di mille
poche lire o meno per rivenderlo a buon mercato
tra quattro
libri a diecimila. Anche così svogliatamente
verrà
sfogliato e dalla gente parca rimesso nella pila
per l’autore,
se non minore, decisamente sconosciuto -
e per l’inutile
aiuto del leggere poesie in ore
rubate
ad ogni altro piacere.