da Grembi
“I nomi,
non è cosa che si pronuncia di testa, è cosa che si forma
nei
polmoni e risale nella testa. Ma il comando venuto dalla testa
non
è un nome che nei polmoni”.
Antonin Artaud, Eliogabalo
“Nella cesta, raccoglieva quello
che dava la stagione
alle frasche:
parole e parole,
ogni tonfo un respiro, un
profilo
soffiato e poi perso:
un ballare e ballare
sopra una
luce sottile”
“Una tela coperta di felci, una
rete annodata
coi tralci,
un laghetto sfiorato
dall’ombra,
una pozza
striata di lucci: un
gorgo indistinto
di senso, un
grumo caldo e sgomento”
“Si appostava fra le canne, nello
stomaco
della palude,
e ogni sera intrecciava
trappole e
voliere col vimini;
seduto
all’orlo di
una piccola chiusa,
gambe
nella
corrente,
sapeva di essere senape e
pula leggera,
pioggia che gira
le spire
di un solo
ingranaggio lucente”
“Quando passa e trasale, fa tremare
le canne,
tese come una
chiara soluzione
o una scrittura
priva di
emozione; In fondo,
la radice,
è una
schiena che gira,
una scheggia di luce,
la dorsale
muta della consunzione”
“E, adagiati nel grembo, come
due pozze d’acqua
giù:
come una cesta di
giunchi, un nido
tra i pioppi,
questo inquieto
alveare nel profondo
del corpo:
uno sfilarsi di voci
da linee e fessure
dove interi
s’intrecciano i sensi
e il dondolio
è
lieto – portato come
un fiume tra i fianchi”
“Inabissatisi dentro l’ombra di
un fascio di corde
a cercare una luce, un palpito,
un’ansa –
intravisti poi subito persi,
fattosi il soffio
scogliera e scrittura”