1.
Acqua tofana
2.
La pozza marina
3.
Nel sonno che accartoccia le persiane
4.
Universali di pece
5.
Nuvole sgozzate gazzarre di baci
6.
La calamita del mulino a vento
7.
Il viso della sosta
1.
Acqua tofana
Di che pasta
innata se ne sta
corsara
sulla panchina
gli occhi
in macchie di sangue
esangui
breviario
di bestemmie l’iride:
rimasta
cimasa ad accogliere cappi
alla nottata
della giornata passa.
2.
La pozza marina
In argine
al vento
appendo
il mio cipresso
arato dalle
storie che non sentono
altro che
lanugini l’atto di consegna.
Nessuna
zolla remora di sé
(le remore
gore delle resistenze)
anzi annotta
la frotta del disperso
senza
meringhe
di apici di sguardi.
A tutto
invalse l’ipotesi perché
e tiro
dritta sul cipresso in resta
fuga marina
la pozza.
3.
Nel sonno che accartoccia le persiane
Nel sonno
che accartoccia le persiane
la lapide
del padre
sì
mulinello il sindaco del sangue :
i figli
panici negli strattoni
del torto
di nascere a scemare,
le melodie
di chi vanesio scioglie
scossoni
neofiti sì
sassi di
arringhe un altro ghirigoro
il tempo
fuori.
4.
Universali di pece
Nelle stoppie
del pane vieto
la ruggine
del sole
ricordo
l’apice del ventre.
Alla
scrivania
senza sedia
trai la
pagina numerata a salve
l’inganno
dopo senza oltrevette.
Universali
di pece
andirivieni
i cieli
i velenosi
pasticci delle cialde
nel lusso
spasmo del vitale cappio.
5.
Nuvole sgozzate gazzarre di baci
Nuvole sgozzate
sopra tavolacci
nutrano
smorfie di candori
lanugini
del sì le sfatte forche.
Dopo la
riforma contro la natura
nasca la
notte senza le comete
di lucciole
lese orfane di gatti
magnificati
dalle meraviglie.
Indugi
di vecchi i ragazzi vecchi
nutrano
veglie di gazzarre i baci.
6.
La calamita del mulino a vento
Ora stattene
qui
se le tese
lamiere della morte
strattonano
andirivieni
sommano
i sottratti.
Ben poca
tana, lo so, la nebbia
che balbetta
androni
né
mai le bici madrine di futuro
né
le ciliegie di orecchini al tempo.
Le goffaggini
liete degli innamorati
hanno i
brevetti delle gite paniche
il gerundio
divino del perenne battito
l’alluvione
del fiato dell’agnello
la calamita
del mulino a vento.
7.
Il viso della sosta
In che povere
mani ci affidiamo
nel giorno
che disprezza un altro giorno
nel peso
di un cipresso verde fumo
intonacato
il viso nella sosta
stando
patiti ad un perno impresso
annodati
a caligini e sorpassi.
Nella fossa
che stermina la fine
nel taglio
di finestra ancora un nome
bastonato
dal mito della regola
solo stormo
le ceneri
sminate
dell’anima al corpo fuse.