Nota biobibliografica
Vive e
lavora a Napoli presso l’Università Federico II come tecnico
elaborazione dati. Secondo lavoro Collaboratore esterno a Il Mattino
alla cultura. Collabora e ha collaborato con numerosi settimanali,
mensili, quotidiani. E’ poeta e critico letterario. Ha pubblicato
Luoghi visibili (Amadeus, 1993, finalista al premio Lerici Golfo dei
Poeti 1994), La sete della favola, Amadeus, 1994 e Sul bordo
della rosa, Finalista al Gozzano 1998 e Selezionato al Camaiore 2000.
E’ redattore di Poetry Wave Vico Acitillo 124 www.vicoacitillo.net. e
ha pubblicato poesie su Anterem, Tam Tam, Galleria, , Arenaria,
Portofranco, Tracce, Punto di vista, (Punto di vista Pietraserena)
Clessidra, Hebenon, Letteratura e tradizione, Lo scorpione letterario,
Poiesis, Lunarionuovo, Tracce, Hyria, Origini ,Mito, Schema,
Arenaria, Erba d’Arno Sinestesie, L’Ozio, L’Ozio artistico letterario,
Tratti, Silarus, Keraunia. Gradiva, Graphie, La mosca di Milano, di cui
è redattore e su Alla Bottega e su Punto di Vista nell’inserto
Pietraserena e on-line Vico Acitillo 124, Tranference e sul blog
Erodiade diretto da Erminia Passannanti e su www.lietocolle.it,
Pseudolo, Frontiere. Bollettario, Sinestesie, di cui è redattore
in scritti di poesia, Segni e sensi e Poiein Il Porto Ritrovato: e
Rottanordovest e Altra Musa; è presente in numerose antologie
tra cui Melodie della Terra, Crocetti 1998 e Vertenza Sud, 2001 e
Napoliverso 2008 e in quelle di Guido Miano Sul numero 33 di Testuale
è uscito un saggio sul suo lavoro poetico di Sandro Montalto. E’
inserito nell’antologia sui poeti napoletani La parola negata, curata
da Mario M. Gabriele 2004. E’ stato considerato dall’Avis di Roma,
poeta scelto campano e i suoi versi, nel 2004 sono stati recitati,
nell’ambito delle manifestazioni dell’Avis da Cristina Donadio al
Teatro Bellini di Napoli. Ha partecipato al Reading 7 giorni di Versi,
Settimana della Poesia nell’Aprile 2006, presso la Biblioteca Nazionale
di Napoli.. E’stato presidente del Premio Periferie 2006 ed presente
nell’Antologia Oltre la Pace pubblica da Il Laboratorio di Nola.
Ha pubblicato insieme a Prisco De Vivo il Menabò Segni e
Parole, Nola 2007
NOTE CRITICHE
Con la
sua nuova raccolta (Sul bordo della rosa “I Poeti
di Amadeus”) Raffaele Piazza 34enne poeta napoletano rivelatosi nel
1993
con l’opera prima Luoghi visibili compie un significativo e
importante
passo in avanti sul terreno della maturità espressiva: che
significa anche
padroneggiare la materia che si è scelto di indagare -i
sentimenti l’anima
delle cose l’amore - con precisione cura e-lo sottolinea pure Plinio
Perilli
nelle note d'accompagnamento- nitore. Come ha insegnato Mario Luzi le
parole
corrono più veloci delle cose. Le parole hanno da faticare per
conquistarsi uno
spazio, una presenza, un senso...
Scrive
Raffaele Piazza: “Esistiamo pari agli alberi
sempreverdi/rinasciamo ogni giorno nel letto/ del risveglio duale con i
sogni
da portare in tasca/ con le fotografie: / vedi è tutto sempre
uguale.
E
così offre una immediata immagine della condizione umana...
C’è invece un tono di distaccata lucidità.”
Generoso Picone, Il Mattino
2/8/1998
...
Interpretare le trasformazioni, stordire la variazioni
delle figure, è scommessa sommersa nella speranza “Con fibre di
cielo ti adorno
di una veste cerulea nel pensiero/ dopo aver corso il tunnel della
notte/ e ora
abbiamo passato la frontiera delle fragole ... / tentativo di revisione
tra le
fitte sbarre dei concetti pigramente addormentati tra l’inconscio
prodotto da
ciò che l’io pensa e lo sfondo inconscio da cui l’io invece
riesce a pensare
... Il limite tra la rottura tra il sogno ed il racconto, tra il
desiderio e la
materia, fra la delicata espressione amorosa e il duro imbattersi nella
concretezza, si riporta in una tradizione verbale intrisa nello
stupore per
le apparenze vitali, per la pagina bianca, per il tentativo di
sublimazione verbale per la condensazione di una storia, per la
dilatazione descrittiva, per gli infingimenti,per gli inganni, le
consolazione e
li indugi.
Antonio Spagnolo, La Rosa necessaria
- numero 22 dicembre 1998
Questa
tendenza alla costituzione di un idioletto che ah
bisogno di un proprio repertorio d'immagini (le fragole, l’albereto, il
giardino segreto ... ) tiene a suo modo insieme i diversi usufruendo
soprattutto dei regimi della variazione, e dello spostamento, a volte
della
distorsione. Si consideri il caso seguente tra i più cospicui: e
l’azzurro
laccato dei cielo di dicembre; chiarissimi mattini d’infinite
azzurrità, nel
pensiero azzurro rari gli elementi privilegiati e non appartenenti allo
standard del parlare comune tra cui emergono gli aggettivi “sanguato”
“le
sanguate fanciulle”, “Se i sanguati pensieri”. Lo stesso ordine dei
discorso
caratterizza le immagini più e emblematiche della poesia di
Piazza, un universo
di solito osservato da un’ interno.
Matteo
D'Ambrosio, La Rosa
necessaria, 19 marzo 1998
Si nota
negli inediti di Raffaele Piazza il raggiungimento
di un momento significativo del suo percorso letterario: sono, infatti,
poesie
che attestano una notevole maturità espressiva, raggiunta
dall’autore, sia per
la densità dei testi in argomento, che per la fresca e sicura
energia dello
stile. Alcune di esse, come “Roma” (vedi su Poetry wave Testi di
Raffaele
Piazza numero 51 –ndr), colgono nel segno e ne costituiscono esemplare
testimonianza.
Giampiero Neri
Sul bordo della rosa, è la terza raccolta poetica di
Raffaele Piazza, quella che, sicuramente, esprime con più
maturità ed
elasticità, la Weltaschaung del poeta napoletano. La
poesia-diario di Piazza
racconta in ogni verso, l’esperienza quotidiana con il mondo: i suoi
affetti,
gli oggetti di casa: (mensole coperte divani, amuleti, conchiglie etc.)
ma
soprattutto l’esperienza amorosa che trova il suo correlativo oggettivo
proprio
nei suddetti oggetti.. Tutto è detto, talvolta, con
discorsività. Piazza,
infatti, cerca di raccontare, narrare, le sue vicende personali
utilizzando
soprattutto i versi lunghi come endecasillabi che si alternano a versi
brevi,
scarni come quinari, senari o settenari: è evidente da questo
elemento
l’influsso di Giuseppe Ungaretti, anche per la coniazione di alcune
espressioni
del giovane poeta napoletano, tra cui “porto dissepolto”, nella poesia
il
calendario, che ci riporta alla memoria il poeta di origini lucchesi,
le parole
della poesia di Piazza si incastonano fluidamente, non generando un
puzzle
statico da osservare ma un fiume che scorre da sentire, esprimendo
continuità
con ogni singola parte, all’interno della singola poesia, la notevole
fantasia
trasfiguratrice del poeta, dà alle parole depurate dalla propria
anima, uno
sfondo nuovo, soggettivo, esprimendo così una personale e viva
reattività,
rispetto all’accadere degli eventi, l’uso abbondante di metafore e
prosopopee
come nel verso della poesia”l’ozio”: “il salice ti vede e legge i
libri” danno
alla parola un senso poetico o altro dalla pura referenzialità.
Piazza esprime
le proprie emozioni, pensieri usando un lessico quotidiano (telefono,
portineria, santino e manifesti pubblicitari), dove la casa ricca di
vita e di
sogni è una delle tematiche della raccolta” Sul bordo della
rosa”, si evince ad
esempio nelle espressioni: tana domestica,, ove la casa è vista
come luogo di
rifugio sicuro, dalle intemperie e dalle tempestose vicende che
avvengono
all’esterno e ancora i condomini visti come lunghi platani (platani
condominiali). Nella poesia”Viaggio ad Assisi nel pensiero”, Piazza
risente
l’influsso del crepuscolarismo e neocrepuscolarismo di Giovanni
Giudici, per la
prosaicità del testo, ma soprattutto per il suo starsene a casa
nella propria
abitazione, dove il viaggio avviene solo nel sogno e nella
realtà
concreta, L’amore è uno dei grandi temi dell’autore
napoletano, e lascia
proprio ad esso di raccontare ciò come accade nell’ozio
letterario che le mura
domestiche concedono: una poesia mi dicevi che descrivesse il nostro
amore.
Questo sentimento però è sempre delicato, tenero e mai
irruento ed
irrazionale.-“lo spazio scenico si comporrà di un letto/ delle
lenzuola
biancoinnocenza (gli ambulacri dell’amore). Raffaele Piazza ha visto
nella
fragola “il frutto dell’amore” con il suo colore rosso ma non
vulcanico: è il
simbolo della seduzione come dice l’espressione “seduzione di
fragola”.
Un amore, quello di Piazza, che è raccontato anche attraverso la
memoria.
L’amore colora le poesie di tinte rosa pastello, il rapporto con la
patner è sentito come duale e duale, forse, è la
parola più presente in
tutta la raccolta “rito duale”, “risveglio duale”, “nuova duale
visione”…etc .
Questa espressione si contrappone al “tempo sanguato” de “gli ambulacri
dell’amore”. La solitudine è duale nelle espressioni “le duali
solitudini, che
si contrappone a quella più significativa per esprimere
l’amore:” La storia
duale nella camera dell’amore, dove la camera ci riporta alla casa,
come luogo
degli affetti, o ancora “nel mattino dell’azzurro duale, nella poesia
“ti vesto
di cielo” Nella tematica erotica spicca anche un forte cromatismo
e il
poeta dà rilievo alle possibilità cromatiche dell’amore,
del giorno, del
pomeriggio, la loro piena vena e fruibilità per il lettore, in
tutte le sue
possibilità descrittive. Un universo, dunque, che pare essere,
quello del
Piazza, legato al luogo chiuso dove avviene la vicenda della vita, come
nell’altra raccolta “Luoghi visibili”, contenitore, la casa, scatola
dalla
quale uscire felicemente per poi, ancora di più in uno stato di
grazia, farvi
ritorno.
Antonio Fabozzi
Caro Raffaele,
Il tuo Sul bordo della rosa è il flusso migratorio di
una corrente vitale che identifica il “divino” con la se-ducente vita
della materia
primordiale e rapinosa che attraversa tutte le cose e le possiede nel
gioco
gioioso delle forme, a volte velato di leggera malinconia per il breve
intervallo di tempo che ci dimora e ci si dona gratuitamente, con-tingentemente
e sfuggente a qualsiasi tipo di determinismo; le forme, quelle
con-figurazioni
miscelate di luce e di ombra, di notte e di giorno, di sole e di luna
che si
scambiano il nome senza perdere la loro polarità essenziale
nello snodarsi di
un erranza poetico-quotidiana che il quotidiano, appunto, valorizza e
non
avvilisce.
La tua poesia porta il linguaggio all’origine dove essere
è avere/vivere (come l’origine storica delle parole
attestano alle fonti
della loro unica radice “es”) tutte le cose lo stesso “soffio” che si
veste ora
di fragole e ora di labbra e che fa della bocca e del corpo dell’amata
il
sapore stesso del rosso frutto. Non c’è analogia (forzo e faccio
esplodere i
rapporti) che lega le due cose creando il rapporto della somiglianza
iconica
per strappare le parole alla astrattezza del segno verbale. La fragola
e la
bocca sono il soffio/anima che si “espande” e distende [vedo Nelle
strade
d’inverno (ricordando l’estate)] nella materia come il comune
se-ducente
sapore della vita che tiene legate tutte le cose e che una segreta
corrente
migratoria interna/esterna, soglia in ebollizione, attraversa in
termini di
perpetua reversibilità vitale.
Credo che i richiami lessematici e stilemici, che fanno
affiorare certa tua memoria poetico-culturale, poco diano alla voce di
questa tua
lirica “quotidiana” (forse troppo lirica) che, sicuramente, in ogni
modo è il
rovescio della la spettacolarità vuota d’impegno e di promesse
dell’estetizzazione del nostro tempo.
La tua poesia è/ha una “religio” che nessuno poeta può
lasciare: nessuno e nessuna cosa, credo, al di è/ha fuori TEXTUM.
P.S.
Dio non può giocare a dadi, diceva Einstein. Ma se il suo
modello logico-matematico non fosse stato smentito continuamente da
fenomeni
ribelli (quali l’indeterminazione o la “creazione/distruzione” continua
e
imprevedibile del veliero caosmico), credo che avrebbe dovuto fare il
“ciabattino” com’ebbe a dire (simpatica battuta, naturalmente) in
qualche
occasione. Il suo pensiero, tuttavia, secondo me, è permeato di
quella stessa
poetica religio che amano i poeti e che si portano a spasso per
tutta la
vita come l’ombra che non lascia mai il corpo.
Antonino Contiliano