Le strade
Si deve tornare
senza posa all’erosione. Il dolore contro la perfezione.
R. Char,Contre une
maison seche
Via del Centenario
Qui ho imparato
il
linguaggio analfabeta
della
metamorfosi.
scivolano
le parole
sul
tuo corpo imponderabile
senza
lasciare impronte,
ed
io che vorrei dire tante cose
mi
mangio le unghie
resto
muto
La
bellezza è senza voce
come
la coda di un gatto
addormentato.
Strada per Castiglione
Ascolta l’odore del temporale e il raglio
del
treno che da qualche parte arriva,
è
l’amore invivibile che ci fa parlare
e
gli alberi, gli alberi della gioia, del verbo
cento
volte sussurrato nel sonno meridiano,
dal
padre nascosto, dal passero inviscato
nel
nettare del girasole, ah l’essenza
l’infanzia
consumata che mi scortica
di
baci e parole morte, bocca inutilmente amata
sapore
di ciò che non è più eppure muore ogni giorno
tra
colline petrose di aria di neve di colori assenti
caduti
dalla tavolozza delle Leggende di Piero.
30
settembre 2003 -Arcavacata di Rende
a
Caterina
Per le vie infallibili del sogno sono venuto
stanotte
nella tua stanza a respirarti.
Tu
sedevi sul tuo letto al 10 C, stringevi
tra
le braccia la chitarra Ricciolidoro,
e
ad occhi chiusi,le ginocchia premute
sul
cuore , arpeggiavi il silenzio con la grazia
di
un bambino che si addormenta
Nel Parco Guell
Aria felice, luce scavata dalla pioggia,
rarefatta
in liquida insonnia
di
prati, magnolie, tegole ventilate
dall’occhio
inerme del calabrone,
tutto
inutilmente eterno, anche il canto
del
grillo, la corsa dei cani sul viale che mena
al
promontorio dove una croce continua
a
sanguinare nel crepuscolo catalano
Per la via di Giovi, venendo per caso
Mia strada, a te ritorno
quando
smarrisco il sentiero,
quando
la linea tracciata
si
perde nei burroni tra le argille
e
il sole assetato distende
come
bianca spaziatura
l’orizzonte
millimetricamente
Spartito
della casualità.
Ti
perdo e ti ritrovo quando
il
cuore sentendosi perduto
si
abbandona alle geometrie
della
vertigine, con il moto
incoerente
di un cane
azzoppato,
o di un vecchio che fuma
in
attesa di qualcosa nella nebbia,
mi
piace guardare il passaggio
dei
camion come fosse una carezza
che
attraversa il tuo costato,
l’ironica
pazienza delle donne alla fermata
della
corriera, immobili come i corvi
sugli
alberi della vendemmia,
mi
piace sostare nel caldo della tua pagina
vuota,
allungare il tragitto nella polvere
finchè
un bianco scorpione mi trafigga
al
punto giusto con l’unica parola certa:
Mia
strada, un giorno mi dirai
dove
il Tempo si svia.