1.
O gentili dolci garbate
2.
Hai attraversato, hai attraversato
3.
Capita nel sonno che la lingua accarezzi ogni dente
4.
Udimmo lontano il tuo bisbigliare
5.
Vieni anche tu qui allora, vieni dunque
6.
Valmaggia, per te si scendeva
7. 19-3-2000
1.
O gentili dolci garbate
O gentili
dolci garbate
monomanie,
cresciute lente
lente
coltivate
in questo cuore
al suo
turgore, labili
parvenze
di salute, fughe
leggere
tenerezze
coltivate
or qui or là
comprate
e rivendute
chiacchierate.
Oh, sottocutanee
inestinguibili
carezze
dolcezze
monomanie.
2.
Hai attraversato, hai attraversato
Hai attraversato,
hai attraversato
questo
idioma senza averlo mai saputo
- periodi
ipotetici di ogni grado, atti perlocutivi,
antimetaboli,
malapropismi e quant’altro -,
hai
attraversato,
hai attraversato questo buio
sicura
fosse soltanto luce.
3.
Capita nel sonno che la lingua accarezzi ogni dente
Capita nel
sonno che la lingua accarezzi ogni dente
alveo dopo
alveo, la consumata corona, capsule
e
otturazioni,
fatta immemore di quel luogo
quasi altrove
fosse da sempre il suo esistere.
Capita nel
sonno che d’improvviso un nuovo senso
di me stesso
mi sorprenda: più viva e inerme la ferita
del mio
esistere, fatta nuda si offre all’insulto
della sua
contraddizione e neppure ha parole da opporre
ma un
piccolo,
privato naufragio senza più scialuppe.
4.
Udimmo lontano il tuo bisbigliare
Udimmo lontano
il tuo bisbigliare
ascoltammo
ai vetri erudire
lento,
passo passo il penetrare
a queste
case, a questo verde
al terso
tuo respiro. Screpolò
rotto un
grido: ‘Laggiù,
laggiù…’
Curioso contemplare
l’anima
dei buoni racchiusa
in ogni
tuo cristallo e muto
in te
riposare
come in un’alpe
lontana,
riposare di, in, con, su
per te
mentre una voce sfuma
al cielo,
confusa al nuovo germoglio
al mugghio
breve in cui mi confondo.
Di’, resta,
madre morbida
e silente,
dolcissima e insipiente
al mio,
al nostro piccolo oltraggio.
5.
Vieni anche tu qui allora, vieni dunque
Vieni anche
tu qui allora, vieni dunque,
evocato/a
e, come dire, suggerito/a
in un fremito
- e duri in esso, ne sei la durata -
che ti
taglia gli zigomi e ti cresce i denti
notte e
giorno perché possa consumarli,
fingere
domani un sorriso d’altri denti.
Vieni allora,
ti attendo a questi calendari
ai loro
santi, ai vespertini notiziari
nel tuo
già non più silenzio, nella tua
già
non più innocenza perché tu resista
in questa
avara luce che non è buio,
vieni allora,
fra molti che avranno
nomi uguali
al tuo, uguali parole.
6.
Valmaggia, per te si scendeva
Valmaggia,
per te si scendeva
in una
nostra primavera
di scrosci
e trattenuta pena
e un verso
di cicale cresceva
acuto nelle
pieghe, confuso a sera
all’innocente
ebbrezza
alla
cantilena
del fiume
alla via
che ignara consumava
la nostra
tumultuosa leggerezza
(come il
vento la fuga di nubi
tra le
cime) e avara insinuava
nel suo
dipanarsi lento
per noi
altra fine.
7.
19-3-2000
Esistete
dunque nel nome che vi accompagna
- Aneta,
Dragana, Alexandra, Lucia, Abedeush -
ai nostri
quotidiani telegiornali, esistete
nel marzo
della vostra consunzione, esistete
dunque
nella voce che vi ripete e dice
- Aneta,
Dragana, Alexandra, Lucia, Abedeush -
nel tempo
agro del vostro addio e non oltre,
e non
prima,
notizia, cronaca , oh! stupito,
- Aneta,
Dragana, Alexandra, Lucia, Abedeush -
fili senza
ordito. Amen.