Manicomio
è parola assai più grande
Buon
Natale, Marina
Mi
sono innamorata
Liberatemi
il cuore
Ogni
sospiro
Manicomio
è parola assai più grande
Manicomio
è parola assai più grande
delle oscure
voragini del sogno,
eppure
veniva qualche volta al tempo
filamento
di azzurro o una canzone
lontana
di usignuolo o si schiudeva
la tua
bocca mordendo nell’azzurro
la menzogna
feroce della vita.
O una mano
impietosa di malato
saliva
piano sulla tua finestra
sillabando
il tuo nome finalmente
sciolto
il numero immondo ritrovavi
tutta
la serietà della tua vita.
Buon Natale, Marina
Buon Natale,
Marina,
mia rondine
felice
mia adorata
figliola
piena di
mille grazie,
che non
perdoni mai
gli sprechi
di denaro:
tu non
perdoni
l’usura
dei poeti
la loro
fantascienza
e l’eterno
dolore.
Se tu non
mi perdoni
che debbono
dire i figli
dell’intero
Naviglio
sopra cui
giace inerte
la nera
poesia,
quelle
luci lontane
il seno
della colpa
e il lubrico
miraggio
di un amore
perduto.
Buon Natale,
Marina,
per
ciò
che non ho avuto.
Mi
sono innamorata
Mi sono
innamorata
delle mie
stesse ali d’angelo,
delle mie
nari che succhiano la notte,
mi sono
innamorata di me
e dei miei
tormenti.
Un erpice
che scava dentro le cose,
o forse
fatta donzella
ho perso
le mie sembianze.
Come sei
nudo, amore,
nudo e
senza difesa:
e sono
la vera cetra
che ti
colpisce nel petto
e ti
dà
larga resa.
Liberatemi il cuore
Liberatemi
il cuore
da questa
assurda stagione d’amore
piena di
segreti ricordi.
La sua
bellezza come un sandalo d’oro
mi ha colpito
la fronte
in cima
ai miei pensieri.
La sua
bellezza, unica al mondo possibile,
e il suo
giovane cuore
buttano
sulle siepi le mie povere cose
mi hanno
donato la speranza del fiore.
Lui stesso
è un fiore, madre,
un fiore
di giovinezza,
il fiore
del gaudio e del dominio,
il fiore
della mia lenta stagione.
Lui stesso
è zolla, madre,
ma le zolle
vogliono essere fecondate
e io non
ho semi.
Ogni sospiro
Ogni sospiro
è
un immediato pensiero.
O viola
del mio sentimento,
chi ti
ha bruciato la vita?
Ero una
donna oscena
che andava
alle feste d’amore
e cantava
le fiabe alle campane,
poi arrivò
un uomo solo
che disse
“sono il corriere del re”.
La festa
fu rovinata
e Cenerentola
fu rapita.